Annabeth entrò nella Sala dei Troni con rabbia, quasi correndo. Era ferita, a pezzi e terribilmente preoccupata e, forse, era quello che la feceva camminare così velocemente. In strada era tutto tranquillo. Dopo che il Caos si era dissolto, le sue forze si erano ritirate, tornando da dove erano venute. Clarisse aveva preso dei ragazzi e stavano pattugliando la strade, per assicurarsi che nessun mostro fosse rimasto in città. Annabeth era balzata sull'ascensore ed era salita sull'Olimpo, insieme ad altri ragazzi, ed aveva corso fino all'edificio greco distrutto dalla malvagità del Caos. Raggiunse il figlio di Poseidone e lo guardò per un attimo, chiedendosi se doveva picchiarlo o abbracciarlo, mentre lacrime calde scendevano sul suo volto abbronzato. Il ragazzo spalancò le braccia e la figlia di Atena vi si cataputlò. Percy l'abbracciò e lei non potè fare altro che ricambiare, stringendo forte la maglietta rotta del ragazzo. Lui, poi, le prese il volto e la baciò dolcemente, quasi a stampo. Dei, sei aveva avuto paura. Aveva avuto paura di perderla, di perderla per sempre e lei aveva avuto paura di perdere lui, l'unico che l'avesse mai amata veramente. Annabeth s'accoccolò tra le sue braccia, aspettando che tutti i semidei e i maghi entrassero nel templio. James corse ad abbracciare la figlia di Ishtar, la quale iniziò a piangere come una fontana, versando lacrimoni cristallini che si scontravano con il pavimento di marmo. Harry fu placcato dai suoi amici, prima tra tutti Ginny Weasley, che fece irruzione come un uragano rosso. Rimproverò Harry, dandogli del pazzo, mentre tutti, compreso lo stesso grifondoro, ridevano, aspettando che la rossa finisse la sua ramanzina. Judith, l'amica di Cameron, la figlia di Mextli, saltò, letteralmente, addosso al povero ragazzo, baciandolo con forza, trasfomando il figlio di Ehēcatl in un pomodoro a tutti gli effetti. Il biondo ricambiò il bacio, dopo essersi ripreso dallo stato iniziale di schock, mentre una serie di esultazioni si elevavano dal gruppo dei mesoamericani che li avevano circondati. Ziah fu accerchiata dai membri della Casa della Vita e, in particolar modo, dalla Brooklyn House, la quale esultava con ferore, felice per la vittoria. Jean, invece, fu sollevata in aria dal resto einherjar, i quali gridavano il suo nome ad alta voce, facendolo rimbalzare tra le pareti distrutte dell'edificio. Poi comparvero loro: gli Dei, gli immortali. Erano alti, troppo alti e sarebbe stato carino, da parte loro, abbassarsi, facendo sì che i semidei potessero guardarli negli occhi. Poi successe una cosa strana, a dir poco assurda, che fece venire la pelle d'oca a Percy: gli Dei s'inginocchiarono, seguiti dagli altri, mentre lui, Ziah, Jean, Cameron, Kya e Harry li guardavano stupiti e meravigliati. Zeus alzò il capo, posando lo sguardo sui sei ragazzi, meravigliati per quello che era successo:-Grazie mille. Grazie per averci salvato, grazie per aver salvato il mondo intero.
I sei ragazzi si guardarono contemporaneamente, cercando una qualche risposta. Non era normale una cosa del genere. Ziah incrociò lo sguardo di Ra, che sorrideva soddisfatto, della sua protetta. Il dio, sempre stato umile e saggio, si sentiva piccolo e insignificante, davanti alla forza dei sei ragazzi, i quali erano riusciti in un qualcosa di impossibile. Insomma, non capitava tutti i giorni di fermare il Caos, addormentandolo. Nessuno sapeva quanto sarebbe durata quella pace che adesso regnava sovrana in quel luogo. Gli Dei si rialzarono da terra, adesso con il mento alto e le spalle dritte. Zeus tossicchiò un poco, abbassando poi lo sguardo sui semidei e sui maghi che stavano lì sotto e li osservavano dal basso. Con un movimento della mano del Dio dei Cieli, comparvero delle panche di legno gigantesche, sulle quali, le divinità si sedettero. Le gambe dei semidei tremavano come foglie. La sala era silenziosa come non mai. Ogni tanto, Zeus riceveva delle gomitate dagli altri Dei, ma sembrava troppo imbarazzato.
-Chiediamo perdono- disse Ra scuotendo la testa esasperato- Chiediamo perdono per avervi lasciati soli, a combattere qualcosa molto più grande di voi. Vorremmo, in una qualche maniera, ringraziarvi, tutti voi. Promettiamo, tutti noi, che, qualunque cosa voi desiderate, essa sarà vostra e...
-Non voglio essere scortese- lo interruppe Percy cercando di non essere troppo scortese nei confronti dell'anziano dio, che, tra tutti, sembrava il più disponibile a mantenere tale promessa nei confronti dei ragazzi- Quello che vogliamo, tutti noi, è poco. Rivorremmo le persone a noi care di nuovo vicino a noi. Sappiamo che tutto ciò è... difficile da ottenere, ma sono sicuro, che per voi non sarà difficile.
-Percy Jackson- lo chiamò Zeus incrociando le braccia al petto- Tra tutte le richieste che potresti fare, chiedi sempre qualcosa che possa aiutare tutti. Io ti chiedo, allora, è davvero questo quello che vuoi?
-Con tutto il rispetto possibile- affermò Annabeth intromettendosi nella conversazione- Se fossimo egoisti, allora, quello che è accaduto oggi non avrebbe avuto luogo. Il fatto di avere un nemico comune, un mondo, o più mondi, da proteggere, ha fatto sì che tutti noi, greci, romani, asgardiani, egizi, mesoamericani, mesopotamici e maghi, collaborassimo, senza pretendere nulla dagli altri. Non è così che dovrebbe essere.
-I caduti non dovevano morire così- intervenne Kya puntando lo sguardo sulla schiera di Dei- Sono morti pensando alla comunità. Rispondo io per Percy: sì, è quello che voglio. Tutto quello che chiediamo è questo.
-Figlia mia- iniziò Ishtar- La morte è morte, non può essere cambiata. Se questi ragazzi credevano nella vittoria allora...
-Vi sbagliate madre- affermò con sicurezza la figlia della dea, mentre i pugni erano chiusi in morse ferree- Loro meritano di stare quassù, come tutti noi. Se siamo riusciti nella nostra impresa, è grazie a loro, che ci hanno protetto, confortato nei giorni bui, fatto sorridere, aiutato ad alzarci e a combattere, spalla a spalla. Questo è quello che desideriamo.
-Il vostro altrusimo non ha mani fine, vedo- commentò colui che Percy identificò come Seth, il dio del deserto. Ra sorrise, appoggiando una mano sulla spalla del dio, e disse, con voce solenne, come se sfidasse gli altri Dei a contraddirlo:- L'altruismo è ciò che li distingue da noi, caro Seth. E hanno ragione quando dicono che senza di loro non ci saremmo più da molto tempo. Per quel che mi riguarda, i caduti della Casa della Vita potranno tornare a camminare sulla Terra. Osiride provvederà affinchè sia così.
Colui che doveva essere Osiride, un uomo dalla pelle azzurro-verde, un copricapo e una tunica bianca, annuì in silenzio. Anche Marduk fece sì che Ereshkigal riportasse in vita coloro che erano caduti in battaglia e così, poi, fecero tutti, compreso Odino, che s'assicurò che i suoi guerrieri fossero rintegrati nel Valhalla, come se tutto ciò non fosse mai successo. Ad Annabeth e altri aspiranti architetti vennero affidate le ricostruzioni dei templi, i quali avrebbero soggiornato sull'Empire State Building ancora per molto tempo. La figlia di Atena fu felicissima del nuovo incarico affidatole, anche se significava fare avanti e indietro dall'università di Nuova Roma. Talia e le Cacciatrici ritornarono ad essere l'esercito personale di Artemide, la quale, per la prima volta dopo millenni, concesse alla figlia di Zeus di avere una storia d'amore con il figlio di Ermes, Luke Castellan, il quale fu minacciato di morte dalla Dea della Caccia. Reyna, nonostante a sua posizione di pretore e la sua abilità nell'essere una semidea, decise di cambiare vita e di seguire Draco a Londra. Nessuno sapeva come fosse nato l'amore tra i due, ma tutti erano felici per loro e per i loro cuori adesso felici. Insomma, tutti avevano quello che volevano. Jean era stata accolta con gioia dagli einherjar e aveva intrapreso una conversazione con un ragazzo, un figlio Ullr, una divinità della caccia. La Brooklyn House era di nuovo salda e unita, adesso più che mai e contava circa una cinquantina di allievi che volevano imparare la magia divina. L'unico a non esseere contento era Percy, che osservava la Sala dei Troni sfoltirsi. Osservava i semidei e i maghi andare via, come se fossero una grande famiglia allargata, ricca, che poteva prosperare e rendere il mondo migliore. Potevano fare qualcosa tutti assieme, fare qualcosa di bello.
-Aspettate!- gridó il figlio di Poseidone attirando l'attenzione su di sè, rivolgendosi poi alle divinità che stavano per uscire-Dobbiamo stare uniti.
-Cosa stai dicendo, Percy?- chiese Poseidone non capendo che cosa volesse dire il figlio. Percy spostó lo sguardo sul padre:-Padre, la nostra debolezza è stata la poca unione, il fatto che non abbiamo mai vissuto tutti assieme, l'incapacità di capire gli altri.
-Dove vuoi arrivare, semidio?- domandò Atena. Annabeth scoccó un'occhiataccia alla madre, la quale rimase colpita di tale gesto da parte della figlia, la quale non aveva mai fatto atti di ribellione come questi. Percy non si fece intimorire dalla dea della saggezza e proseguì il suo discorso:-Uniamoci in una sola cosa. Uniamo i campi e se lo vorranno anche i maghi potranno entrarvi. Collaboriamo, dobbiamo farlo, o la prossima volta non andrà così bene. L'unica cosa che ci serve è espandere i territori. Potrebbe cambiare tutto.Che ne dite, si puó fare?
Lo guardavano tutti stupiti per quelle affermazioni e lui si chiedeva il perchè. Sapeva di avere ragione e sapeva che era l'unico modo.
-Ne sei sicuro?- chiese sempre il dio del mare. Percy annuì e Poseidone guardó il fratelli, Zeus e Ade, i quali annuivano concordi, nonostante il timore. Era già successa una cosa simile e non era andata a finire bene. Nonostante ció, tutti fuorono d'accordo e, così, i confini del Campo Mezzosangue furono allargati, pronti ad ospitare tanti ragazzi, di tante culture diverse.
-Un'ultima cosa- continuó il figlio di Poseidone, mentre Lou Ellen gli porgeva il Vaso di Pandora- Questo appartiene a te, Estia.
La dea sorrise intenerita e s'avvicinò, prendendo dalle mani del semidio il vaso:-Ancora una volta, affidi a me il Vaso di Pandora.
-Sei la dea di cui mi fido di piú- commentó il ragazzo, per niente impurito di quello che sarebbe sucesso. Estia gli sorrise, dirigendosi poi verso il focolare, l'unica cosa sopravvissuta a quella catastrofe. Gli altri Dei, piano piano, inziarono ad andarsene, per tornare alle proprie faccende. Anche i semidei ritornarono alle proprie case, o meglio, al Campo Mezzosangue.
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EROI DELL'OLIMPO- L'Ultima Battaglia
FanficPercy Jackson pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla, ovviamente nei limiti di un mezzosangue, ma non pensava che stesse tutto per cambiare. Harry Potter aveva combattuto la sua battaglia, aveva sconfitto il Signore Oscuro e salvato i su...