15. PROMETTI

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E siamo al primo 'k'... grazie infinite a tutti!

Il giorno seguente mi svegliò la luce pigra e lattiginosa di una mattinata carica di nebbia. Incorniciato dalla finestra, vidi il cielo iridescente, che giocava con la tonalità appena più scura delle pareti. Sembrava non sopportasse di venir ritagliato a quel modo e avesse dunque deciso di sostituirsi ai limiti della stanza assumendone il colore: vegliavo sotto una volta celeste travestita da intonaco per interni.

Aydin dormiva ancora. Sentivo il ritmo del suo respiro sulla pelle. Ci eravamo assopiti così, schiena contro schiena, armonizzando i battiti. Guardando in direzioni opposte, ma con alle spalle il conforto dell'altro, avevamo trovato la pace dell'abbandono.

Mi voltai verso di lui e gli baciai piano la base del collo. Gli sfiorai le spalle, disegnai sulle scapole la mia beatitudine.
Un lieve fremito mi avvisò che un poco alla volta stava tornando da me. Gli scostai i capelli per baciarlo dietro l'orecchio. Lui si girò sulla schiena e allargò le braccia, gli occhi ancora chiusi, cercò il mio viso con le mani. Mi feci trovare posando le labbra sull'angolo della sua bocca. Lui ne approfittò per stritolarmi in una gabbia caldissima, da cui non avrei mai voluto scappare.

Lentamente, ripassai il suo viso con una carezza. La fronte, ingombra delle ciocche ribelli, le palpebre trasparenti, la curva del naso, le labbra. E poi il collo, le spalle, le braccia. Le mani. Quelle mani, capaci di meraviglie. Confrontai il suo palmo col mio. Mi superava di una falange intera.

Mentre eseguivo la mia indagine, lui mi osservava con occhi socchiusi. Avvolse la sua mano sulla mia e mi attirò a se, pretendendo un pegno per essere stato svegliato. Mi baciò piano, per la prima volta senza fretta, con attenzione. Come un commensale che, una volta sazio, gusti una pietanza prelibata. Spostò le mani sui miei fianchi. Assecondai i suoi movimenti. Dolcemente mi sciolsi dal bacio e mi appoggiai su di lui.
E ripresi a danzare.

Più tardi preparavo il caffè nella sua cucina. Data la lievità dei miei pensieri, conclusi che la felicità è l' unico tonico in assoluto che funzioni anche di prima mattina... e pure il sesso non è da sottovalutare.

Canticchiavo accordi che forse erano usciti per la prima volta proprio dal pianoforte alle mie spalle, mentre aggiungevo con precisione alchemica gli ultimi granelli di arabica al filtro della moca. Pensai distrattamente che dovevamo essere soli in casa. Sorrisi ricordando la ragazza francese e le riconobbi che in fondo non era poi così male.

Poco dopo, il borbottio musicale, unito al profumo di pane caldo e di casa richiamò dal letargo un rarissimo esemplare di orso grizzly pianista, che combatteva la gravità a suon di svogliato ciabattio. Si trascinò pigramente fino al tavolo, i capelli più esuberanti del solito. Mi avvicinai con la caffettiera fumante e gli versai la bevanda calda. Non resistetti e, ridacchiando, affondai un bacio in quella buffa acconciatura postmoderna.

Giusto perché non mi ero ancora vista allo specchio.

Dopo che il caffè ebbe riavviato le connessioni neuronali, decidemmo di trascorrere la giornata insieme e lanciarci alla scoperta della città trasfigurata dalla nebbia.

Mi stavo vestendo mentre lo sbirciavo osservare assorto lo schermo del cellulare. Capitava spesso che si distraesse durante la conversazione per dedicarsi a quel maledetto affare, che vibrava costantemente.

Bastò quel particolare per rigettarmi nell' incertezza. Certo, ormai mi ero messa in gioco, ma sospettai, fra i due, di essere l'unica. Il filtro rosa che mi si era sovrapposto agli occhi in un attimo si dissolse, rendendo nuovamente visibili tutte le rughe della realtà.
Mi sentii una stupida.

-Chi è, la tua fidanzata?- Buttai lì.

-No- Disse semplicemente lui, alzando le spalle e staccando a malapena lo sguardo dal dispositivo. Minimamente soddisfatta della risposta finii di preparami senza aggiungere altro.

Mentre ci dirigevamo verso il tram e discutevo animosamente il da farsi con le varie me stessa, arrivò la ripresa.

-Tutt'apposto?

-...

-Ehi?

-Ti prego, niente altre ragazze- dissi mentre mi sfilavano davanti agli occhi tutte le avventure di cui non aveva fatto mistero la notte in cui mi ero addormentata sul suo divano.

-. . . Ok- Concesse con un sorriso sbilenco.

-Prometti?- Chiesi piantandogli lo sguardo addosso.

-Prometto- Espirò facendo nuovamente spallucce.

Stavo per chiedergli di fare giuramento in rima con la mano sul cuore e tre saltelli su un piede ma mi imposi il silenzio e di accettare quanto ricevuto. 'il segreto è prendere il buono che arriva, e basta' ripetei nei miei pensieri come un mantra; 'il segreto è prendere il buono che arriva'. Sì, più o meno.

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