I MORTI RESUSCITANO

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Jason non si aspettava di vedere arrivare sua sorella a cavallo di Blackjack, poiché Talia soffriva di vertigini. Piper li aveva avvertiti dell'imminente arrivo della cacciatrice, spiegando anche che era stato tutto un malinteso e che comunque Talia sarebbe rimasta con loro.
Talia atterrò nel giardino dei Weasley, scese da Blackjack e provò a fare due passi verso Jason, ma per poco non cadde. Percy ringraziò il pegaso che volò via dopo che gli fu data una zolletta di zucchero.
Jason aiutò Talia ad entrare ed ad accomodarsi sul divano. La signora Weasley uscì dalla cucina con un sorriso enorme stampato sulla faccia ed esclamò:-Ciao cara, ben arrivata. Vuoi una tazza di tè? Della torta alle mele?
-No, grazie signora- rispose Talia ancora stordita- Un bicchiere d'acqua va benissimo.
La signora Weasley annuì, andò in cucina, prese un bicchiere d'acqua poi lo portò alla ragazza. Talia ne bevve metà, poi posò il bicchiere sul tavolino e iniziò a raccontare degli ultimi avvenimenti del Campo Mezzosangue. I mostri avevano cominciato ad attaccare sempre più frequentemente e molti ragazzi erano finiti in infermeria cercando di proteggere il campo.
-E non è tutto- continuò Talia- Alcune ancelle mi hanno riferito che percepiscono dei cambiamenti. Li ho notati anche io. I mostri che ora cacciamo...sono quasi indistruttibili e sono molto più antichi di tutti gli altri.
Il silenzio rimase incontrastato nella stanza per almeno cinque minuti.
Jason non sapeva che cosa la sorella volesse dire, ma era sicuro che avesse ragione. Talia era particolare, ma non pazza sia chiaro. Jason doveva anche ammettere che aveva un po' di paura di quella ragazza.
Dopo che si fu ripresa, Talia andò a cambiarsi e i ragazzi rimasero soli.
Jason non sapeva che pensare. Chirone li aveva mandati in missione senza dirgli niente, niente di niente. Jason si sentiva un po'tradito, da Chirone e dagli Dei.
Aspettarono Talia e quando la ragazza scese, si diressero fuori dove l'aria invernale era fredda e pungente colpì i loro visi. Leo accese una fiammella sulle sue dita e la lanciò verso la legna che avevano ammucchiato. L'aria sembrò riscaldarsi. C'era freddo però, e questo condizionava anche il fuoco di Leo.
Semidei e maghi iniziarono ad allenarsi, ignorando il freddo pungente.
Jason stava volando sopra i ragazzi cavalcando le correnti con Draco, che era a bordo della sua scopa volante. Jason, quelle scope, le trovava veramente forti ma allo stesso tempo non gli piacevano granché. Probabilmente era perché lui preferiva volare a suo modo.
-Reducto!- gridò Draco. Jason schivò l'incantesimo sollevandosi solo un po'più in alto.
-Jason!- gli urlò Talia- Non volare troppo in alto!
Talia combatteva con lancia e scudo. Da quello che Jason sapeva, lei non usava quasi mai l'egida e la sua lancia da quando era entrata nelle Cacciatrici, anche se però le portava sempre con sé.
In quel momento, sfruttando quel momento di distrazione, Draco lo colpì con la coda della scopa. Jason volò a terra e, per sua fortuna, non diventò frittata semidivina.
-Vi va di fare una Caccia alla Bandiera?- domandò Talia che aveva messo al tappeto Leo. I semidei annuirono entusiasti, mentre i maghi li guardarono strani.
-Qualcuno può spiegarci che cos'è?!- esclamò Ron.
-È un gioco che facciamo al Campo Mezzosangue- spiegò Leo- Ci sono due squadre e due bandiere. Le squadre devono rubarsi le bandiere.
-Esistono anche delle regole- lo rimbeccò Piper- Non si può uccidere e ferire. Solo catturare.
Era chiaro che i maghi erano curiosi di provare quel gioco, ma erano anche terrorizzati. Avevano visto tutti di che cos'erano capaci i nuovi ragazzi e non sapevano che avevano visto solo una parte delle loro capacità.
-Facciamo domani- propose Annabeth mentre guardava il cielo, il quale aveva cominciato ad essere grigio come gli occhi della ragazza.
Tutti annuirono e rientrarono in casa per la cioccolata calda e un film.

Quella sera, Annabeth si ritrovò con Leo in corridoio per gli ultimi aggiornamenti sul bronzo celeste, oro imperiale e ferro dello Stige. Il ragazzo aveva l'aria stanca, lo si vedeva dalle occhiaie che aveva sotto gli occhi.
-Brutti sogni?- domandò Annabeth.
-Si- rispose Leo guardandosi le mani.
Tra i due ragazzi si era formato un rapporto di amicizia reciproca e fratellanza. Erano entrambi inventori e costruttori quindi si capivano bene quando parlavano di cose diverse dai sentimenti. Entrambi erano bravi a pensare, a risolvere i problemi matematici e meccanici.
-Ancora lei?- chiese Annabeth, anche se sapeva già la risposta. Leo faceva lo stesso sogno tutte le notti e nessuno dei due non capiva il motivo. Forse era come per lei. Ogni notte sognava il Tartaro. Non era bello.
-È ogni notte più terrificante, Annabeth. Non so come tu faccia, ogni notte, a sopportare i tuoi incubi. Io impazzirei.
-Leo, tu non sei solo. Io li sopporto con l'aiuto di Percy. Tu hai Calipso. Parlane con lei.
-Grazie Beth.
Solo lui la poteva chiamare Beth, perché Leo era il fratello minore che Annabeth non aveva mai avuto. Lui era quello che Annabeth aveva sempre sperato di avere in casa come fratellino. Uno come lei, che riuscisse a capire i problemi e a risolverli.
-Comunque ho scoperto una cosa: i materiali delle nostre armi sono stati lavorati con la magia, per questo resistono agli incantesimi. Ho esaminato Vortice, come mi avevi chiesto.
-E?
-Annabeth non sono belle notizie.
-Dimmi Leo. Dobbiamo sapere cosa sta succedendo.
Leo sospirò:- La spada sta cambiando.
-Che intendi dire?- domandò Annabeth preoccupata.
-Non lo so, ma non è una bella cosa. Vortice è antichissima, più di tutte le altre spade. La sua composizione metallica è difficilissima da comprendere e da realizzare. Presto o tardi, sappiamo che Percy sarà incontrollabile, se sono giusti i nostri sospetti, e con lui Vortice. Potremmo ritrovarci in guai seri.
-Leo i nostri sospetti sono giusti. Ti ricordo che le informazioni ce le ha date il Divino Poseidone. Mi fido del dio del mare, soprattutto quando si parla di Percy.
Leo annuì poi sbadigliò e disse:-Dormiamoci su Annabeth.
Si diedero la buonanotte e ognuno tornò nella propria stanza.

Il giorno dopo, s'alzarono la mattina presto, fecero tutti colazione e uscirono a giocare a Caccia alla Bandiera nel bosco dove c'era un ruscello che alimentava il lago. Le squadre erano composte da Percy, Annabeth, Frank, Calipso, Nico, Talia, Harry, Draco e Ginny nella metà est e Hazel, Jason, Piper, Leo, Reyna, Alex, Will, Hermione e Ron nella metà ovest.
La squadra azzurra, quella di Annabeth, aveva nascosto la bandiera, che era un lenzuolo blu, in mezzo a dei rami di un albero. A far da guardie c'erano Nico, che s'era nascosto nell'ombra e Talia, che nonostante le proteste, era rimasta a tener d'occhio la bandiera.
Frank aveva già giocato alla Caccia alla Bandiera durante una permanenza al campo greco. Era stato in squadra con Percy e Annabeth ed avevano vinto, nonostante la squadra avversaria fosse più numerosa era stata l'unica volta che ci aveva giocato. Per il resto, mentre Hazel faceva greco-romano romano-greco con Nico, lui doveva rimanere al Campo Giove come pretore. Era stato tentato a mollare tutto, ma alla fine era rimasto sempre lì a fare il suo lavoro.
Quando George, a cui era stato chiesto di fare da arbitro, suonò il corno, Frank si trasformò in un corvo. Era il piano di Annabeth: mandare Frank e Calipso avanti, lui via cielo e lei via terra.
Calipso era sotto di lui che correva, ma era molto silenziosa, tanto che non si sentiva.
Frank individuò la bandiera, così tornò a terra e ritornò umano. Lui e Calipso si acquattarono dietro un cespuglio e studiarono la situazione. Davanti alla bandiera c'erano Leo e Hazel, quest'ultima in groppa ad Arion, un cavallo leggendario super veloce.
Frank capì la scelta di Reyna, il capitano della squadra rossa. La figlia di Bellona aveva messo Leo e Hazel perché avrebbero avvisato la squadra in un modo o nell'altro. Reyna non era una stolta, del resto era la figlia della dea romana della guerra.
Hazel e Leo erano vigili davanti alla bandiera.
Calipso fece segno a Frank di distrarre i due mentre lei prendeva la bandiera.
Frank fece di meglio: s'arrampicò su un albero diventando un topo. Una volta in cima, ritornò umano, incoccò una freccia e la lanciò a pochi centimetri da Leo.
Il figlio di Efesto, prese a lanciare palle di fuoco verso il figlio di Marte che credeva essere Talia. Frank non seppe se quel paragone doveva essere un'offesa o un complimento, del resto le Cacciatrici di Artemide erano le migliori nel tiro con l'arco
Il figlio di Marte incoccò un'altra freccia e la dirottò verso le orecchie di Arion, che, spaventandosi, s'impennò e corse tra gli alberi. Frank si ripromise di chiedere scusa ad Hazel, subito dopo aver vinto.
Scese dall'alberò e Leo gli urlò:-Ma è Zhang! Io che credevo fosse Talia!
Ancora una volta, Frank non seppe come reagire a quel commento.
Frank estrasse la spada e Leo e Hazel fecero altrettanto. Quando Leo finiva a terra, Hazel lo sostituiva. Il figlio di Marte, mentre schivava un colpo mirato al petto di Leo, diede uno sguardo alla bandiera: non c'era più. Fece la prima cosa che gli venne in mente e, dopo aver atterrato sia Hazel che Leo, si trasformò in un dragone e volò sopra a Calipso, proteggendola nel caso qualcuno avesse provato a togliere alla squadra blu la vittoria.
Quando la ragazza atterrò dall'altro lato del fiume che fungeva da confine, il corno rimbombò e la voce di George si fece sentire:-Parità!
Frank non era mai stato così sorpreso. Era stato talmente impegnato a proteggere Calipso che non ci era preoccupato dell'altre squadra che aveva preso la bandiera.
Tutti i ragazzi di guardarono cercando di capire che cosa fare.
A Frank non era mai successo. A rompere il silenzio ci pensò Annabeth:-Bella partita, complimenti.
Tornarono alla casa dei Weasley parlando della partita che era durata quasi un'ora e mezza.
Sulla strada di casa, si fermarono: davanti a loro c'era un esercito di morti.

EROI DELL'OLIMPO- L'Ultima BattagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora