Cap. 15

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15. Empty gold

Lauren's POV

Assaporo il tabacco contenuto nella sottile sigaretta fra le mie labbra, trattenendolo nei polmoni quanto più possibile e intanto osservando il cielo terso del pomeriggio.
Ogni tanto transitano coppie o gruppi di studenti, che si riuniscono in tavoli più lontani da quello mio, ma non prestano attenzione alla mia presenza, né io alla loro.
Mi accorgo di quanto spesso sia immersa nei miei pensieri, ultimamente, così assorta e fuori dalla realtà.
Questo non va affatto bene, per nulla.
Ci sono motivi specifici per cui sono qui, ogni mia mossa è pilotata e controllata da altri.
Non ho idea di quanto tempo durerà ancora tutto questo, o forse solo minimamente.
Fatto sta che domani potrei essere seduta di nuovo qui, o forse no, perché Milicevic ha improvvisamente cambiato idea e scelto di giocare nuove carte in tavola.
È da lui che dipendo, questa volta.
Così come dipendevo da altri, in tempi ed incarichi differenti.

Tuttavia, eccomi qui, a fumare una sigaretta mentre i neuroni inciampano nuovamente su un viso timido ed un paio di occhi color cioccolato che a volte mi sembrano così impossibili da decifrare da farmi impazzire.
E adesso la curiosità mi divora dentro, voglio sapere cosa si sono detti lei e il suo dannato ragazzo.
E spero che non lo sia più perché lei non deve stare con lui.
Io la voglio con me.
No, Lauren. Piantala.
Concentrati.
Schiaccio la sigaretta contro il posacenere e lascio uscire un ultima boccata di fumo insieme ad un grugnito frustrato.
Appoggio le spalle allo schienale della sedia e faccio un respiro profondo, gettando lo sguardo al cielo, sperando che quell'azzurro intenso possa calmare la mia tempra.

La mia quiete viene rapidamente interrotta da una visita inaspettata.
Quasi salto dal mio posto quando vedo Camila venire verso di me con passo svelto e in volto un'espressione furente.
Corrugo la fronte, confusa dal suo repentino cambio di umore.
Che abbia litigato con Austin?
Dio, spero di sì.
"Ti sembra minimamente divertente?!" sbotta, piazzandosi davanti al tavolino.
"Di che parli?" chiedo, perplessa.
"Oh, lo sai eccome. Ti è piaciuto giocare a far finta di essere in una specie di film d'azione con i tuoi sotterfugi e trucchetti?" continua, alzando la voce, ed il cuore mi sprofonda nel petto.
Non può essere...

"Ascoltami, prima che tu possa avere qualche reazione esagerata e fare qualcosa di stupido e impulsivo-
"Reazione esagerata?!" urla lei, e alcune persone iniziano a voltarsi verso di noi.
"Mi prendi per il culo?!"
Incapace di sopportare ulteriormente le sue invettive davanti a quel pubblico che inizia a diventare troppo curioso per i miei gusti, mi alzo e la afferro per un braccio, trascinandola nel retro della terrazza dell'edificio, in un angolo in cui si trovano un paio di cisterne, dove di solito non sosta mai nessuno.
"Che fai, mi sequestri?" riprende, la rabbia accesa nei suoi occhi.
"Beh, se non riesci a controllarti" mi giustifico io.
"Non ci credo..." scuote la testa, portandosi una mano alla tempia.
"Mi spieghi che succede?" cerco di chiederle, e lei mi fulmina con lo sguardo.
Non l'ho mai vista tanto fuori di sé da quando l'ho conosciuta.

"Succede che sei una stronza manipolatrice... Tu... Tu sei..." non riesce a portare a termine la frase ma piuttosto culmina la sua rabbia in un ringhio aggressivo.
"E perché mai lo sarei?" domando, cercando di mantenere la calma nonostante la mia più grande paura mi stia dominando e alzandole il mento con due dita per incontrare i suoi occhi caldi, i quali mi fanno sentire bene o mi bruciano l'anima, senza alcuna via di mezzo.
"So che hai rubato la chiave di quella stanza ad Austin per arrivare a me" afferma e sì, potrebbe sembrare assurdo, ma quella scoperta mi fa tirare un sospiro di sollievo.
Ci sono cose ben peggiori che potrebbe scoprire sul mio conto.
Certo, questa non è una cosa positiva, ma è sicuramente il male minore.

"Io non so cosa ti sia messa in testa ma non ci sto. Non ci sto affatto... Se hai voglia di giocare con qualcuno, vai a cercarti un altro avversario. Magari Eliza o... Che ne so..."
"Ma io non voglio Eliza" mi viene spontaneo interromperla a quel suggerimento.
Io voglio te, vorrei gridarle.
Invece taccio e subisco le sue accuse.
"Hai escogitato un piano solo per far lasciare me e Austin, mi hai messa in confusione per divertirti una sera, perché forse ti annoiavi"
"Non mi è sembrato ti dispiacesse" ribatto allora, tirando fuori un umorismo tagliente per tenerle testa.
"Non sviare dicendo queste cazzate. Non permetterti di insinuare cosa voglio" nega, ed io sento la collera affiorare dal profondo dell'animo, mentre il cuore va più veloce del sistema nervoso.

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