Capitolo 59

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Emily
Fare l'amore è stato diverso, stavolta, perché non avevamo quella solita paura di essere scoperti e tutto è venuto da sé, rendendo il momento ancora più magico. Resterei stretta a lui per tutta la vita, ma non posso, manca poco alla mia partenza e sono costretta ad abbandonare le sue forti braccia tatuate. È da un po' di tempo che ha un'aria strana, come se qualcosa lo turbasse e non ho il coraggio di chiedergli cosa sta succedendo, visto che siamo stati così bene fino a poco fa. Provi ancora timore nei suoi confronti? Non si tratta di timore, ho semplicemente paura di disturbarlo, non vorrei toccare un tasto dolente. Dovresti agire di più e pensare di meno. A volte hai ragione, ci penso troppo.

«Prima, nella hall, quando mi hai chiesto a cosa stessi pensando...» dice improvvisamente e poi alza gli occhi al cielo. «be', pensavo a questi anni... al modo in cui ti ho trattata, sono stato una vera merda.» il suo sguardo è un misto tra tristezza e risentimento e ora capisco perché è così turbato.

Non mi aspettavo quelle parole uscire dalla sua bocca, credevo che avesse dimenticato tutto, invece ci pensa ancora.

«È passato ed è meglio lasciarlo dov'è, non credi?» dico con un mezzo sorriso. Annuisce, ma non sembra convinto. So bene che non potrà mai perdonarselo ma non dobbiamo più rimuginare, quel che fatto è fatto, non ha senso perdersi in ricordi negativi, adesso le cose sono cambiate e dobbiamo vivere senza rimpianti, lo faremo insieme, giorno per giorno e il nostro amore crescerà sempre di più, fino a farci diventare adulti. Basta soffrire, basta delusioni, dobbiamo dire addio ad ogni cosa brutta e ricominciare da zero. Improvvisamente, mi bacia, prendendomi alla sprovvista e poi si mette su di me, accarezzando la mia pelle nuda che brucia sotto il suo tocco. Come vorrei che questo momento non finisse mai, ma sono costretta a fermarlo. «Così rischio di perdere l'aereo.» ridacchio nervosa.

«Hai ragione.»

Si sposta da me, fino ad alzarsi dal letto e infilare i boxer, dopodiché si veste velocemente e raggiunge la porta della stanza.

«Dove vai?» chiedo perplessa.

«Torno subito, intanto vestiti.» mi fa un occhiolino ed esce dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle.

A volte è così misterioso e questo è uno dei lati che amo di più. Mi costringo ad alzarmi dal letto e comincio a vestirmi in maniera lenta, sembra strano, ma mi sento molto fiacca, come se una parte di me non volesse lasciare questo posto. Mentre mi infilo la maglietta, raggiungo la finestra ed esco sul balcone, ammirando il mare calmo e il vento fresco. Nonostante siamo in pieno inverno, c'è un'aria primaverile e il sole è molto forte, non vedo l'ora che arrivi l'estate. Sento la porta della stanza cigolare e allora mi rendo conto che Mark è tornato. Mi volto di scatto e lo vedo sulla soglia, con una busta colorata in una mano.

«Che cos'è?» indico col dito.

«Aprilo e lo scoprirai.» me la porge. L'afferro e resto a fissarla sbalordita per alcuni secondi, avevo ragione, mi ha fatto un regalo. Non posso crederci, Mark Johnson che regala qualcosa ad una ragazza, sono troppo emozionata. Apro la busta, guardo al suo interno e un sorriso appare sul mio viso, accompagnato da un piccolo gemito. Tiro fuori l'oggetto e resto ancora più esterrefatta; nonostante li odi, mi ha regalato un album degli one direction. Questa sì che è una cosa dolcissima e per niente da lui. «Ti prego, non dirmi che possiedi già quel cd.» chiede con voce speranzosa.

Scuoto la testa in senso negativo e lo guardo compiaciuta, dopodiché mi precipito tra le sue braccia.

«Grazie, grazie, grazie.» ripeto più volte.

Sembro una scema, ma non posso fare a meno di ringraziarlo, significa molto e sono felice che stia dimostrando in tutti i modi di tenere a me.

«Se con un semplice cd mi salti addosso in questo modo, cosa farai con il vero regalo?» chiede malizioso.

Il vero regalo? Se il suo intento è quello di farmi morire d'ansia, ci sta riuscendo benissimo. Lo fisso dubbiosa e attendo che dica o faccia qualcosa, ma continua a guardarmi con quell'aria da misterioso. Cosa mi stai nascondendo, Mark Johnson?

«Cioè?» chiedo col cuore in gola.

«Chiudi gli occhi.» Mi viene da ridere e non so perché, ma faccio come mi ha detto e attendo. «Non sbirciare.» Scuoto la testa in senso negativo e poi avverto degli strani movimenti. D'un tratto, afferra la mia mano destra, facendomi sussultare e infila qualcosa al mio anulare, facendomi battere il cuore all'impazzata. «Adesso puoi guardare.»

Li apro lentamente e fisso la mia mano, incredula. Non posso crederci, mi ha regalato un anello d'oro? Non ho parole per descrivere come mi sento in questo momento, so solo che sono felicissima. Mark continua a fissarmi, in attesa delle mie parole, ma l'unica cosa che so fare è guardarlo allibita e senza parole, sono davvero un'ingrata e inibita. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere e ciò mi fa pensare che è realmente innamorato di me. Devo smetterla di farmi problemi e dirgli qualcosa, sta aspettando, con le mani infilate in tasca e lo sguardo impacciato.

«Io... non so cosa dire.» inizio. «Perché?»

Non riesco a dirgli nemmeno grazie e ora mi prenderà in giro, ne sono quasi sicura.

«Be'... l'ho visto in vetrina e ho pensato che ti sarebbe stato bene.» dice imbarazzato ed evitando il mio sguardo. «Insomma, Emy, non c'è un motivo valido.»

Sto sorridendo come una stupida, non riesco a non farlo. Mi avvicino a lui e afferro il suo viso tra le mani, voltandolo lentamente nella mia direzione e i nostri occhi riescono finalmente ad incontrarsi.

«Ti amo.» gli dico in un sussurro.

Resta a bocca aperta e noto che un piccolo sorriso sta comparendo sulle sue labbra. Mi afferra per i fianchi e mi bacia in modo lento e dolce, scaturendo in me la solita sensazione e i soliti brividi lungo la spina dorsale, solo lui è in grado di farmi provare tutto questo. Ci stacchiamo e restiamo a fissarci per qualche istante, quando la suoneria del mio cellulare interrompe il momento.

«Che tempismo.» dice sarcastico.

«Già...»

Mi allontano da lui e lo afferro dal comodino, leggendo il nome di Cindy sullo schermo.

«Mamma.» rispondo immediatamente.

«Emy, dove sei?»

«Ehm... al bar con Tiffany.»

«Non hai dimenticato che tra poco dovrai partire, vero?»

«No, infatti stavo per tornare a casa.»

«Ti aspetto.»

Riattacco e torno a fissarlo, ha di nuovo quell'aria turbata e anche un velo di tristezza negli occhi.

«Era la mamma.» sottolineo l'ovvio, senza sapere cos'altro dire.

«L'avevo capito.» risponde a tono basso.

«Andiamo?»

«Certo.»

Ti amo e ti odio! 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora