cap.33 - Will

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Mi scuso per l'assenza e gli eventuali errori: con la fretta di pubblicare non credo di aver controllato benissimo...

Non so perché, ma credevo che il cuore del Tartaro fosse fatto in modo diverso.
Più... Esiste la parola "cuoroso"? Spero di no, perché mi fa terribilmente assomigliare a quel bambino "petaloso".

Comunque sia, il cuore del Tartaro era una landa desolata rossa. Desolata è una parola grossa: c'erano un sacco di mostri.
Alti o piccoli, striscianti o volanti, ma tutti terribilmente letali.

-Questo cuore assomiglia ad una fragola.- commentò Ginny.

Risi, più per rilasciare quella tremenda ansia che si era consolidata ad ogni passo che per la battuta in sé.

Ma come reazione a catena anche Reyna e Nico si mise a ridere. E non c'è niente di più strano, inquietante e meraviglioso di Nico Di Angelo che ride.

Un coro di risate in mezzo a quella landa cosparsa di sangue, come una margherita che stona in un mazzo di rose rosse.

Nico aveva manipolato la Foschia della Morte abbastanza perché coprisse le nostre tracce.

Ogni volta che guardavo in faccia il figlio di Ade, non potevo fare a meno di notare quanto fosse grande rispetto ad altri ragazzini della sua età.
E ogni volta che lo guardavo in faccia sentivo l'impulso irrefrenabile di abbracciarlo, baciarlo o solo stringergli la mano per sentire il debole tepore del sangue caldo che scorreva nelle sue vene, che lo teneva vivo.

A volte pensavo a come lui fosse più maturo, come avesse sconfitto tutti i suoi ostacoli, e come io fossi solo un bambino davanti a quella montagna di esperienza alta un metro e sessantacinque.

Ma la maggior parte delle volte pensavo solo al ragazzo dai capelli neri come la pece che riusciva a farmi sorridere.

-Sono quelle le...?- chiese Ginny indicando ciò a cui tutti i mostri si stavano stringendo.

-Sì.- rispose Nico.

Le Porte della Morte erano degne di quel nome. E non c'è altro da aggiungere.

Ci avvicinammo in silenzio alla folla di mostri.

-Oh santo me stesso, Efialte, cosa stai facendo?!-

-Io sto...-

-La lista delle truppe da inviare è da leggere in verticale, non in orizzontale!-

-Ah sì? Be', visto che sei tanto bravo, perché non lo fai tu, Oto?-

-Lo sai benissimo! Ora non fare lo stupido e prosegui. In verticale.-

Il gigante Efialte girò la lista che aveva in mano e continuò a elencare nomi di batterie di mostri.

Le Porte erano legate al terreno con pesanti catene.

-Dobbiamo romperle- bisbigliai.
-Già. Qualche idea?- replicò Ginny.
-C'è bisogno di un diversivo...- disse Reyna.
-Vado io.-
-No, Nico, no!- gli strinsi forte il braccio.
-Will ha ragione- Reyna non distolse lo sguardo dalle porte -Vado io. Quando saranno distratti con la prossima batteria, tra dodici minuti, attaccherò io, mentre voi distruggerete quelle catene.-
-Reyna, è pericoloso...- disse Ginny.
-Lo so.- rispose la romana - E me ne frego.-

Passarono un paio di minuti in silenzio.
-Will?-
Sentii la voce di Reyna a malapena: non voleva gli altri sentissero.
-Lo sai che non sono destinata a tornare viva da questa missione.-
Non era una domanda o un'incertezza. Era un'affermazione.
Mi si formò un groppo in gola.

-Per cui, ti devo chiedere di badare a quella piccola testolina che è Nico. Non permettere al mondo di distruggerlo.-
-Reyna...-
-Non una parola, Solace. Qualcuno dovrà rimanere qui a tenere premuto il pulsante di quell'ascensore, giusto? Sai come funziona, no?-
Annuii.

