~Capitolo 3~

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I timidi raggi del sole filtrati dalle tende blu notte dicono che è il momento di alzarsi.

Scossa da tutto vado nel bagno per un bagno caldo e rilassante.

Appena uscita dalla vasca un brivido di freddo percorre la spina dorsale partendo dal basso verso l'alto.

Faccio comparire sul mio corpo un body nero corvino con sopra degli shorts dello stesso colore, un paio di Dr. Martens nere e il mio mantello blu ornato dalla spilla di mia madre dalla gemma color zaffiro.

Finalmente pronta do una rapida occhiata alla finestra che dava sul vasto e incantato giardino. Il sole non è ancora sorto del tutto ma è pur sempre bello guardare scomparire le stelle della notte alla luce del sole.

Un gran caos si sente dal corridoio di questo piano. Prima di uscire medito un po' per tranquillizzare le mie emozioni.

"Melthrion Asdral Nethar" queste sono le parole che uso per meditare.

I nervi tesi pian piano iniziano a rilassarsi mentre il cuore stabilisce il suo battito, la mente cerca la pace.

Finito di meditare tiro dei respiri profondi e vado verso la porta per uscire dalla stanza.

Una volta uscita molti studenti li vedo fluttuare, volare con le proprie ali e correre più veloce della luce.

"Buongiorno Ravén!" Dice l'uomo che ho conosciuto ieri. "Seguimi!" Aggiunge passando davanti a me con tono serio.

Decido di seguirlo senza fare storie.

"Devo farti vedere una cosa" dice digitando sulla tastiera dell'ascensore il piano sotterraneo della scuola.

Le porte in metallo si aprono dando spazio ad un lungo corridoio con porte in acciaio su entrambi i lati.

L'unica ad interessare maggiormente l'attenzione di Bjorn è la porta in fondo al corridoio decorata con tanti simboli. Posa la mano su uno scanner e l'occhio destro davanti ad una telecamera, la porta si apre.

"Questo è Cerbero!" Dice con tono alto, così alto a tal punto di sentire l'eco. "Può amplificare il potere del controllo della mente soltanto quando indossi questo casco" dice indicando il casco collegato a dei cavi su una piattaforma sospesa in aria, come se non esistesse la gravità.

"L'ha creato lei, immagino" dico guardandomi attorno.

"No, ma l'ha fatto un ragazzo di questa scuola" dice trasportando la piattaforma a sé. "Tieni!" Dice porgendo il casco nelle mie mani.
"Voglio che tu inizia ad aprire la mente e a sentire tutto ciò che senti nella tua testa"

Metto il casco sulla testa e chiudo gli occhi.

Molte voci, le une diverse dalle altre, le sento parlare, pensare.

Per un momento lascio scivolare via ogni problema per espandere il mio potere a gigantesche proporzioni.

«Ravén!» Sento dire più volte nella mia testa.

Vorrei tanto capire di chi sia questa mente, questo suo pensiero ma non riesco a riconoscerlo, non ho mai percepito una forza così imponente.

«Manca poco Ravén. Tre anni, soltanto tre anni e tu insieme al resto dell'universo verrai risucchiata nella valle delle anime perdute»

La mia testa inizia far male.

«Asdral ti aspetta, Ravén»

«Chi sei? Va via!» cerco in qualche modo di mandarlo via dai mie pensieri.

«Tua madre non vivrà molto a lungo»

Conosce persino mia madre.

Le orecchie iniziano a fischiare.

«Tre anni, soltanto tre»

Non so neanche da dove proviene questo pensiero.

«Sarai presto mia prigioniera e schiava, Ravén. Dai la tua anima metà demone a me ed io lascerò stare la Terra o la trasformeró in cenere come farò con te»

"NOOO!" Urlo in preda alla rabbia e al panico.

"Ravén! Ci sei?! Ravén rispondimi!" Sento dire da Bjorn prima che gli occhi miei si chiudano del tutto.

**

Uno strano suono nella mia testa persiste diventando sempre più forte.

Apro gli occhi e mi accoglie con gran stupore una luce bianca accecante.

Mi accorgo di essere sdraiata su una barella di vetro.

"Finalmente sei sveglia" dice un ragazzo dagli occhiali molto spessi e un camicie bianco.

"D-dove mi trovo?" Dico massaggiandomi la fronte.

"Sei nell'infermeria della scuola" dice controllando alcuni dati su uno schermo comparso sul mio corpo.
"Per la cronaca. Da quanto non mangi?" Dice tenendo gli occhi sulla macchina per l'ossigeno.

"Che ti importa!" Dico burbero.

Lui mi guarda con sguardo minaccioso.

"Non me lo ricordo" dico sottovoce.
"Ma questo non significa che io sia svenuta, perché non mangio da più di due settimane. È stato quel casco,  Cerbero" dico tutto d'un fiato.

"Si avvolte capita. Ha solo bisogno di qualche riparazione nei microchip e i collegamenti alla scheda madre" dice pulendo le lenti dei suoi occhiali.

"Hai costruito tu Cerbero, non è cosi?!" Dico alzando un sopracciglio.

"Shhh. Ti prego fa silenzio!" Dice tappandomi la bocca con una delle sue mani.

"Lui non vuole far sapere a nessuno che sono stato io a costruirlo. Se io non rispettassi i patti per me è la fine" dice facendo gesto con la testa indicando una telecamera.

"Lui chi?" Dico sottovoce.

"Non posso dirtelo" dice rispettando lo stesso tono.

"Perché non vai via di qui. Lontano da questa scuola, da questo continente e ricominci tutto da capo?!" Dico guardandolo negli occhi.

"Credi che non ci abbia provato? Vedi questo collare?! Se provo a mettere un solo piede fuori da scuola il collare attiva una scossa che sarà così forte da farmi perdere i sensi" dice mostrandomi il collare.

"Scusami ma devo proprio andare" dico scappando via dall'infermeria.

Apro un portale che mi teletrasporta nella mia stanza.

Ho bisogno di stare sola.

Quella voce intimidatoria nella mia testa ha peggiorato la situazione.

Asdral! Cos'è Asdral?

Nonostante mia madre sia viva, mi ha lasciata qui con tanti dubbi e bugie. Perché lasciarmi sola, PERCHÉ?

Lancio tutto ciò che ho sul mio comodino a terra.

Mi accorgo che il libro di mia madre è a terra con alcune pagine strappate sul pavimento.

Mi siedo a terra per raccogliere le pagine staccate dal libro poi i miei occhi cadono su una frase scritta con dell'inchiostro nero su una pagina ingiallita.

^Dopo tanti anni di distruzione e collera tra mondi di diversa natura, l'unica che ha mi ha insegnato ad amare e sapere cosa significa essere felice è stata la nascita di mia figlia, Ravén^

Alcune lacrime bagnano il foglio ingiallito dal tempo passato chiuso nel libro impolverato.

"Oh, mamma. Perché mi hai lasciato da sola? Perché?"

 

Ravén. Prigioniera di una GemmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora