~Capitolo 2~

737 48 86
                                    

Pochi istanti dopo, un improvviso vento gelido fa rabbrividire la mia pelle. Una luce bianca come il latte appare su di me. È sicuramente il jet di cui quella voce nella mia testa mi parlava.

Con la forza della mente apro un varco e mi teletrasporto sul jet.

"Stavo per buttarti giù una scala" dice un ragazzo dagli occhi neri e i capelli castani.

"Già, ma ho semplificato le cose in questo modo" dico fredda.

"Io sono Ben. Anche per me è un piacere conoscerti" dice ironico 'Ben'.

"Per me no" dico sedendomi su una delle tante poltrone vuote.

**

Dopo un paio di minuti su quel Jet che per me sono sembrati anni. Arriviamo io e il taciturno 'Ben' non faceva altro che parlare di se stesso in prima persona.
Atterriamo davanti ad un vasto giardino.

"Come mai qui?" Dico con gli occhi rivolti verso l'erba coperta da un manto di rugiada.

"Ora lo vedrai" dice con un ghigno sul viso.

Si allontana dal jet e sparisce nel buio. Io cerco di seguirlo ma con tutto questa oscurità la vista non da nessuno aiuto.

Sbatto contro qualcosa. Un campo di forza.

"Perché un campo di forza proprio qui?" Dico stranita. Strana perché un campo proprio qui non ha senso.

"Sei impaziente!" Dice tastando la cupola trasparente che a ogni suo tocco si illuminava. "Trovato!" Dice esaltando. La cupola pian piano svela un castello dalle imponenti torri.

"Seguimi!" dice camminando a passo spedito. Io inizio a fluttuare nell'aria con la forza del pensiero.

La cupola nel frattempo si espande fino a toccare terra. Sembra di essere dentro una bolla di sapone.

Oltrepassiamo la soglia del cancello su cui c'era scritto "Scuola per giovani mutanti" poi un nome da me sconosciuto "Bjorn"

Entriamo al suo interno e tolgo il cappuccio dalla testa. Un lungo corridoio di marmo biancastro domina pareti e pavimenti.

Poso i piedi per terra e seguo il ragazzo dai capelli castani. L'eco dei mie passi fa sembrare tutto cosi inquietante. Non so neanche perché io sono qui. Ho solo dato ascolto ad una vocina nella mia testa. Forse sono davvero pazza. Nel frattempo di Ben non c'è più traccia.

"Tu non sei pazza. Fidati" È la stessa voce che mi parlò prima nella testa.

Un uomo di mezza età sulla sedia a rotelle si presenta davanti a me. "Ravén" aggiunse sottovoce.

"Come fai a conoscere il mio nome?" Dico perplessa.

"Mi chiamo Bjorn ed anch'io come te ho il potere di controllare la mente. Tutto questo l'ho creato io solo per ragazzi dotati di poteri e mutazioni, vorrei che anche tu ne facessi parte. Ti ho controllato per anni Ravén. Ti stavo cercando da molto tempo e alla fine, finalmente ti ho trovata. Hai un potere così grande e forte che soltanto tu possiedi sulla faccia della terra" dice entusiasta.

"Davvero? Me ne sarei accorta del suo continuo spiare" dico fredda.

"Non io ma il suo custode" dice indicando con il dito dietro di me.

"I-il m-io custode?" Dico facendo tremare involontariamente il labbro inferiore.

Mi volto verso la direzione che stava indicando Bjorn e li, al centro del corridoio di marmo c'è un ragazzo. Un ragazzo dai capelli neri come la pece con qualche pigmento grigio platino, gli occhi come due smeraldi, un canino della sua arcata inferiore dei denti fuoriesce dal suo sorriso imbarazzato,un fisico asciutto, la pelle bianca e due strane orecchie a punta come un elfo. Con una mano si tocca la nuca mentre l'altra la nasconde dietro la schiena.

Guardo il ragazzo con espressione interrogativa, non so cosa sta succedendo e questo rende tutto più confuso.

"Il mio nome è BlackBorn ma tu chiamami BJ" dice porgendo la mano.

"Ed io dovrei conoscerti? Non ti ho mai visto prima d'ora" dico nervosa.

"Dovresti!" Dice Bjorn sulla sedia a rotelle. "È stato il tuo animale per cinque anni. Ora vi lascio da soli così Bj può mostrarti dove dormirai." Dice andando via. Ora sono più infuriata che mai, ma devo calmarmi ho per questa scuola rimarrà soltanto la cenere.

"Tu sei Dido?"gli dico sconvolta.

Lui annuisce soltanto.

"Per tutto questo tempo mi hai preso in giro? Come puoi essere mio custode se tu stesso non dici la verità su chi sei veramente?!" Gli dico con un sorriso finto sul volto.

"Era solo per proteggerti. Non mi avresti ascoltato comunque nelle mie sembianze umane " dice avvicinandosi di più a me.

"Io non ho bisogno di te. Non ne ho mai avuto bisogno, pensavo che tu fossi davvero mio amico" dico dandogli le spalle e rimettendo il cappuccio sulla testa.

"Non fare così Ravén. E poi chi pensi che sia stato ad aprire la porta della tua stanza in quell'ospedale psichiatrico?!" Dice toccandomi una spalla.

"Patetico" dico sottovoce.

"Guarda che ti ho sentito" dice togliendo la mano dalla mia spalla.

"È quello che speravo" dico fredda andando via.

"Ma non sai ancora qual'è la tua stanza" dice inseguendomi.

"È la 303 del corridoio principale del terzo piano" dico scomparendo via da quel corridoio.

Entro nella nuova stanza ancora bianca priva di colore.

Con la magia trasformo la stanza bianca in una camera dalle pareti blu-viola e candele profumate alla cannella, il letto singolo invecchiato diventa un letto matrimoniale tondo privo di angoli.

Prendo i libri di mia madre e li poso sul letto affianco a me. I vestiti ormai sono diventati stracci così lì trasformo in un maglione di lana e degli shorts viola. Tolgo il mantello e lo metto su una sedia.

Le palpebre ormai pesanti fanno si ché la mia vista si offusca del tutto.

Mi lascio cadere sul letto e mi addormento come se tutto questo non fosse mai accaduto.



Ravén. Prigioniera di una GemmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora