Capitolo 40

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Mark
Come si fa ad essere così coglioni? Reagisco sempre male quando si tratta di lei e il peggio è che non riesco a dirle quello che provo, per di più, ci si è messa anche Chloe a complicarmi la vita e i sensi di colpa mi stanno rovinando l'esistenza. Forse dovrei lasciar perdere entrambe e scappare lontano da tutto questo, ma come faccio a non pensare più ad Emy? È l'unica che abbia mai amato, l'unica cosa certa nella mia vita. Era tutto più semplice quando me la spassavo con Ashley, solo sesso, niente sentimenti e niente pensieri, i problemi non esistevano, fino a che non è arrivata lei nella mia vita. Ora mi sono chiuso in camera e sto cercando di suonare qualche nota alla chitarra ma non ci riesco, ho la mente stanca e il cuore a pezzi. Decido di rinunciarci e mi sdraio, tirando fuori il cellulare dalla tasca. Appena guardo lo schermo, noto immediatamente un messaggio.

Messaggio da Chloe: Ma dove sei, non torni a dormire?

Comincio a sbuffare e ripongo il cellulare sotto al cuscino, non ho alcuna voglia di risponderle e complicare le cose ancora di più. Non voglio più pensare a nulla, per questa notte, ne ho davvero abbastanza. Chiudo gli occhi e mi lascio andare in un sonno tormentano.

Sono ad una festa, troppe persone ubriache e probabilmente lo sono anche io. Non trovo il mio cellulare e mi chiedo dove cazzo sia finito, ho bisogno di telefonarle e sentire la sua voce, anche per un solo minuto, mi manca terribilmente. Continuo a camminare per la casa, in preda al panico, fino a che mi tocco le tasche dei jeans e mi rendo conto che il telefono è lì. Rido da solo come un'idiota, sono davvero troppo ubriaco. Lo tiro fuori e compongo il suo numero, è l'unica cosa che non ho scordato, visto lo stato in cui mi trovo.

«Mark?» quella splendida voce un po' confusa, è proprio lei, la mia Emy.

«Quanto ci metti a rispondere, cazzo, odio aspettare.» mi lamento, come sempre.

«Come mai telefoni?» la solita domanda a cui non so rispondere.

«Non lo so neanche io.» ridacchio, in preda alle emozioni.

«Dove sei?»

«Ad una festa molto noiosa.»

«Chiedi a qualcuno sobrio di riportarti a casa.»

È la solita santarellina del cazzo, ma non riesco a fare a meno di lei, è dentro di me, da troppo tempo. Voglio farla irritare, non so perché mi diverte tanto, ma voglio farlo.

«Sono venuto qui con una ragazza molto rompipalle, ti somiglia, sai?»

«E allora?»

Quanto mi manca, vorrei spaccare tutto dalla rabbia se penso a quanto sono coglione.

«Oh, Emy, quanto vorrei scoparti.»

Ecco, l'ho detto.

«Non sai quello che dici...»

«Assolutamente sì! Sono ubriaco, ma riconosco ancora i miei istinti.»

«Non so cosa dire...»

«Io avrei tantissime cose da dirti.»

«Cosa?»

«Mi manchi, ti penso ogni fottutissimo istante.» Avrò fatto bene a dirle quelle parole? Non lo so, ormai non riesco a ragionare. Non dice più una parola, avverto solo il suo respiro diventare più pesante, dopodiché mi rendo conto che sta piangendo. «Stai piangendo, piccola?»

«Telefonami quando sarai sobrio.»

«Sai che non lo farò» sospiro in modo nervoso Basta, devo dirle tutto. «ma... ti amo, Emy, ti amo da sempre, anche se non te l'ho mai detto.»

Apro gli occhi di scatto, appena sento la suoneria del mio telefono. Cazzo, avrei dovuto spegnerlo. Guardo lo schermo e leggo il nome di Chloe, meravigliandomi del fatto che sono le tre del mattino. Cosa diavolo fa ancora sveglia? Decido di non rispondere e con fare goffo mi alzo dal letto. Quel sogno ha voluto dire qualcosa? Sembrava tutto così reale, come se... le avessi detto davvero quelle parole. So già che quello che sto per fare è una pazzia e che lei potrebbe essere sveglia, ma non mi importa. Esco dalla mia camera e mi dirigo a passo furtivo in quella di Emy. Apro pian piano la porta e un cigolio risuona per il corridoio, facendomi sobbalzare. Cazzo, spero solo che non si sia svegliato qualcuno dei miei. Riesco ad entrare in camera e a chiudere la porta. Sembra stia dormendo, per fortuna non l'ho svegliata. Mi avvicino al suo letto, fino a sdraiarmi al suo fianco. Se dovesse svegliarsi in questo momento, penserebbe che sono un maniaco. Resto a fissarla come un'idiota, il suo viso è così delicato e trasmette dolcezza... Aspetta, sto davvero facendo questi pensieri? Quanto posso essere sfigato? Emy emette un gemito che mi fa temere il peggio. Adesso si sveglierà e inizierà ad urlare, sveglierà i nostri genitori, mentre io verrò etichettato come maniaco sessuale. Per mia fortuna non accade, si limita a voltarsi nella mia direzione, poggiando una mano sul mio petto nudo, all'altezza del cuore. La osservo e poi la stringo delicatamente nella mia, dopodiché le poso un bacio sulla fronte, beandomi del suo profumo.

***

La luce del sole mi disturba il sonno e il calore mi scalda, tutto sommato non mi dispiace molto, a parte il fatto che non ho dormito granché la notte scorsa. Resto ancora ad occhi chiusi, non voglio svegliarmi, è troppo presto, fino a che qualcosa si muove accanto a me, come se ci fosse qualcuno sul mio letto. Apro gli occhi di scatto e mi rendo conto di essere ancora in camera di Emy. Un suo braccio è intorno alla mia vita.

«Cazzo.» bisbiglio.

Ero convinto di essere ritornato in camera mia, forse l'ho sognato. Devo andare via, prima che sia troppo tardi. Cerco di spostare il suo braccio con delicatezza, facendo attenzione a non svegliarla, ma non mi riesce molto bene. Apre gli occhi e mi fissa per pochi secondi, dopodiché li richiude, tranquilla. Forse sta sognando. I suoi occhi si riaprono di scatto e resta a fissarmi incredula.

«Che... che ci fai qui?» chiede preoccupata e chiaramente in imbarazzo.

«Sta calma, okay? Non urlare.» dico mentre mi alzo dal letto.

«Cosa ci fai in camera mia?» chiede di nuovo, più confusa di prima.

«Non lo so...»

Mi guarda stranita e si mette seduta, incrociando le braccia al petto. Certo che lo so, volevo fare il coglione, ma mi è andata male. Spero solo che i nostri genitori non decidano di venire qui proprio adesso, sarebbe la mia fine.

«Ma sei ubriaco?» chiede accigliata.

«Esatto!» rispondo prontamente. «Ieri notte ho bevuto un po' troppo ed ora eccomi qui.»

«E perché saresti venuto in camera mia?»

«Credo di essermi confuso.»

Ti prego, non fare altre domande.

«Sei venuto in camera mia perché eri talmente ubriaco da confonderti?»

«Sì, brava! Ora vado.»

È la prima volta che mi trovo così in difficoltà, come se la sua presenza mi impedisse di dire bugie, sono sempre stato un ottimo attore, ma ora mi sento inibito e senza veli. Mi guarda un po' delusa e si sdraia nuovamente. Mi dispiace, ma non voglio dirle che ho raggiunto la sua stanza perché volevo guardarla dormire, mi troverebbe inquietante. Esco da lì e ritorno a respirare regolarmente. Non è da me tutta quest'agitazione.

Ti amo e ti odio! 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora