Prendo il comunicatore è lo metto in una tasca di una giacca nera appesa al set di abiti.
Mi avvicino alla porta per aprirla.
"Perché hai chiuso la porta a chiave?" fa edizione in camerino perquisendo ogni centimetro con uno sguardo.
Ora cosa mi invento.
"Ero nuda e non potevo avere soltanto la porta chiusa. Ho d-dovuto chiuderla" balbetto incontrando i suoi occhi ghiaccio.
"E da quando tu puoi chiudere la porta a chiave. Te l'ho per caso detto io che potevi chiuderla con la chiave quando vuoi, le regole le detto io qui. Ti ricordo che sei nel mio territorio e noi abbiamo un patto da rispettare. Tu. Ora. Sei. Di. Mia. Proprietà." calca sull'ultima frase.
"D'accordo" rispondo mordendo la parte interna delle guance con rabbia.
"Ed io se ti voglio mia, posso farti mia" si avvicina facendo scontrare i nostri nasi mentre fa scivolare le sue mani sui miei fianchi
"Ma nell'accordo ti ho detto che non voglio essere toccata nemmeno con un dito" tolgo le sue mani dai miei fianchi.
"Vero, un accordo è un accordo, ed io gli accordi non disobbedisco mai" sorride in modo diabolico.
Alzo gli occhi al cielo.
"Un'altra cosa..." inizia il suo discorso.
"Quale?" dico confusa.
"Da ora in poi rimarrai segregata in camerino. Non voglio che tu faccia altri casini" si avvicina alla porta.
"Tu non puoi fare questo, non l'hai detto..."
"ZITTA!" Urla prima di tirarmi un ceffone da capo giro.
"Qui c'è dell'acqua se hai sete" si calma.
"Il tuo nome si addice al tuo comportamento, Psichor" dico disgustata.
"Ci sei arrivata..." ghigna prima di chiudermi a chiave in stanza.
Prendo una delle decoltè e la lancio contro la porta.
"VAFFANCULO!" Urlo in preda all'esasperazione.
Mi siedo a terra e strofino le mani più volte sulla moquette, ottimo antistress, ma ne ho ancora bisogno così graffio finché non mi si consumano le dita.
Solo dopo dieci minuti smetto perché i miei polpastrelli bruciano dal dolore.
Vorrei che qualcuno mi portasse via da qui, subito.
Ma ciò non accade...
Ora rammento!
Il comunicatore!
L'ho prendo dalla giacca e controllo.
Sul display non esce altro ché 'GPS attivato'
Continua a lampeggiare come le luci una sirena impazzita.
Lo scuoto con forza, ma non si spegne e poi non ci capisco niente su questi pulsanti.
La gola secca si fa sentire più di prima, dopo aver cantato mi sembra ovvio bere.
Prendo la bottiglia di vetro per il collo e mi siedo a terra con gli occhi ancora puntati sull'aggeggio.
Bevo un sorso e la poso subito.
Mentre controllo ogni singolo tasto, le palpebre mi si chiudono contro la mia volontà.
Poso il mento sopra il bocchino della bottiglia così può sorreggermi la testa, ma ciò non basta.
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Ravén. Prigioniera di una Gemma
Pertualangan[In Revisione] Primo libro della saga Gemmis Lacrimae, storia completata. Sei mai riuscito a vivere nel mondo che ti circonda mostrando le tue debolezze, la tua vera personalità, il tuo vero io... Io non ci riesco, mi nascondo sotto ad un mantello b...