Capitolo 14

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Mark
Oggi è un momento importante per Emy; il primo giorno all'università. A quest'ora starà già studiando come una pazza, conoscendola, sarà immersa nelle spiegazioni riportate sui libri, è sempre stata una secchiona cronica e mi chiedo come faccia. Ieri c'è stato l'ennesimo litigio con mio padre, mi ha definito perdente e mi ha detto che non ho aspettative nella vita, così gli ho urlato contro tutte le peggiori parole che potevo, dopodiché ho messo a soqquadro la mia stanza e ho trattato male anche Chloe, che non c'entrava nulla. A dire il vero, un'aspettativa ce l'avrei, mi piace suonare la chitarra, ma a nessuno frega un cazzo, solo Emy sembrava interessarsene realmente... Ultimamente mi sono chiuso in camera e ho suonato spesso, la musica mi rilassa i nervi e mi fa entrare in un mondo nuovo, nessuno è in grado di farmi sentire così, forse lo era Emy, ma lei non c'è e non ci sarà mai. Ho passato del tempo con Chloe, cercando in tutti i modi di lasciarmela alle spalle, ma non credo possa essere possibile. Chloe è sempre irritante e parla troppo ma, tutto sommato, inizia ad essere sopportabile, forse perché non mi va di rimanere solo, in questo oblio. Non abbiamo più finto di essere fidanzati, il suo stupido ex l'ha cercata nuovamente e sono tornati insieme, inutile dire che penso che abbia commesso un errore, ma ha la testa molto dura ed è ostinata. Be', se voleva essere trattata di merda, avrei potuto pensarci io, più di quanto non faccia già. Sghignazzo a quel pensiero patetico, mentre qualcuno bussa alla porta della mia camera. Non ho voglia di vedere nessuno, sono stanco e voglio riposare, fanculo tutti. I colpi sulla porta si fanno più insistenti e allora mi costringono ad alzarmi dal letto, fino ad aprire la porta. È mia madre, ed è talmente perfetta che sembra uscita da uno di quei film degli anni settanta.

«Che vuoi?» chiedo acido.

Non riesco a fare a meno di aggredire la donna che mi ha messo al mondo, continuando a pensare che se non l'avesse fatto mi avrebbe risparmiato un sacco di traumi e delusioni.

«Tesoro, perché non scendi? Ho preparato la colazione.»

«Non ho fame.» sbotto e cerco di chiudere la porta, ma non me lo permette. «Posso sapere che cosa volete da me?» quasi urlo.

«Ma perché sei così aggressivo, cosa ti succede?»

«Lo sono sempre stato, mamma!» sbotto.

«Prima ti lasciavi posare un bacio sulla guancia e ti piaceva quando ti abbracciavo.»

Rabbrividisco al solo pensiero di quel periodo, ero solo un ragazzino.

«Avevo tredici anni.» puntualizzo.

«Sì, ma eri un ragazzo dolce e gentile.»

La guardo disgustato, la dolcezza non ha mai fatto parte di me.

«Lasciami perdere, okay?» le chiudo la porta in faccia.

«Sei freddo come il ghiaccio.» urla e poi la sento andare via.

Ne sono consapevole e preferisco essere così, il mondo è bastardo con i deboli e con me lo è stato anche troppo, non mi farò più cogliere alla sprovvista!

Dopo essermi girato e rigirato sul letto per almeno mezz'ora, decido di accendere lo stereo. Sta cominciando una canzone a me familiare, ma non ricordo dove l'ho sentita, soprattutto chi la canta, però è carina e mi riporta alle mente lei. Afferro il cellulare, apro l'applicazione shazam per individuarla e pochi secondi dopo appare il nome sullo schermo, lasciandomi allibito: One Direction - Once in a lifetime. Faccio una smorfia di disgusto e mi alzo dal letto per cambiare stazione, ma qualcosa, o meglio, qualcuno, mi ferma la mano.

«Lasciala, mi piacciono le loro canzoni.»

Alzo lo sguardo verso la persona alla mia destra e vedo Emy. Cazzo, non può essere, lei è a chilometri di distanza da me. Mi strofino gli occhi e guardo nuovamente, rendendomi conto che è soltanto Chloe. Stupida ragazzina invadente.

«Chi ti ha fatto entrare?» chiedo irritato.

Non sopporto che entri in camera mia, non l'ho mai permesso a nessuno. Ignora la mia domanda e si siede sul letto, facendomi irritare ancora di più. Si guarda intorno e muove la testa a ritmo di musica.

Sto per cacciarla via, ma le sue parole mi precedono: «Sai, questo gruppo è molto importante per me, l'ho scoperto in un periodo particolare della mia vita, mi ritornano alla mente tantissimi momenti.» Non vedo perché dovrebbe importarmi, è solo un'altra fissata, come Emy e odio ammetterlo ma sono molto simili, ad entrambe piacciono le stesse stronzate. Si alza dal letto e viene ad osservare il mio stereo. «Perfetto, il tuo stereo ha l'entrata aux.»

«Quindi?» chiedo spazientito.

Fruga nella sua borsa e tira fuori un cavo aux. Non vorrà mica contaminare il mio impianto con quei tipi, vero? Infila uno allo stereo e l'altro nel jack del suo telefono, poi fa partire una canzone. Cazzo, non posso credere che l'abbia fatto sul serio.

«Questa è Gotta be you.» mi informa. Poso le mani sulle orecchie, per tapparmele, allora si avvicina e afferra i miei polsi per costringermi ad ascoltare. «Smettila di fare quella faccia schifata. Questa canzone è importante per me.»

«Cosa ti fa pensare che mi importi?» dico cattivo.

«Perché devi sempre comportarti in modo poco carino?»

«Puoi andartene se non ti conviene.» Non dice una parola e comincia a muovere nuovamente la testa a ritmo di musica. «Cazzo, non li sopporto!» mi lamento.

«Ma perché, cos'hai contro di loro?» chiede dura.

Non li sopporto e basta, ora più che mai, mi riportano alla mente Emy e non posso permetterle di abbattermi ancora.

«Non mi piacciono e basta!» dico categorico.

Alza le mani in senso di resa e sfila il cavo dallo stereo.

«Certo che sei un tipo strano.»

«Se io sono strano, allora tu cosa sei?»

«Mi ritendo una persona abbastanza normale.»

«È quel "abbastanza" a preoccuparmi.» la prendo in giro.

Ridacchia, mentre mi siedo sul letto accanto a lei.

«Comunque mi ha fatto entrare tua madre.» risponde alla domanda di poco fa, mentre la guardo con disinteresse, dopodiché abbasso lo sguardo sulla moquette. «L'avevo già vista, solo che... non ricordavo dove.»

Non capisco perché me lo stia raccontando.

«E allora?» chiedo sottovoce.

«Poi ho visto le foto in corridoio e mi sono ricordata.»

«Dove vuoi andare a parare?»

«Da nessuna parte... ti sto solo raccontando qualcosa di me.»

«Non mi importa nulla di te.»

«Credevo che stessimo cominciando a capirci.»

«Ma non hai da fare con il tuo ragazzo?» dico, mentre mi alzo dal letto e guardandola malissimo, senza alcun motivo valido.

«Abbiamo litigato.»

«E io sono la tua ruota di scorta?» sbotto.

Scuote la testa in senso negativo e mi guarda incredula.

«Sto solo cercando di capire come sei fatto.»

«Non cercare di farlo, non ci riusciresti.»

«Aiutami, allora.» si alza e si para davanti a me.

I suoi occhi verdi brillano alla luce del neon.

«Vattene!» ordino con tono duro, a pochi centimetri dal suo viso.

Mi guarda in modo deluso e gli occhi le si riempiono immediatamente di lacrime, poi si dirige velocemente alla porta ed esce dalla stanza. Cosa c'è che non va in me? Faccio continuamente del male alle persone... I miei pensieri si posano nuovamente su Emy. La verità è che senza di lei non c'è nulla che vada in me.

Ti amo e ti odio! 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora