Capitolo 12

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Emily
Ho un brutto presentimento, è notte fonda e Sam non è ancora rientrato dal lavoro, di solito è a casa prima delle due. Ho provato anche a telefonargli, trovando la segreteria, deve avere il cellulare spento e domani sarà il primo giorno di college. Perché non riesco a stare tranquilla, cosa sta succedendo dentro di me? Continuo a sentire quest'ansia e la sua mancanza diventa sempre più insistente, devastandomi. In quest'ultima settimana ho provato a telefonargli più volte e non ha mai risposto, vorrei solo sapere come sta, nient'altro. Quattro giorni fa ho visto Cem e abbiamo parlato a lungo di quello che è accaduto con Mark, mi sono sentita molto in imbarazzo quando ho dovuto spiegargli che io e lui non siamo parenti, soprattutto quando ha capito che tra di noi c'è stato qualcosa, non sapevo in che modo uscirne, così ho dovuto ammettere ogni cosa, dandogli ragione. Abbiamo anche parlato dell'affitto, prendendo un accordo; mi ha chiesto solo cinquecento dollari ogni mese, considerando quant'è grande l'appartamento e la zona in cui si trova, è davvero pochissimo. Dopo quell'incontro ci siamo tenuti in contatto, ma non credo che ci vedremo presto, anche perché mi ha raccontato di essersi fidanzato. Addio anche al bel Cem. Non mi interessa poi molto. Infatti, tu sei una tipa strana, ti interessi solo alle cose stupide, per non parlare delle persone. Smettila di tormentarmi ed esci dalla mia testa, antipatico che non sei altro. Oggi ho preso un permesso a lavoro e sono stata dal parrucchiere, i miei capelli avevano bisogno di essere tagliati, erano diventati troppo lunghi e poi voglio essere in ordine per domani, infine sono andata a vedere un paio di macchine ma nessuna mi ha convinta. Mi chiedo quando ne troverò una adatta a me. Chissà cosa starà facendo lui... Senza pensarci, afferro il cellulare dal comodino e compongo il suo numero, so già che non risponderà, ma devo comunque provarci, ancora una volta, per l'ultima volta. D'un tratto, la telefonata viene accettata, spiazzandomi.

«Mark...» pronuncio il suo nome col cuore in gola.

«No, non sono Mark.» Sgrano gli occhi. Chi è questa ragazza? Resto in silenzio e incredula. Mark non ha mai lasciato il suo cellulare a qualche ragazza, l'unica sono stata io... non voglio nemmeno pensare che si sia fidanzato. «Ehi, sei ancora lì?» chiede la ragazza. «Mark, c'è qualcuno al telefono.»

Non posso crederci, è lì?

«Riattacca.» sento dire da lui.

La chiamata viene interrotta, lasciandomi piena di ansie e paure. Ora sono più agitata di prima. Mi ha schiacciato nelle sue mani, distruggendomi completamente. Mi sono lasciata sempre abbindolare dalle sue stupide parole. Ho lasciato che mi prendesse in giro, lasciandomi sola ancora una volta e, nonostante tutto, continuo a cercarlo. Quanto mi manca il profumo della sua pelle, il suo respiro sul mio viso, la sua bocca rosea. Ha strappato i miei sogni e se n'è andato di fretta, non c'è più via d'uscita. Riuscirò a non odiarlo mai? Era diventato la mia ragione di vita e mi si riempie il cuore di tristezza, sapere che per lui non sono stata niente. Uno strano rumore mi riporta alla realtà, allora mi alzo dal letto e apro la porta in una fessura, scrutando nel buio del corridoio.

«Sam, sei tu?» chiedo terrorizzata.

Ma non ricevo risposta, allora esco dalla stanza e inizio a percorrere il corridoio, con il cuore in gola e la paura che sta per sovrastarmi. E se non fosse lui? Chi potrebbe mai essere? Cammino a passo lento e furtivo, fino ad arrivare al salotto, i rumori provengono dalla cucina, sarà un ladro affamato? Scaccio via quel pensiero assurdo, afferro l'ombrello nel contenitore vicino alla porta d'ingresso e mi dirigo lentamente in quella direzione. Vedo una figura scura di fronte al lavandino, intenta a sciacquare il viso. Ora gli romperò l'ombrello sulla testa, così cadrà a terra inerme e non potrà farmi del male. Impugno la mia arma e corro verso la figura, urlando. Sto per sferrare il colpo, ma mi blocca un polso.

«Ma sei impazzita?»

«Sam?» chiedo col viso rosso dall'imbarazzo, poi accendo la luce. Ma perché non ha risposto quando l'ho chiamato? Davanti a me c'è un Sam ubriaco, con il viso bagnato e uno sguardo divertito. «Scusa, pensavo fosse un ladro.» mi giustifico, mentre poggio l'ombrello sul tavolo.

«Sei così buffa.» sghignazza.

Sta ridendo di me? Decisamente!

«Sei ubriaco?»

«Solo un po'.»

Direi moltissimo, quasi non si regge in piedi.

«Vieni, ti accompagno in camera tua.»

Meglio non porgergli altre domande, domattina mi farò spiegare tutto, ora sembra stanco. Gli cingo un braccio in vita e lo accompagno con molta fatica, è davvero pesante. Lo aiuto a sdraiarsi sul letto e lo copro con le lenzuola.

«Resta con me, stanotte.» dice con tono lamentoso.

Ma cosa sta dicendo, vuole che dorma insieme a lui?

«Certo che hai bevuto proprio tanto, non è così?» chiedo ironica. Mi afferra prontamente per un braccio, tirandomi al suo fianco e facendomi diventare paonazza. D'un tratto mi stringe tra le sue braccia e non posso fare a meno di sentirmi imbarazzata, nonostante sia il mio migliore amico. Mi chiedo cosa gli stia succedendo, non era mai capitata una cosa del genere, sembra comportarsi come se non fosse gay e ora sta stringendo un po' troppo. «Sam, così mi fai mancare il respiro.» cerco di restare scherzosa, ma il tono di voce mi tradisce. Allenta la presa, ma non sembra intenzionato a mollarmi, il che è davvero strano e ambiguo. «Cosa ti sta succedendo? Sembri così diverso...»

«Voglio solo tenerti vicina.» sussurra nel buio della stanza e subito dopo mi posa un bacio sulla tempia, rendendomi ancora più timida.

Ultimamente non riesco proprio a capirlo, ormai è diventato un mistero e vorrei tanto poter entrare nella sua testa, per capire cosa gli prende. Resto immobile, aspettando che si addormenti, poi sgattaiolerò via. Non so perché, ma non me la sento di restare nel suo letto.

Sam
Non posso fare a meno di guardarla, ha l'aria così serena quando dorme, è l'unico momento in cui non la vedo triste. La vita è stata tanto crudele con lei e ciò mi rattrista, non voglio che stia ancora male per colpa di quell'idiota che si ritrova come fratellastro. Ormai sono le sei del mattino e tra poche ore dovremmo essere al college, ho un cerchio alla testa e una leggera nausea, ieri ho avuto una serata movimentata, ma anche abbastanza brutta; dopo il lavoro sono andato a bere qualcosa con due miei colleghi, mi hanno portato in uno di quei locali dove ci sono le ragazze che ballano la lap dance, ovviamente non sanno che sono gay, come quando ero al liceo. Mi è venuto un mal di testa assordo nel guardare tutte quelle donne seminude, ma poi ho cominciato a pensare a lei e mi sono messo a bere. Non capisco proprio cosa mi stia succedendo, mi sento in dovere di difenderla e non permetterò che qualcun altro le faccia ancora del male. Ricordo che i miei colleghi mi hanno portato a casa, altrimenti sarei ancora in giro a barcollare chissà dove. Pensavo che Emy fosse scappata in camera sua, non appena mi sarei addormentato, invece è rimasta con me e lo apprezzo tantissimo, anche se, devo ammettere che la mia mossa è stata un tantino azzardata, si sarà spaventata. Non avrei dovuto chiederle così esplicitamente di dormire con me, però sono contento che mi abbia preso sul serio. Quando è con me mi sento in pace con me stesso e ho la sensazione di poter affrontare qualunque cosa, come il primo giorno al college. Lei è energia pura, anche se ultimamente è molto giù di morale, è sempre pronta a sorridere e ad aiutare gli altri, quel viso pulito è una delle poche cose che la rendono unica e speciale. Le poso un bacio delicato sulla fronte, facendo attenzione a non svegliarla e mi alzo dal letto. Ho bisogno di una doccia e qualche aspirina, la sbronza di ieri mi ha distrutto e non poco.

Ti amo e ti odio! 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora