Capitolo 6

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Come ho già detto in precedenza, l'inverno è la mia stagione preferita. Non ho specificato una cosa, però: è bello solo a casa.

Quando esco di casa con Fra, l'aria gelata di Dicembre mi circonda, passando su ogni mio lembo di pelle scoperta. Essendo una persona che soffre molto il freddo, le mie mani sono rosse, e sono sicurissima che lo sia anche il mio naso.

Cappello, sciarpa e giacca non bastano a proteggermi da questo gelo. Devo ricordarmi di comprare un paio di guanti.

"Dove andiamo?" chiedo, sorridendo.

Il suono sordo degli scarponi sulla neve è l'unico rumore presente per la via, insieme con le nostre voci.

Il signor Blackwood, il mio vicino di casa, sta iniziando a mettere le luci di Natale in cortile. Questo mi fa ricordare quanto le vacanze siano vicine. In questi giorni potrei andare a comprare i regali. E se ne prendessi uno anche a Lou? Lo accetterebbe?

"Andiamo alla fiera, mangiamo un paninone di quelli giganti e poi ... SORPRESA!" esclama l'ultima parola con allegria.

Io rido leggermente e mi attacco al suo braccio.

"Dai, dimmelo".

"Una sorpresa non si rivela" risponde lui, ridendo con me.

"Sei cattivo" piagnucolo.

Lui mi bacia la fronte e mi sorride divertito. Sfiora la mia mano con le dita e io lo guardo.

Non avevi detto che ti saresti focalizzata sullo studio?

Mi prende la mano con tocco gentile e mi sorride ancora. È un sorriso soddisfatto, il suo.

Sì, ma se la persona che ci prova con me non ha problemi strani ... be', è okay.

Quindi secondo te Louis Bergum ha dei problemi?

No, non dal punto di vista psicologico, da quello caratteriale.

Sto davvero parlando da sola? In verità è una discussione con la mia coscienza, quindi in teoria non sto chiacchierando con il nulla. Okay, mi sa che quella con dei problemi sono io qui.

Arriviamo al parco. I sentieri sono tutti liberi dalla neve, a differenza delle panchine, che sono quasi completamente bianche (meno che alcune chiazze marroni).

In giro non c'è molta gente. Penso che sia così perché è giorno: questo posto si popola di notte. La sera, infatti, le famiglie vengono qui a fare una passeggiata, a mangiare, a comprare oggettini inutili sulle bancarelle e a guardare i fuochi d'artificio. Credo che io, invece, rimarrò a casa al caldo stasera, e magari farò una chiamata a papà.

"Qui li fanno giganti!" esclama Francesco, riferendosi ai panini.

Il ragazzo mi tira verso uno stand, da cui proviene un profumo davvero invitante. Il mio stomaco sembra risvegliarsi e inizia a brontolare, mentre Francesco tira fuori il suo portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans.

Io infilo la mano libera nella borsa per prendere il mio e, quando Fra se ne accorge, mi ferma subito.

"Mi sembrava sottinteso che avrei pagato io" dice serio.

"Non voglio che spendi soldi per me ...".

Lui mi sorride allegramente.

"È un onore farlo, sopratutto se si tratta di te".

Non arrossisco alle sue parole, e mi stupisco anche io di questo. Ricambio il sorriso e basta. Non ho... non ho sentito niente.

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