Capitolo 26

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Il giorno seguente.

Eravamo appena usciti dall'agenzia e avevamo prenotato un volo. Sarebbe stato fissato per sabato quattro Febbraio alle cinque e venti del pomeriggio, e mancavano tre giorni alla partenza.

Salimmo sul taxi e subito fui riempito di domande sulla prossima mossa.

«Vi calmate?», sbuffai, «Datemi un attimo»

Si ammutolirono annegando nelle loro preoccupazioni, ma non bastò a farli tacere.

«Si tratta di una cascata vero?», chiese Jenna.

«Esatto», rispose Zayn, «Bellissima ma pericolosissima»

«Ricordo che Alice mi aveva accennato qualcosa al riguardo», continuò lei, «Qualcosa secondo la quale vengono realizzate le tue più grandi paure»

«Sì», sospirai pronto a delucidarli entrambi, «Appena arrivati nella zona della cascata, dovremo trovare il modo di entrarci. È molto probabile che falliremo, anche parecchie volte...ma fino a quando non riusciremo a farlo, non potremo accedere al passaggio che si trova all'interno di essa»

«Ma hai presente quanto è forte il getto della Dettifoss?», sussultò Zayn, «Verremo spazzati via come moscerini dal vento!»

«Sicuramente...ma è l'unica scelta che abbiamo»

«C'è altro da sapere?», chiese Jenna.

«Come dicevi tu, una volta nella cascata, ti vengono mostrate le tue più grandi paure. Verrai persuaso a tornare indietro o ad arrenderti e lì starà a noi non cedere, essere forti e continuare»

«Possiamo usare i nostri poteri?», chiese Zayn.

«Fuori sì, dentro non ne ho idea, ma lo faremo comunque, perché immagino non avremo altra scelta»

«Beh, è tutto chiaro», sbuffò Jenna.

Quando stava per incombere un assordante silenzio ricco di paure e preoccupazioni, dovemmo scendere dal taxi, pagare l'autista e tornare al rifugio. Appena entrammo Luna era già pronta ad accoglierci con tre tazze di cioccolata calda sul vassoio, premurosa come sempre.

Ci sedemmo come al solito attorno al camino e riprendemmo la discussione, nata da un commento di Jenna.

«Dovremo lasciare in hotel tutte le nostre cose una volta arrivati. Insomma...i cellulari, i tuoi CD, i vestiti...dovremmo tornare a riprenderli in qualunque condizione potremmo trovarci alla fine di tutto»

«Io avevo in mente qualcosa di diverso in realtà», sorrise Zayn, «Portiamo tutto con noi negli zaini, poi io li terrò al sicuro con un incantesimo, così possiamo riprenderceli quando vogliamo»

«Ottimo», sospirai io leggermente sollevato.

«Siamo d'accordo allora», sorrise lei.

Dopo quella conversazione andammo a dormire, presi sonno parecchio tardi, ebbi un presentimento. Come se avessi avuto una chiara visione di quello che sarebbe accaduto, e se si fosse avverato, saremmo stati in grave pericolo.

Il giorno della partenza eravamo tutti straordinariamente rilassati, non andava affatto bene. Questa volta avevo il presentimento che avremmo avuto poche possibilità di scamparla, una sorta di presagio di morte insomma, qualcuno di noi sarebbe morto, me lo sentivo.

Ma la tortura era già iniziata da quando eravamo saliti sull'aereo. Undici giorni di viaggio. Probabilmente mi sarei suicidato prima dell'arrivo.

Odiavo restare seduto per troppo tempo. Mi sentivo come in gabbia...senza possibilità di alzarsi, pranzi che probabilmente avrei vomitato il momento dopo averli ingurgitati...fu strano pensarlo, ma mi mancava Dullville. Anche se costantemente in pericolo, ero libero. E giurai che appena ci fossi tornato, se ci fossi tornato, avrei fatto una stupenda corsa nella radura, tra il verde dei prati e le foglie degli alberi che producevano quel meraviglioso suono mosse dal vento.

The New Era |Apocalypse Sequel|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora