Cap. 17

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17. Kiss me

Lauren's POV

L'indomani pomeriggio siamo in cammino verso il resort di montagna della Cabello's Interprise.
Man mano che saliamo di quota posso notare dal finestrino dell'auto qualche spruzzo di neve ai lati della strada, che provoca stupore e meraviglia negli negli occhi di tutti.
Il panorama che attraversiamo è nulla in confronto a ciò che ci troviamo davanti una volta arrivati.
Una catena montuosa interamente coperta di neve si staglia bianca e luminosa sotto il sole latteo e tiepido delle tre del pomeriggio, creando un'armoniosa successione di rocce e cocuzzoli che vanno a costituire un paesaggio mozzafiato, decorato dalle fitte boscaglie di abeti e sequoie.
Resto letteralmente a bocca aperta davanti a quella vista, non appena scendo dalla macchina per sprofondare gli scarponcini nel tappeto di morbida e candida neve.

"Oh mio Dio" sospira Dinah, dando uno sguardo complessivo al paesaggio.
Senza aspettare un secondo di più, metto la macchina fotografica all'altezza dell'occhio e focalizzo il panorama prima di scattare una fotografia.
In verità, approfitto del tempo morto in cui gli autisti scaricano le valigie e le attrezzature da escursione per scattare diverse foto ad ogni particolare.
Trovo addirittura un paio di bucaneve davvero graziosi e decido di immortalarli singolarmente.

Appena alzo lo sguardo dalla natura, vedo Camila passeggiare silenziosamente lungo la stradina che porta all'agriturismo.
Senza farmi notare, a piccoli passi la seguo, attenta a non farmi beccare e in tal modo rovinare la sua spontaneità.
Sembra quasi un pedinamento, ma ad un certo punto Camila si ferma, sicuramente attratta da qualcosa.
Capisco che si è soffermata ad osservare un albero stranamente fiorito, piegata su un ramo per guardarlo da vicino.
Con le mani infilate nelle tasche del cappotto rosso e il viso premuto contro la sciarpa di lana avvolta al suo collo, sembra quasi far parte del paesaggio.

I capelli le ricadono ad onde sulle spalle e la testa è coperta da un baschetto in stile francese grigio scuro, e quel poco di guance che emerge dalla sciarpa è lievemente tinto di rosso per via del freddo.
Penso subito che sia artistica e mi torna quella voglia improvvisa di prendere un carboncino e schizzare su un foglio la scena che mi si presenta davanti, presa dall'impeto dell'ispirazione.
Purtroppo con me non ho né il carboncino, né tantomeno i fogli.
Getto un'occhiata alla macchina appesa al mio collo e senza rifletterci troppo sistemo l'obiettivo in modo che il profilo delicato di Camila sia evidenziato rispetto allo sfondo sfuocato.

Nel frattempo la ragazza si muove e sembra quasi mettersi in posa per un servizio fotografico che non perdo l'occasione di farle, troppo rapita e conquistata dalla bellezza e poesia racchiusa da quei suoi gesti spontanei.
La natura sembra essere solo un contorno alla sua figura adesso che le mie mani corrono veloci sul tasto di scatto e il mio obiettivo pare amarla.
E forse lascio fare a quella macchina fotografica ciò che non posso fare io.
Cosa sto dicendo?

Le mie mani adesso tremano, mi sono bloccata sul posto.
Ma Camila continua a passeggiare indiscreta per la boscaglia, ignara della mia presenza.
Non mi è chiaro cosa stia succedendo dentro di me, ma sono sicura non sia nulla di buono.
Eppure non posso impedire alle mie gambe di muoversi e seguirla ancora, in mezzo ai tronchi alti e l'erba che periodicamente spunta a ciuffi dalla neve.
È come se sentissi il bisogno di inseguirla in mezzo a questi alberi, o dovunque vada. Non è mai stato così, e sembrerebbe banale a dirlo in questo modo, ma è come se mi fossi appena buttata nell'acqua ghiacciata per svegliarmi da un coma.

E il bosco sembra solo una metafora del percorso che in realtà sto affrontando con Camila.
Non voglio perderla, la seguo ovunque, ma al contempo io perdo me stessa rincorrendola nell'allegoria del bosco che rappresenta i sentimenti.
I sentimenti che provo per lei e che ho cercato di reprimere con tutta me stessa per tutto il tempo.
In verità non ho fatto che scappare da lei, e forse continuerò a farlo perché non posso restare.
Ma adesso mi avvicino silenziosamente a lei, che sussulta leggermente quando mi nota.

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