Capitolo 9

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Mi alzai a stento e trascinai fuori Jenna con me. Stava tremando ed era ancora scossa.

«Jenna, siamo fuori. Ce l'abbiamo fatta», tirai un sospiro di sollievo.

Lei si tappò le orecchie e io asciugai con la manica il sangue che colava dal mio naso e dalla mano. Avevo ancora un po' di mal di schiena, ma presto sarebbe passato. Lei aveva rimediato solo un taglio sulla fronte, ma la sua mente era stata resa estremamente instabile.

«Rilassati piccola, siamo salvi», dissi tenendo il suo peso sulle mie spalle.

Camminai fino a trovare l'ospedale più vicino e ci entrai senza esitare.

«Presto! È un'emergenza!», urlai in modo che qualcuno ci aiutasse.

Arrivarono tre dottori in camice bianco e ci trasportarono in una camera vuota, ci fecero stendere sui lettini e con un bisturi ci strapparono i vestiti.

«Ma che cazzo fate?!», urlai sconvolto.

«È la procedura», rispose uno di loro, «Com'è successo?»

«Incidente d'auto», mentii.

«Tu non hai niente di grave se non il naso rotto», mi disse quello che mi stava medicando, «Ora ti devo dare dei punti sulla ferita alla mano, e poi ti sistemo il naso. Farà un po' male»

Avvicinò un ago alla mia mano sinistra e iniziò a puntare. Bruciava leggermente, non mi faceva un baffo in confronto a tutto quel che avevo passato. Guardai Jenna nel lettino accanto al mio. Stava piangendo mentre uno dei due dottori le ricuciva la ferita alla fronte. Mi dispiaceva terribilmente...

«La tua ragazza ha subito un grave impatto di tipo psicologico. Penso che abbia bisogno di qualche seduta», mi disse tagliando il filo dopo aver concluso.

«Se la mandassi a qualche convegno di pazzi mi ucciderebbe. Mi creda, non ne ha bisogno», borbottai in disaccordo.

«Come preferisce lei», sospirò appoggiando gli arnesi, «Dobbiamo sottoporla ad un intervento, signor...?»

«Styles. Che tipo di intervento?»

«Devo farle un'anestesia, e sistemare manualmente le ossa nasali. È una frattura grave, quindi dopo l'intervento dovrò metterle un'asticella per mantenere il loro allineamento, dovrà tenerla per una settimana, poi dovrà tornare per un ulteriore controllo»

Ci mancava solo questa...ma era l'unica scelta che avevo.

«Bene...vada per l'intervento»

E mi accompagnò in un'altra stanza.

Dopo l'operazione, pagai tutto, presi Jenna sottobraccio e la riportai in hotel. Eravamo entrambi esausti, avevamo bisogno di riposo. E a causa di questo stupido incidente non potevamo muoverci per un'intera settimana.

Solo di fronte all'hotel mi resi conto dello stato del cielo: era buio pesto, la luna e le stelle brillavano nell'oscurità.

Entrammo, un uomo ci consegnò la chiave e prendemmo l'ascensore. Appena in camera feci sedere Jenna e mi buttai sul materasso. Controllai l'ora, segnava le cinque e dieci minuti. Avevamo passato quasi ventiquattro ore là dentro, senza bere e senza mangiare. La fame non ci toccava, ma io stavo morendo di sete e pensai che anche lei avesse bisogno di bere.

Estrassi la mia borraccia dallo zaino e la porsi prima a lei. Ne bevve metà tutta in un sorso e io la finii subito dopo. Fortunatamente avevo fatto scorta.

«Jenna», le poggiai una mano sulla spalla, «Va meglio?»

«Io...ti ho ucciso, Harry...ti ho visto morire...è stato orribile», disse con la voce impastata.

The New Era |Apocalypse Sequel|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora