Capitolo 69

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Harry
Problemi su problemi, in questa dannata casa non ci posso più stare, mia sorella continua a darmi addosso, assillandomi con le sue stupide parole, vorrei abbandonare tutto e partire lontano. La cosa peggiore è che non c'è neppure Emy, era l'unica a farmi sentire meglio, ci sono rimasto malissimo quando ho saputo che non sarebbe partita, attendevo con molta impazienza il suo ritorno. Ho deciso di trasferirmi da Alex per qualche tempo, non posso più restare qui, le giornate diventano sempre più pesanti e la mia pazienza ha superato ogni limite. Metto le ultime cose nello zaino e lo porto alla spalla, dopodiché esco dalla stanza, percorrendo il corridoio. Riesco ad arrivare al piano di sotto senza incidenti di percorso.

«Dove credi di andare?» la voce di mia sorella alle mie spalle, mi fa cambiare immediatamente idea. Mi volto e le regalo un'occhiataccia, mentre porta entrambe le mani sui fianchi. «Ho bisogno di una mano in casa, non puoi stare sempre con quei coglioni dei tuoi amici, sei diventato come loro.» continua a darmi addosso. «Sono stanca, Harry, lo capisci?»

«Adesso basta, mi hai rotto le palle!» le urlo contro.

«Come ti permetti?» scuoto la testa ed alzo gli occhi al cielo, poi raggiungo la porta d'ingresso e la apro, varcando la soglia e respirando un'aria buona. Meglio se vado via, prima di fare una strage. «Dove stai andando, a drogarti con i tuoi amici?» urla, attirando l'attenzione dei vicini. Non ho mai sopportato che mi rendesse ridicolo davanti a tutti, lei non sa un cazzo di me e della mia vita, come osa criticarmi in questo modo? Faccio finta di non sentire e continuo a camminare, ma non contenta, mi segue. «Oppure ad ubriacarti? Ti avverto, Harry, ti lascio fuori casa!» mi minaccia.

Mi volto di scatto, faccio cadere lo zaino sull'asfalto e la raggiungo come un razzo.

L'afferro per le spalle e la guardo malissimo.

«Vado via!» urlo. «Fanculo tu e quell'uomo che chiami papà, non ho più intenzione di sorbirmi le vostre lamentele.»

«Mi stai minacciando con lo sguardo?» la voce le trema e mi rendo conto di stare esagerando.

«Non è colpa mia se la mamma è morta, hai capito? Sono stanco delle tue stronzate!» urlo ancora più forte.

Uno dei vicini corre nella nostra direzione e mi costringe a lasciarla. Mi libero dalle sue mani e torno a prendere lo zaino, mentre Clara mi guarda confusa e senza parole. Raggiungo la mia macchina, salgo al suo interno e poi sfreccio via, lontano da tutto.

Parcheggio la macchina di fronte alla casa di Alex e poi raggiungo la rimessa. Non resisto più, ho bisogno di bere. Apro la porta e assisto ad uno spettacolo a luci rosse. Cazzo, pensavo fossero al college. Violet ed Alex, appena si rendono conto della mia presenza, ritornano composti e si sistemano i vestiti.

«E che cazzo, amico, non si usa bussare?» si lamenta Alex.

«Non potevo saperlo, dato che mi avevate assicurato che eravate al college.»

«Abbiamo deciso all'ultimo minuto di non andarci.»

«E quindi scopate nella rimessa, senza chiudere la porta, ovviamente.»

«Non avevamo idea che saresti passato, anche noi pensavamo che fossi al college.» Alex si alza dalla vecchia poltrona e viene verso di me. Lo guardo bene in faccia e per la prima volta non è fatto, ma solo un po' ubriaco. Sta facendo davvero progressi, ne sono felice. «Che cos'hai, bello?» chiede preoccupato.

«Nulla, te lo spiego dopo.» volto il mio sguardo su Violet, che è ancora rossa per l'imbarazzo.

«Ho capito.»

Entro nella rimessa e porgo uno dei miei sorrisi migliori alla mia amica, che ricambia e poi si dirige verso la porta.

«Dove vai, piccola?» chiede Alex.

«A casa.»

«Ti accompagno.»

«No, fermo dove sei!» lo blocca.

«Okay.» non insiste.

Alex è ubriaco, non può mettersi alla guida, la decisione di Violet è stata più che sensata.

«Se vuoi, ti accompagno io.» intervengo.

«Non preoccuparti, Harry. A più tardi.»

Sorride ed esce dalla rimessa, mentre Alex torna a fissarmi, poi si siede sull'altra poltrona. Sta aspettando una mia reazione, glielo leggo in faccia, me ne vergogno un po', ma lui sa già cosa è successo. Non ne ho voluto parlare davanti a Violet perché è abbastanza sensibile e non mi va che stia male per me.

«Mi chiedevo se potessi rimanere qui per un po'.» dico tutto d'un fiato.

«E me lo chiedi pure? Lo sai che questo posto è anche tuo.»

«Grazie, sei un amico.»

Ci stringiamo la mano e sorridiamo entrambi.

«Cos'è successo?» chiede.

«Soliti problemi a casa, mia sorella...»

«La solita stronza.» mi interrompe.

«Già.»

«Sentiti libero di fare come se fossi a casa tua.»

Mi poggia una mano sulla spalla e mi guarda con tenerezza, sembra un po' da omosessuale, ma questo è il suo modo di dimostrare affetto. È sempre stato un ragazzo difficile, ma quando si tratta di me, diventa dolce come il miele, ha sempre detto che sono il fratello che non ha mai avuto e lo stesso vale per me.

Mark
Stamattina è stato davvero penoso con mio padre, non sapevo in che modo spiegargli il motivo della mia reazione violenta e voleva saperlo a tutti i costi. Mi sono inventato che la ragazza con cui mi stavo frequentando mi ha lasciato per un altro e in un certo senso è la verità, ovviamente omettendo che si trattasse di Emy. Mi ha risposto che avrei bisogno di andare in terapia, inutile dire che gli ho urlato contro e ora sono in punizione. È sciocco da dire ma potrò uscire soltanto per andare al lavoro, il che è una cosa da ragazzini e non ho intenzione di dargli retta. La mia mano destra è messa abbastanza male e spero solo di riuscire a suonare stasera. Mia madre ci ha messo del ghiaccio e una specie di pomata trasparente, dice che in questo modo guarirà presto. Mi sento così coglione, ho distrutto tutta la mia camera per una stupida ragazzina che non ha saputo apprezzarmi. Forse sarei dovuto restare con Chloe, almeno lei non mi dava tutti questi problemi. In questi giorni ho capito una cosa molto importante; l'amore non esiste, è solo un terribile effetto collaterale. Devo ritornare il Mark di un tempo, quello che se ne fregava di tutto e tutti, non facendosi scrupoli se doveva andare con una ragazza solo per un'ora di sesso. Non sono fatto per amare qualcuno, la cosa mi si ritorce contro e quello che ci rimette sono sempre e solo io. Quando penso ad Emy con Sam, mi si stringe il cuore e una brutta sensazione mi assale. Devo dire che è stata un'ottima attrice, ed io ci sono cascato come un coglione, ma non capiterà più, non permetterò a nessuna ragazza di trattarmi in questo modo, da oggi in poi sarò spietato, più di prima, devo solo trovare un modo per riprendere in mano le redini della mia vita.

***

Appena arrivato al locale, mi sono reso conto che la mano non mi fa più male come questa mattina, quella strana pomata ha funzionato, spero solo che nessuno faccia domande, se Gerald dovesse rendersene conto, sarebbe capace di farmi ritornare a casa. Non posso perdere l'occasione di farmi conoscere, ho intenzione di fare sul serio con la musica. Raggiungo il palco, senza degnarmi di salutare i ragazzi della band e inizio a scaldarmi con la chitarra, attirando l'attenzione del pubblico su di me. Questa dannata fasciatura alla mano non mi permette di muoverla al meglio, così decido di toglierla. Non sono mai stato più deciso di volere così tanto una cosa, diventerò il migliore! Continuo ad esercitarmi, quando uno dei ragazzi della band mi posa una mano sulla spalla e mi guarda con aria preoccupata.

«Va tutto bene?» chiede.

«Certo.» rispondo con un sorriso falso.

«E questo?» indica la mia mano.

«Nulla di cui preoccuparsi.» gli faccio un occhiolino e riprendo a provare.

Alzo lo sguardo verso il pubblico e incontro gli occhi di Chloe, sono puntati su di me, esattamente come tutte le sere. Decido di sorriderle, invece di ignorarla come faccio sempre e poi ritorno a dedicarmi alla chitarra. Non mi importa più degli altri, sarò strafottente come un tempo e poi, essere subdolo, mi è sempre piaciuto.

Ti amo e ti odio! 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora