cap.19 - Leo

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L'aria era profumata quella mattina di pre-Natale. Non vedevo l'ora di tornare da Calypso.
Okay, forse ero stato attratto da Ginny, ma era passata.
Mi alzai presto per mettere le ultime cose in valigia e mi diressi insieme a Percy all'ufficio della McGranitt.
Ogni studente era in coda per entrare dentro un camino e sparire nelle fiamme verdognole. Trovai quella situazione divertente e allo stesso tempo terrificante, ma avanzai deciso verso il caminetto.
Afferrai una manciata di Polvere Volante, come aveva fatto il tizio prima di me, e la gettai sulla polvere mista a schegge di legno sul fondo della cavità. Poi pronunciai forte e chiaramente: -Campo Mezzosangue!-
Fiamme verdi coprirono i miei occhi, facendo sparire Percy, la Preside, l'ufficio e il resto degli studenti. Aprii gli occhi e mi ritrovai accanto all'albero di Thalia. Il vento invernale mi graffiò la faccia in modo piacevole. Il campo era ricoperto di bianco. Vidi una ragazza dai capelli color cannella e la pelle candida avvolta in un cappotto rosso fuoco. Sorrisi al freddo, alla vita e alle Parche.
Poi mi scaraventai giù dalla collina, urlando a pieni polmoni come sulle montagne russe.l
-Heyla, Bel Tenebroso!- esclamò Calypso una volta che le fui letteralmente addosso.
-Ti sono mancato?-
-Non sai quanto!-
Poi mi baciò, e fu come se tutte le cellule del mio cervello si stessero sciogliendo in poltiglia liquida.
Vidi scendere dalla collina Percy, seguito dai fratelli Stoll e Clarisse.
Tra Percy e Calypso ci fu un silenzio imbarazzante.
Mi sentii quasi di filarmela a gambe levate. Sarebbe stato poco decoroso, ma almeno sarei sopravvissuto.
Percy e Calypso si fissarono negli occhi. Poi la dea mollò un ceffone al figlio di Poseidone.
Percy, spiazzato, finì al tappeto come una marionetta.
-Perché?- chiese dopo essersi ripreso dallo shock.
-Perché?! PERCHÉ?!- gli strillò addosso Calypso -MI ABBANDONI, TI MOLLO UN CEFFONE E CHIEDI "PERCHÉ?"-
-Ehi, Raggio di Sole, rilassati!- dissi.
Lei mi fulminò con lo sguardo e per un secondo mi sentii scosso da una violenta folgore divina. Poi il suo sguardo si addolcì.
-Tranquillo,- mi rassicurò lei sorridendo -voglio solo traumatizzarlo, non ucciderlo.-
-Wow, ora sono davvero tranquillo.-
-Ne sono lieta-
Calypso posò lo sguardo sulla collina innevata, dove Annabeth correva insieme a Piper.
Pochi minuti dopo la bionda aiutava Percy ad alzarsi. Squadro Calypso con i suoi occhi grigi e la sfidò con lo sguardo a contestare, cosa che effettivamente lei fece.
-Tu sei Annabeth- commentò Calypso.
-Che perspicacia- affermò Annabeth.
-Piacere di conoscerti-
Calypso strinse la mano alla figlia di Atena con freddezza.
Piper si materializzò affianco all'amica e cercò di rompere il ghiaccio in quella conversazione pungente.
-Ciao, tu devi essere Calypso, la ragazza di Leo. Io sono Piper, un'amica.-
Pronunciò la parola 'amica' in modo molto convincente. Calypso si rilassò un poco e sorrise a Piper.
-Ciao. È un piacere conoscerti. Sei una figlia di Afrodite, vero?-
Piper annuì, poi fece cenno di entrare nella Casa Grande. In effetti, il calore all'interno della struttura era parecchio invitante.
Entrammo nella Casa Grande e il fuoco cominciò un po' a rinvigorirmi. Cominciai a fare battute su Seymour, la testa di leopardo viva attaccata alla parete, mentre gli altri mangiavano e ridevano.
Un urlo lacerò l'atmosfera casalinga appena creata. Percy afferrò Vortice, la stappò e corse fuori. Piper e Annabeth sfoderarono le armi e seguirono il ragazzo fuori dall'edificio. Tirai fuori dalla cintura il primo martello che trovai e scattai verso il panorama nevoso fuori.
Una mezza dozzina di grandi, grassi e grossi telchini, con la coda di serpente marino e il muso di lupo.
Annabeth e Percy combattevano schiena contro schiena atterrando quanti più mostri potevano. Nel frattempo anche Frank, Hazel e Jason erano arrivati. Combattevano in stile romano frantumando ogni cosa davanti a loro. Pure Piper sferrava colpi di pugnale alternandoli con frasi come "Vai via!" o "Torna da dove sei venuto!" con la lingua ammaliatrice.
Impugnai il martello e menai un paio di colpi in testa ai telchini.
Trenta minuti dopo erano tutti disintegrati momentaneamente in polvere gialla e gettati fuori dal campo.
Voltai lo sguardo verso la Casa Grande e sgranai gli occhi. Davanti a me c'era Calypso, con tanto di armatura, che si puliva una spada con foglie di acero.
Sorrise e mi invitò ad avvicinarmi.
-Chiudi la bocca, sembri un idiota.-
Non mi ero accorto di averla aperta. La richiusi.
-Sempre onesta tu, eh?-
Lei tornò a pulire la spada. Guardandola meglio notai che era diversa dalle altre lame.
L'impugnatura era di semplice cuoio, ma la lama era da una parte bronzo celeste e dall'altra luccicante di...
-Oro imperiale- dissi a mezza voce.
-Eh già- Fece risplendere la spada alla luce del sole -L'ho trovata su Ogigia mentre preparavo i bagagli. Non l'avevo mai vista.-
Sentimmo lo sguainare di una spada familiare. Poi una lingua di fuoco sfiorò il lembo del mio giubbotto.
-E mo' che succede?- dissi fingendomi annoiato, gli occhi ancora sulla spada.
-Leo, non ti conviene scherzare- replicò la voce di Calypso. -Ci sono due idre a venti metri da noi.-
Alzai lo sguardo sui due mostri a dieci teste e trattenni un conato di vomito.
-Quest'anno non è giornata- commentai.
Mi buttai contro i mostri sperando di non uccidermi e cominciai a tagliare teste e bruciare colli di serpente a random.
Il fatto di essere ignifugo mi dava parecchio vantaggio, ma le idre hanno pur sempre le zanne.
Credo che probabilmente finii al tappeto un paio di volte prima di stabilire un certo modo di combattere. Credo anche che probabilmente non lo mantenni a lungo. Notai Frank, trasformato in drago, che combatteva ferocemente. Magari fossi stato come lui.
Sudavo e tremavo sotto la neve gelida come una foglia. Avevo la gola secca e le gambe molli. Cominciai a rallentare appesantito dalla stanchezza e dal giubbotto. Purtroppo l'Idra colse la palla al balzo (o meglio il semidio nelle fauci) e mi colpi con il viscido collo di serpe che si ritrovava.
Sentii l'aria mancare e il freddo pungente mi bruciava la faccia peggio del fuoco.
Caddi a terra stremato e rimasi lì immobile alcuni secondi, o forse minuti, o forse parecchi giorni di neve, immobile aspettando che la morte arrivasse da sola.
Quest'ultima però non arrivò. E credetemi, se avessi saputo cosa sarebbe successo avrei anche sperato di morire.
L'idra colpì. Ma non colpì me. Colpì qualcun altro. Che cadde a terra accanto a me. Inghiottii le lacrime. Era Calypso.
La tristezza pervase il mio cuore. Poi la colpa. E poi la rabbia.
Andai a fuoco, completamente, e mi scaraventai sul mostro. Il mio piano funzionò, anche se non era un piano. L'idra prese fuoco e si disintegrò.
Corsi da Calypso. Aveva i capelli color miele sparsi a ventaglio intorno alla testa. La cera troppo candida. Sorrideva.
-Tu non morirai- dissi con decisione -Non per uno stupido piercing alla pancia, okay?-
-Una vita lunga per una ragazza di sedici anni, non trovi?- domandò lei in un sussurro. -Non cambiare mai, Leo Valdez.-
-No, non mi lasciare.-
-Ti aspetto.- La sua voce era a malapena un bisbiglio.
Fissò il cielo.
-Resisti, Calypso- ribattei -Guarda. C'è la neve. Tu ami la neve. Non mi lasciare.-
Ma era troppo tardi. Gli occhi di Calypso fissavano il cielo senza vederlo.

Forse Tutto Finirà {SOSPESA} [Percy Jackson & Harry Potter]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora