Kya si svegliò ancora una volta. Era già la quarta volta che si svegliava. Aveva passato una nottata, di nuovo. Più si avvicinavano le vacanze, più i suoi incubi aumentavano e lei non capiva il perché. Era una delle ragioni per cui odiava la fine dell'anno o le vacanze in gerale, specialmente il Natale. Un altro era il fatto che i suoi amici scomparivano per tutta l'estate ed erano irraggiungibili al cellulare. Era una delle domande a cui non riusciva a dare risposta, insieme a quella su sua madre. Con un sospiro si alzò e andò in bagno, afferrando prima i vestiti. Sapeva che suo padre era già uscito, così accese lo stereo che aveva in bagno e alzò il volume della musica. Indossò i jeans, una canottiere nera e una camicia a quadrettoni verdi e neri di una taglia o due in più. Si truccò con matita e mascara, indossò gli orecchini e i suoi braccialetti con le borchie. Cacciò uno sguardo alla spazzola con disgusto, poi l'afferrò e iniziò a spazzolarsi i capelli rosa. Si, avete capito bene: rosa. Non erano tinti, ne aveva anche le prove. In ogni foto sua, da quando era comparsa sulla soglia del padre sino a quel momento, aveva i capelli rosa. Non capiva come fosse stato possibile. Forse suo padre l'aveva immersa in un colorante per capelli permanente o aveva fatto esplodere uno dei suoi esperimenti e così i capelli erano diventati rosa, sta di fatto che aveva i capelli più strani sulla terra. Forse anche dell'intero universo. Lasciò che i capelli ricci le ricadessero sulla schiena, poi scese a fare colazione. Casa sua era un piccolo appartamento all'ultimo piano con la mansarda, che suo padre aveva arredato per essere la sua stanza. La cucina comunicava con il salotto, poi girando a destra vi era il bagno e sempre a destra, in fondo al corridoio, vi era la stanza di suo padre. A sinistra vi era lo studio del padre, un posto pieno di provette e libri. Kya vi aveva appeso un enorme cartello alla porta con su scritto "RADIOATTIVO" pochi anni fa. Quando era arrivato a casa, suo padre era scoppiato a ridere e insieme avevano deciso di lasciarlo lì. S'avvicinò alla penisola dove mangiavano e notò un piatto di ciambelle al cioccolato con un biglietto sopra.
Ben svegliata tesoro. Spero che queste ciambelle ti facciano iniziare bene la giornata e che ti godrai l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze. Sappi che qualunque cosa accada ti voglio bene. Non dimenticare mai chi sei mio piccolo diamante. Ti voglio bene, papà.
Non la chiamava mai "mio piccolo diamante". Se proprio accadeva voleva dire che qualcosa di brutto stava per avvenire, come era successo alla morte della nonna o della sua tartaruga di terra Billy. Kya scacciò quei pensieri e afferrò una ciambella al cioccolato. Mangiò in fretta, si lavò i denti e, con lo zaino nero in spalla, scese sulla strada. Entrò nello Starbucks sotto casa e prese il suo solito cappuccino con panna, scaglie di cioccolato e pistacchi. Uscì dallo Starbucks con il cappuccino ancora fumante in mano. Camminò fino alla fermata degli autobus e giunse in tempo per prendere quello che l'avrebbe condotta a scuola. Scese dal bus e percorse il resto del tragitto a piedi. Sorpassò tutti i ragazzi che la fissavano. Molti ragazzi avrebbero voluto essere fidanzati con lei, ma li respingeva tutti. La maggior parte delle volte era perché erano degli sbruffoni montati. A lei sarebbe piaciuto conoscere un ragazzo carino, magari con gli occhi verdi e i capelli castani, e con un bel carattere. Un tipo forte e dolce. Con passo spedito entrò nell'edificio, mentre parecchi occhi si posavano su di lei.
"Maiali" pensò lei con lo sguardo basso. Arrivò al suo armadietto, lo aprì e prese fuori i libri e ci posò dentro ciò che non le sarebbe servito per le tre ore successive. Alzò la testa solo quando sentì dei gridolini provenire dall'ingresso. Si sporse oltre la fila di armadietti e vide un ragazzo davvero, ma davvero bello. Aveva i capelli color cioccolato fondente e gli occhi di un verde particolare. Due smeraldi erano. Aveva le spalle larghe e le braccia muscolose, o almeno era ciò che la sua maglietta a maniche corte faceva intendere. Per quanto fosse bello, Kya lo vedeva come il solito ragazzo arrogante e presuntuoso. Alzò gli occhi al cielo e chiuse l'armadietto. Si voltò e si diresse il classe. Almeno, la sua intenzione era proprio quella, ma andò a sbattere contro un petto caldo e lei volò per terra insieme al ragazzo. Lo fulminò con lo sguardo e gli urlò:-Guarda dove vai, cretino!
Raccolse i suoi libri e si diresse verso la sua classe, lasciando il ragazzo lì a terra. Lui s'alzò velocemente e la raggiunse parandosi davanti a lei:-Potresti anche chiedere scusa.
Kya scoppiò in una risata:-Si, io che chiedo scusa a te? Chi è che mi è venuto addosso? Sai, non credo che tu conosca le buone maniere. Insomma, sei tu che hai svoltato l'angolo e mi sei venuto addosso, no? Detto ciò, addio.
Lo sorpassò ed entrò in aula. Il ragazzo boccheggiò per diversi minuti, poi strinse i pugni e respirò profondamente diverse volte. Quella ragazza... era lei.
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EROI DELL'OLIMPO- L'Ultima Battaglia
FanfictionPercy Jackson pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla, ovviamente nei limiti di un mezzosangue, ma non pensava che stesse tutto per cambiare. Harry Potter aveva combattuto la sua battaglia, aveva sconfitto il Signore Oscuro e salvato i su...