Cap. 9

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9. Saving me

Camila's POV

"Eccoti qua!" esclama una voce familiare, portandomi ad alzare lo sguardo dal libro di Geografia astronomica.
"Stavamo studiando" rispondo, alludendo a me e alla ragazza dai capelli corvini seduta accanto a me, anch'essa coi suoi appunti davanti.
"Come non detto" commenta annoiata Dinah, tirando una sedia dal tavolo per sedervisi.
"Tu che ci fai qua?" chiedo.
"Cosa si fa in biblioteca? Per caso si cucina?" alza un sopracciglio la bionda.
"Io credevo che tu non possedessi nemmeno la tessera" si intromette Lauren, con un mezzo sorriso ironico stampato sulle labbra perfette.
"Ah-ah. Divertente, Jade. O dovrei dire Lauren" ribatte la mia amica e le due si lanciano uno sguardo di sfida reciproco.

"Constato i fatti" Lauren fa spallucce.
"Che tu ci creda o no, vengo spesso in biblioteca. Forse quella che dovrebbe rivedere l'utilizzo della biblioteca sei tu... O hai dimenticato il giretto turistico fra gli scaffali che hai fatto fare a quella biondina?" ammicca Dinah.
"Adesso basta" mi intrometto, infastidita dalla piega presa dalla discussione.
"Io sono venuta qui per studiare e credo che sia quello a cui dovremmo attenerci" riprendo, guardando entrambe le ragazze attentamente, le quali non smettono di fissarsi in cagnesco.
"Mi ha provocata lei"
"E tu ti sei intromessa nei miei affari privati"
Lauren sembra notevolmente infastidita dall'idea di essere stata spiata.
"Oh, scusa, la prossima volta andrò in un'altra biblioteca. Peccato che non ce ne siano!"

"Che ne dite se la piantiamo?" insisto e le due sembrano arrendersi. Non capisco perché Lauren debba fare di tutto per farsi odiare dalla gente.
"Finalmente" commenta la ragazza dai capelli corvini.
"Bene" conferma Dinah, aprendo la borsa per tirar fuori i suoi libri.
Il mio sguardo continua a percorrere freneticamente il raggio di distanza fra Lauren e la mia migliore amica.
Decido di rimanere in silenzio, non sapendo come spezzare la tensione.

Il rumore di una vibrazione mi fa alzare nuovamente lo sguardo, questa volta su Lauren.
La ragazza sta fissando il telefono con un sorrisetto soddisfatto, che mi spinge a diventare curiosa.
"Qualche... Uhm... Motivo particolare per essere così felice?" chiedo, cercando di mantenere casualità nel mio tono.
"Mi è appena arrivata la moto nell'officina a qualche chilometro da qui" risponde Lauren, fieramente.
"Whoa... Aspetta... Hai una moto?" Dinah sgrana gli occhi, sembra aver già archiviato la piccola discussione avuta un attimo fa con Lauren.
"Già... Ma la tenevo a casa. Ho chiamato il mio maggiordomo e me la sono fatta portare" fa spallucce Lauren.
"Hai anche il maggiordomo? Mila... Non è che suo padre è una specie di Bill Gates come il tuo?" scherza Dinah di rimando e, gettando uno sguardo a Lauren, noto immediatamente che si è irrigidita leggermente.

"Non era necessario" dico, lievemente confusa dalla sua reazione.
"Si, beh, i miei fanno lavori abbastanza fruttuosi" afferma invece Lauren.
"Ovvero?" domanda curiosa Dinah.
"Mio... Mio padre è dentista, mentre mia madre fa l'avvocato" risponde la ragazza dagli occhi smeraldo, deglutendo. Cerco di leggere il suo sguardo, che in questo momento è più enigmatico di una tavola di geroglifici egiziani.
"Wow... Puoi scommetterci che sono lavori fruttuosi" commenta Dinah.
Lauren annuisce lievemente, poi riprende a sfogliare il suo libro di quantistica.
Sospiro, ancora in qualche modo preoccupata dalla sua reazione.
Non è stato granché, eppure ho intravisto qualcosa oltre l'apparente indifferenza di quello sguardo di ghiaccio. O forse è stata solo una mia stupida impressione.

"Mila, quando parti per il Ringraziamento?" domanda Dinah, riscuotendomi dai miei pensieri.
"Domani mattina sul tardi, entro pomeriggio sarò a Miami" spiego, togliendo il tappo ad un evidenziatore per sottolineare il mio libro.
"Credo proprio di fare lo stesso" afferma la mia amica.
"Lauren... Tu?" mi rivolgo timidamente alla ragazza seduta alla mia destra.
"Uh... Io non parto. I miei sono in viaggio in Europa, non ce la fanno a tornare in tempo"
"Lavoro?"
"Non esattamente... Diciamo che volevano prendersi una vacanza" abbozza un sorriso.
"Mi dispiace" dico sinceramente e lei si mordicchia il labbro.
"No, figurati. Non siamo una famiglia molto tradizionalista in ogni caso" scuote la testa, chiudendo i libri e alzandosi.
"Dove vai?" chiedo immediatamente, pronta a seguirla.
"A ritirare la moto in officina, fra qualche ora chiudono e non vorrei lasciargliela troppo" risponde, indossando il giubbotto e raccogliendo i libri nella borsa.
"Ci vediamo" ci saluta, prima di andare via, ed io cerco di riprendere a studiare così da impedire al mio cervello di torturarsi con dubbi e domande probabilmente inutili.

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