Per ogni viaggio che l'ascensore delle Porte della Morte che portava alla Casa di Ade faceva, una persona doveva rimanere a tenere premuto un pulsante per dodici minuti in modo da garantire ai passeggeri di raggiungere il mondo dei vivi. Se lasciava, gli esseri (umani e non) nell'ascensore venivano sbalzati nel nulla più assoluto.
In quel momento, il pulsante in questione era schiacciato dal grosso e grasso pollice del gigante Oto.

-Io rimarrò qui a tenere premuto quel pulsante mentre voi salirete. Chiaro?-
Non potei che fare silenzio.
-Grazie, Will.- mormorò infine.
-Non... Non c'è di che.- borbottai.

Lo sapevo.
Non potevamo tornare tutti vivi da questa missione.
Era impossibile, no?
Doveva sempre morire qualcuno. Per forza.
Non c'era scelta.
Aspettammo in silenzio ancora un paio di minuti prima di agire.

È buffo come tutto durò massimo dieci minuti.

Reyna uscì dalla nebbia con la sua lancia sguainata e il suo pugnale, seguita da Nico.
Io e Ginny ci precipitammo alle Porte, passando inosservati all'orda di mostri attirata da Reyna e Nico.
La strega mi fece segno di andare a destra mentre lei si dirigeva a sinistra.
Raggiunsi il gancio a cui era ancorata la catena. Sguainai la mia spada di seconda mano molto silenziosamente.
Ginny era pronta col pugnale sfoderato; mostrò tre dita, poi due, poi una...

Zack!
Le catene erano tagliate.
Corremmo davanti alle Porte spalancandole.
-NICO!- urlai.

Il moro si voltò e corse verso l'ascensore.
Una dracena cercò di attaccarlo ma Nico la respinse con la spada.
Tesi la mano verso di lui.

Nico si voltò indietro per guardare Reyna, e fu in quel momento che tutto il mondo andò a rallentatore per qualche attimo.

Un ciclope stava correndo verso Nico, che non l'aveva visto.
Il figlio di Ade chiamava Reyna, intimandole di sbrigarsi.
Il ciclope era a pochi metri da Nico.

Sentii, in quel momento, che era arrivato il mio turno.

Ero sempre stato un buon dottore sia durante la guerra contro i Titani, sia in quella contro Gea.
Avevo curato dalle più semplici fratture degli arti alle brutte ferite impartite con la lama.
Dai più stupidi tagli ai più gravi avvelenamenti.
E in quel momento sentivo che avrei dovuto salvare la vita a qualcuno, un'altra volta.
Un sacrificio, un trapianto di energia. Lo sentivo.

Scattai in avanti e afferrai il polso di Nico.
Lo spinsi nell'ascensore con quanta più forza me lo consentivano le mie braccia da guaritore.

Sbalzato fuori, guardai negli occhi Ginny, che stava piangendo e che chiuse le porte.
Stampai l'immagine di Nico nella mia mente: sarebbe stato il mio ultimo pensiero.
Premetti il pulsante e chiusi gli occhi, pensando a Nico.

"Mi dispiace" pensai "Mi dispiace". Calde lacrime mi scendevano sul viso. "Mi dispiace."

Reyna stava ancora combattendo. Sentivo il clangore dei ferri che sbattevano tra di loro.
Strizzai gli occhi, tenendoli ancora chiusi. Volevo vedere solo Nico.
Dodici minuti. Per soli altri dodici minuti.

A/N
Oddei, quanto mi mancava questa storia?
Buonsalve gentaglia!
Potrei mentirvi dicendo che ho il capitolo prossimo quasi finito, ma gli amici non mentono, vero Eleven🌚?
Disagi a parte, ci ho messo tanto perché ho dovuto trovare il tempo di rivedere le parti de "La casa di Ade" dove sono nel Tartaro, e adattarli a quelle.
E siccome dovrò farlo anche per il prossimo capitolo, be', non aspettatevelo molto presto.

Ciao :3

Forse Tutto Finirà {SOSPESA} [Percy Jackson & Harry Potter]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora