Capitolo 15

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«Con la magia è impossibile Gemma!», Alice alzò la voce spazientita, «Come devo fare per fartelo capire?!»

«Ma potrebbero non essere in un Vasàn in questo momento! Magari sono fuori», ribatté lei esasperata.

«Gemma...per l'amor del cielo, ragiona. Non possiamo saperlo, e nel caso io tentassi di comunicare con loro e fossero dentro, li metterei in grave pericolo»

«Senti, Gemma», disse Vyron, «Puoi insistere quanto vuoi, ma non abbiamo nessuna traccia da seguire»

«Ma ci deve essere qualcosa, qualsiasi cosa...», sussurrò trattenendo ulteriori lacrime.

«Mi dispiace», disse Alice tristemente.

«Vuoi restare con noi stasera?», chiese Vyron, «Ti farebbe bene uscire da quella casa per un po'»

«Va bene», sussurrò lei con aria distrutta.

Le avrebbe fatto bene davvero.

Harry's pov.

«Senti», sbuffai, «Saranno più di ventiquattr'ore che ci stiamo provando. Non-funziona»

Lei urlò dalla rabbia e tirò un calcio alla parete.

«Ne abbiamo passati otto, di questi passaggi!», disse a denti stretti, «Secondo le rune ne mancano due, okay? Quindi, se vogliamo uscire di qui, muovi quel tuo benedetto culo e aiutami!»

Alzai gli occhi al cielo e tentai di colpire ogni angolo rimasto della terra attorno a noi. Da qualche parte avrebbe dovuto trovarsi un passaggio, ma questa volta sembrava impossibile.

«Senti un po'...», tentai di parlare senza venire attaccato, «Per caso i tuoi meravigliosi simboli ti hanno detto se serve del sangue per trovarlo?»

«Del sangue?», spalancò gli occhi, «Ma sei scemo?»

«Non sono scemo!», ringhiai, «A volte capitava che in questi passaggi sotterranei bisognasse donare del sangue per poter passare. Un po' come pagare un pedaggio. Tu che mi hai rotto i coglioni con quel tuo Harry Potter dovresti saperlo!»

Lei mi guardò con aria disgustata e sapevo che stava per ribattere, ma non gliel'avrei permesso.

Raccolsi una pietra che sembrava abbastanza tagliente e la passai sul mio polso. Bruciava dannatamente tanto, ma senza pensarci troppo toccai tutte le parti di terreno possibili sotto al suo sguardo con le pupille dilatate dalla sete. Tentai di nasconderlo ai suoi occhi, e fortunatamente come sospettavo, era questo che serviva a far crollare la parete di terra davanti a noi.

Jenna si avvicinò, osservò quello che era appena successo e senza guardarmi parlò con i nervi a fior di pelle.

«Dì un po'...non potevi farlo un giorno fa!», alzò la voce.

«Mi è venuto in mente adesso! E ringrazia che me ne sono ricordato razza di strafottente», ringhiai avanzando nel passaggio.

Ci si presentò davanti lo stesso identico posto di prima, ma questa volta c'erano degli enormi scatoloni sparsi in giro per il terreno.

«C-che cos'è quello?», chiese preoccupata indicando un paio di scarpe che sporgeva da dietro una delle scatole.

Ci avvicinammo entrambi con cautela e scoprimmo che dietro di essa c'era un corpo disteso. Si trattava di un uomo con la pelle scura e piena di tatuaggi. Era ferito, ma respirava ancora.

«Pensi che sia morto?», mi chiese lei.

«No, non lo è»

Mi inginocchiai e gli scossi la gamba, sperai di non averlo mai fatto. Si lanciò su di me con una violenza tale da farmi sbattere la testa a terra.

The New Era |Apocalypse Sequel|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora