Capitolo 67

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Emily
Primo tentativo di fuga; la corda che mi tiene i polsi è abbastanza vecchia e quindi dovrei riuscire a chinarmi per prenderla a morsi e sfilacciarla fino a romperla del tutto. Sono esausta e non ho più voglia di aspettare che qualcuno venga a salvarmi, non accadrà mai, non siamo in un maledetto film romantico. Ormai sono passati due giorni e non ne posso più, non c'è più tempo per le lacrime e la disperazione, è arrivato il momento di agire. Mi chino il più possibile verso il mio polso sinistro e una fitta mi colpisce alla schiena. Non riesco ad arrivarci, mi fa malissimo... Non devo abbattermi e sforzarmi di più, ce la posso fare. Stringo le mani contro i braccioli della sedia, sposto il busto verso destra e cerco di chinarmi il più possibile, ignorando il dolore e raggiungendo il mio scopo. Comincio a tirare un pezzo di corda, riuscendo a lacerarla appena, ma un'altra fitta mi impedisce di continuare, costringendomi a ritornare alla posizione iniziale. Mi poggio contro lo schienale e stringo gli occhi, dolorante. Non ce la faccio più, mi sembra di impazzire, morirò qui...

Dopo un po' di tempo, cerco di riprovarci, ma stavolta mi risulta più difficile, il dolore è più intenso di prima e la stanchezza fisica influisce molto.

«Dai, Emy, ce la puoi fare.» mormoro al buio.

Mi chino il più possibile, fino a raggiungere di nuovo la maledetta corda e stringerla tra i denti. D'un tratto, la porta si apre e ritorno immediatamente composta, col cuore in gola e sperando che non mi abbia vista. La luce si accende e Adam appoggia un vassoio sul tavolo.

«Ciao, bellezza.» mi saluta felice.

«Bastardo, lasciami andare!» urlo e mi dimeno come una matta, esaurendo quelle poche energie che avevo in corpo.

«Sono venuto a portarti da mangiare, così mi ripaghi?»

«Non mangerò mai!»

«Vuoi morire di fame?» prende un piatto dal vassoio e si avvicina a me. «Avanti, apri la bocca.» Ho le labbra serrate, non ho alcuna intenzione di ingoiare quella roba. «Devi mangiare!» insiste, mentre stringo le labbra ancora di più. «Ho altri piani per te, quindi devi essere in forze, avanti, apri la bocca, piccola.» sorride cattivo, ma io resto immobile. «Mi costringi ad usare metodi poco ortodossi, dolcezza.» Il mio cuore perde un battito e lo vedo allontanarsi da me, afferrando qualcosa dal tavolo. Si volta e mi mostra l'enorme coltello da macellaio, facendomi deglutire sonoramente. Una stupida lacrima abbandona i miei occhi, che chiudo immediatamente, per non continuare, mentre lo sento avvicinarsi nuovamente e asciugarmi il viso. «Adesso mangerai, non è vero?»

«Tu sei malato...» dico sfinita.

«Dai, apri la bocca.»

Sono costretta a fare quello che dice.

Mark
Ieri mi sono divertito un sacco, il primo concerto è andato alla grande, suonare mi fa dimenticare tutti i problemi, o quasi. Non la sento da due giorni e ha rifiutato tutte le mie telefonate, non riesco a capire proprio il motivo. Proverò a telefonarle stasera, prima del concerto, magari era indaffarata con il college e non ha potuto rispondere. Ma cosa cazzo dico, non ha senso, perché avrebbe dovuto rifiutare le chiamate? Non ci vedo chiaro, c'è qualcosa di strano in questa storia, non può avermi dimenticato appena arrivata a New York... Afferro la mia chitarra e comincio a suonare qualcosa. Magari sono diventato un'abitudine per lei e quindi ha deciso di starmi lontano per un po'. Cazzo, neanche la musica mi distrae. Sposto la chitarra con violenza, facendola finire al suolo.

«Porca puttana!» impreco, mentre mi chino per prenderla.

Le do uno sguardo e fortunatamente è ancora intera. Qualcuno bussa alla porta della mia camera, disturbandomi come sempre. Mia madre entra, senza nemmeno aspettare il mio consenso, dopodiché mi guarda stranita, dato che sono sulla moquette.

«È tutto a posto?» chiede.

«Sì, mi è caduta.»

«Sei nervoso, tesoro?» si avvicina e si siede sul mio letto.

Scuoto la testa in senso negativo e mi siedo il più lontano possibile da lei. Ha uno sguardo strano, non sarà venuta a dirmi che Emy sta con un altro, vero? Ma che razza di pensieri mi passano per la testa, devo calmarmi o finirò per distruggere ogni cosa mi capiti a tiro.

«Cosa vuoi?» le chiedo, cercando di mantenere la calma.

«Ieri sei stato davvero bravo.» la guardo stranito, lei non c'era ieri... «Oh, me l'ha riferito Chloe.» aggiunge, come se mi avesse letto nel pensiero. Comincio a sbuffare e volto lo sguardo verso la moquette. Non posso credere che mia madre parli ancora con quella, non lo accetto. «Cosa ti prende, figliolo? Sembri scosso.» si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla.

«Nulla.»

«Sai, tua sorella ha detto che sta studiando molto, non vede l'ora di laurearsi.»

Mi volto di scatto nella sua direzione e la guardo accigliato. Cosa sta dicendo, Emy mi aveva detto che avrebbe lasciato il college, perché si è inventata questa scusa?

«Hai parlato proprio con lei o vi siete sentite per messaggio?»

«No, mi ha telefonato stamattina.»

Allora è vero, non vuole parlare con me, ma perché non me l'ha detto subito, rivelandosi così falsa? La rabbia dentro di me sta aumentando a dismisura, come ha potuto prendermi in giro in questo modo? Aspetta, forse aveva poco tempo a sua disposizione e l'ha utilizzato per telefonare mia madre. No, cazzo, devo smetterla di difenderla, la verità è che mi ha soltanto usato.

«Capisco.» rispondo flebilmente.

«Okay, ma tu hai qualcosa!» insiste.

«Mamma, non ho un cazzo, ora potresti andare via? Devo esercitarmi per stasera.» sbotto in malo modo.

Mi guarda delusa, dopodichési alza e si dirige verso la porta, non dicendo nemmeno una parola. Finalmente va via, lasciandomi con i miei pensieri. Adesso devo calmarmi e fare dei respiri profondi. Pensa... pensa, Mark! Non posso più aspettare, devo vederci chiaro! Mi alzo dal letto e raggiungo la porta della camera di Emy. So bene che quello che sto per fare non è giusto, ma devo sapere. Varco la soglia e mi guardo intorno. Magari mi ha lasciato qualche indizio, qualche biglietto, qualunque cosa che mi aiuti a capire, non posso credere che mi abbia preso ingiro, lei non è così. Chiudo la porta alle mie spalle e i ricordi cominciano ad affollarmi la mente. Non è il momento di perdersi in pensieri. Mi avvicino al comodino e lo esamino velocemente, devo darmi una mossa, non voglio che mia madre mi scopra, complicherebbe solo le cose. Lo apro e comincio a frugare fra la sua biancheria. Qui non c'è un cazzo! Vado verso l'altro comodino e il mio sguardo viene attirato da un libro che si trova sulla sua scrivania. Lo afferro e lo guardo con attenzione, notando immediatamente qualcosa tra le pagine. Lo apro e una specie di foglio piegato su sé stesso, cade sulla moquette. Mi chino per prenderlo e mi siedo sul letto. Sembrerebbe una lettera. La spiego e gli do uno sguardo, restando allibito e malissimo allo stesso tempo. Ora mi è tutto chiaro, non mi ha più richiamato perché si è messa insieme a quel frocio del cazzo! Accartoccio il foglio tra le mani e lo stringo in un pugno. Mi ha presoin giro proprio per benino.

Ti amo e ti odio! 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora