Capitolo 7

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Harry's pov.

Ridacchiai guardando la testa di Jenna ballonzolare addormentata accanto al mio sedile sull'aereo. Ancora non mi perdonavo il fatto di non aver lottato abbastanza per farla restare a casa, odiavo me stesso. Se l'avessi persa ne sarei morto.

Un leggero sballottamento fece grugnire Jenna e poco a poco si svegliò con uno sbadiglio.

«Che ore sono?», chiese coprendosi la bocca.

«Le due e un quarto»

«Ci siamo quasi?»

«Pochi minuti credo»

Chiusi gli occhi ma riuscii comunque a sentire il suo sguardo su di me. Non mi ero mai sentito così vicino e lontano allo stesso tempo ad una persona prima d'ora. Mi sentivo a disagio...perché sapevo che avevo sbagliato tutto con lei, fin dall'inizio. Quando la guardavo nei primi tempi mi sentivo terribilmente in colpa, perché se non mi avesse conosciuto non avrebbe mai perso il suo lato umano, ero così felice quando sapevo che non era un mostro come me...e poi io ce l'avevo trasformata. Certo, le avevo salvato la vita, ma forse sarebbe stato meglio in quel momento, piuttosto che farla morire ora in uno dei modi peggiori possibili...

Aprii lentamente gli occhi e lei distolse lo sguardo arrossendo, dal modo in cui si torturava le unghie capivo che voleva chiedere qualcosa, ma che non osava farlo per evitare di infastidirmi.

«Dillo», la incitai.

«Non so di cosa parli», fece la finta tonta.

«Dimmi quel che stavi pensando, e non tergiversare, ti conosco troppo bene»

Lei sbuffò, puntò i suoi occhi ovunque tranne che nei miei. Ma alla fine si arrese, come sempre.

«Mi stavo chiedendo se riusciremo a stare così tanto tempo insieme...», sussurrò.

«Che intendi?», la guardai confuso, «Abbiamo passato ben dieci anni insieme»

«Infatti guarda com'è finita», affievolì ancora di più il tono.

«Non ho visto com'è finita, perché non è finita. Chiaro?», alzai la voce irritato.

«Visto? Non facciamo altro che litigare!», esclamò esasperata.

«Sei tu che dici stronzate!», ribattei.

«Tante quante ne dici tu!», sbuffò incrociando le braccia.

Lasciai perdere la discussione per non infastidire ulteriormente l'uomo accanto a noi nel sedile vicino al finestrino. Poi suonò il campanello dell'aereo, che finalmente ci avvisava del nostro arrivo. Allacciammo le cinture e aspettammo il termine dell'atterraggio.

Recuperai le valigie che avevamo dovuto comprare apposta per il viaggio e uscimmo. Il giorno in cui avevo cacciato provviste era stata una perdita di tempo...non avevo pensato al fatto che normalmente in aeroporto non si potevano trasportare cadaveri.

Entrammo nell'edificio, passammo il check-in e uscimmo nell'aria fredda di Parigi. Il taxi ci trasportò fino all'hotel vicino al centro e ci scaricò all'entrata.

«Vado a prendere le chiavi», le dissi, «Aspettami qui»

Lei annuì e io mi avvicinai al bancone della reception, accolto da una bionda sorridente, pronta ad esaudire le mie richieste.

«Buon pomeriggio, a che nome ha prenotato?», chiese educatamente con un favoloso accento francese.

«Styles»

«Harry Styles e Jenna Stone, pernottamento per due settimane», armeggiò con i documenti e prese un paio di chiavi dai ganci dietro di lei, «Stanza 359, terzo piano. Buon soggiorno e congratulazioni per il matrimonio»

The New Era |Apocalypse Sequel|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora