Cap. 6

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6. My heart

Lauren's POV

"Vedo che sta facendo un ottimo lavoro, al campus. Devo complimentarmi con lei, miss. Nihil" dice Milicevic, parlando dall'auricolare collegato al mio telefono.
Non mi sta davvero gratificando, la sua è una scusa per rendermi consapevole del fatto che osserva ogni mia mossa.
Ma non ho nulla da temere, sto tenendo d'occhio l'obiettivo secondario. Lo sto facendo davvero bene.
Il ricordo del campeggio del fine settimana precedente ritorna alla mia mente per una frazione di secondo.
La sensazione del suo corpo caldo premuto contro il mio.

"Entro Gennaio la fase A dovrà essere conclusa" afferma l'uomo, ricordandomi la sua presenza.
Mi maledico da sola per aver lasciato che ancora una volta Camila Cabello prendesse il sopravvento nei miei pensieri.
"Chiaro" rispondo, reprimendo un sospiro.
Chiudo la comunicazione e ripongo le cuffie nel cassetto del comodino.
Non a caso, la porta della stanza si apre e la piccola ragazza fa il suo ingresso.
"Ora buca anche tu, mh?" chiede, chiudendo la porta con un piede mentre nelle mani regge due caffè.
Annuisco, osservando mentre mi porge uno dei bicchieri. Tolgo il coperchio per annusare il contenuto.
"Amaro, doppio" mi prevede "ti ho vista ordinarlo un paio di volte al bar del campus"

La studio per un secondo, leggermente sorpresa dalla sua accortezza.
Indossa una camicetta azzurra con le maniche arrotolate fino al gomito ed un paio di pantaloni bianchi piuttosto aderenti che sembrano scelti apposta per risaltare il suo fisico sinuoso.
La ragazza si piega per raccogliere un foglio di carta da terra, ed io non riesco ad impormi di dirottare la sguardo da un'altra parte che non sia il suo fondo schiena, cosa che mi lascia parecchio delusa e in disappunto con me stessa. Era una vita che non mi succedeva di disobbedire ai comandi razionali del mio cervello.
Camila si siede accanto a me su un bordo del letto e beve un sorso del suo caffè. Mi aspetto domande invadenti entro massimo quindici secondi.
"Hai programmi per oggi pomeriggio?"
Esattamente.

"Se ho tempo voglio andare ad allenarmi, almeno per un'ora e mezza" dico, senza mentire.
"Uhm... Magari quando hai finito. Sai, oggi pomeriggio non abbiamo lezione" balbetta, io senza capirne il motivo.
"Io in realtà sì, un'ora. Come mai?" chiedo, curiosa della sua insistenza.
"Volevo portarti in un posto, se ti va" fa spallucce.
"Dove?"
"È un posto che ho trovato qualche mattina fa, non lo conosce nessuno a parte me, credo. Fatto sta che non ci va mai nessuno" spiega, alzando timidamente lo sguardo sul mio.
"Se non me lo dici non vengo" metto in chiaro, diffidente.
Quante volte mi è capitato nei primi periodi della mia carriera di essere trascinata con l'inganno in luoghi dove mi tenevano in ostaggio per chiedere riscatti a coloro per cui lavoravo.

Mi sento un po' stupida ad insinuare una cosa del genere proprio su di lei.
"Non può essere una sorpresa? Dai, non rovinare tutto" supplica, sporgendo leggermente il labbro inferiore.
Sospiro, sentendomi in qualche modo a disagio per via dalla sua... Dolcezza?
"D'accordo, non farò altre domande"
Camila sorride entusiasta e finisce il suo caffè, ogni tanto lanciandomi qualche occhiata.
Mi schiarisco la voce, incapace di iniziare una discussione con lei.
In realtà gli argomenti ci sarebbero, nemmeno pochi. Ma non so perché, quando provo a tirar fuori qualcosa, sembra tutto stupido e insignificante.
Mi dà fastidio non avere il controllo della situazione.

"Devo... Ehm... Andare in biblioteca a studiare un po'. Ci vediamo stasera, magari verso le sei?" dico allora, alzandomi e attendendo impaziente una sua risposta.
"Certo, è perfetto" sorride ancora lei.
Sorride sempre.
Non si stanca?
Io di certo no. Non di vederglielo fare, almeno.
Per un attimo tentenno, tentata di sedermi di nuovo, ma ricordo ciò che ho appena detto ed esco dalla stanza, dirigendomi davvero in biblioteca.

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