L'INIZIO DELLA FINE

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Ed eccoli lì, sotto l' Empire State Building, l'Olimpo, stesi sull'asfalto caldo. Il cielo era nuvoloso, ma faceva un caldo assurdo, comunque. E c'era qualcosa che non andava. Kya si tirò a sedere mentre si massaggiava la testa dolorante. Ricordava tutto ed sicura di aver fatto la scelta giusta. Era ciò che aveva chiesto a Theo: un viaggio nel tempo, l'orologio più veloce. Si tirò su in piedi, braccolando un poco, raggiungendo i suoi amici. Aiutò Brooke ad alzarsi e la figlia di Selene, a sua volta l'aiutò a svegliare gli altri. La figlia di Ishtar si guardò intorno, notando, in lontananza, una nave di legno scuro che riconobbe come la Heroes. Guardò il suo orologio. Il 17 luglio. Solo quattro giorni prima della fine. Era veramente giunta? Sì, purtroppo. Theo le aveva spiegato che le Parche gli permettevano solo di arrivare lì, perchè ci sarebbero state delle scelte importanti nell'avvenire, perciò bisognava vivierle, senza omissioni. Theo aveva parlato di ricordi fittizzi, sia per lei che per i suoi compagni e tutto il mondo, ricordi per i quali aveva collaborato con la sua ragazza, una giovane semidea di quindici anni, figlia di Mnemosine. Era stato un lavoro duro, ma ce l'avevano fatta, del resto erano lì. Kya vide dei ragazzi dentro l'Empire, decidendo così di dirigersi lì. Entrando, l'odore di sangue e disinfettante le invase le narici, travolgendola. Vide diversi ragazzi supini, mentre altri medcavano le ferite. Kya si fece largo, ascoltando lo scricciolio dei suoi anfibi neri sul marmo della hall dell'edificio. Il cugino era seduto su una sedia, che si faceva medicare con ago e filo da una ragazza con arco e frecce sulla schiena. Tratteneva insulti contro nemici, mentre la ragazza lo cuciva sulla schiena.
-Stai bene?- chiese Kya. Percy trattenne un altro insulto:-Ti sembra che stia bene?
-Okay, non stai bene- ribattè la ragazza- Se anche la tua genitlezza è andata a quel paese, allora non stai bene.
-Hanno attaccato dopo la ritirata, mentre ci ritiravamo- commentò Percy- Una falsa ritirata, mai vista roba del genere. Giuro che appena metto le mani su quel generale gli stacco ogni arto che possiede.
-Non credo che gioverebbe alla tua salute, Percy- fece Annabeth passando di lì, con li cappellino da baseball in mano- Le vie laterali sono libere. Talia si sta occupando ancora del ponte a sud, ha detto che ci vorrà ancora un po'. Il Brooklyn Bridge era pieno a quanto pare.
-Non mi sorprende- rispose Percyò- Buona idea metterci sia le Cacciatrici, un quarto di Legione e le Amazzoni.
-Sono una figlia di Atena, ricordi- sorrise la ragazza dandogli un bacio sulla guancia, per poi imboccare le scale e sparire. Kya scosse la testa, quei due trovavano il modo di punzecchiarsi un po' ovunque. Si voltò verso il cugino, che si era rimesso la maglietta arancione, logora e sporca, con la scritta sbiadita. Si spettinò i capelli e sorrise alla cugina, ancora in attesa di parlare con lui. Le fece il segno di seguirla e così fece. Chiamarono l'ascensore e vi salirono, per poi premere il tasto seicento e schizzare verso l'alto. Quando le porte s'aprirono, Kya rimase sorpresa. L'Olimpo era bellissimo. Vi erano grandi templi e giardini bellissimi, con i fiori sbucciati e le foglie verdi. Le statue d'oro degli Dei fungevano da decorazioni per la cittadella, rendendola solo più bella. Percy la guidò sino al tempio più grande, dove una vasta sala con tredici troni regnava sovrana incontrastata. Vide Ziah che torturava la sua collana con lo scarabeo in zaffiro e un ragazzo, dai capelli biondi, quasi bianchi, gli occhi azzurri coperti dalle lenti squadrate degli occhiali e il copo snello e secco. Cameron, uno di loro, un ragazzino di appena quindici anni. Dai ricordi falsi riusciva a ricavare solo quello e poco altro, come la discendenza con Ehēcatl, una delle forme di Quetzalcóat, il serpente mitologico piumato. Di lui sapeva solo questo.
-Perchè ci siamo riuniti sull'Olimpo?- chiese Ziah smettendo di giocare con la sua collana- Non era pericoloso?
-Sì, è pericoloso, ma è l'unico luogo dove possiamo parlare senza essere disturbati- commentò Percy sedendosi per terra, accanto all'Occhio di Ra. Kya prese posto accanto al cugino, mentre nella sua testa iniziavano a formularsi ipotesi su ipotesi. Percy fece un cenno a Cameron e quello si slacciò la collana che teneva al collo, passandola al figlio di Poseidone, che la prese per i capi del laccio di cuoio, mostrandola a tutti i presenti:-Questa sarà la nostra unica possibilità di vittoria.
-Una collana?- chiese Kya guardando scettica il ragazzo accanto a lei. Questo scosse la testa, facendo segno di no:-La collana è l'indizio, mentre la forma è la soluzione. La stella può essere ciò che porterà alla vittoria.
-Lo sai vero che noi siamo in quattro, mentre la stella ha cinque, e voglio sottolineare cinque, punte. Rimarrebbe un buco e non credo ci siano altri Jackson in giro- fece Cameron rimettendosi la collana al collo. Percy sorrise triste:-Harry ed io pensiamo che l'ultima, la quinta punta, l'abbia il Caos, nella sua prigione, o da qualche parte.
-Se così fosse- lo interruppe Kya- Dovremmo averla già trovata. Abbiamo assaltato tutte le basi del nemico.
Il dolorore al cuore la invase, mentre il ricordo di James e Jacob l'assaliva. Aveva passato gli ultimi mesi a nascondere il dolore, o almeno era quello che gli diceva il cervello, che sembrava confuso quanto lei. Di James non c'era traccia, aveva detto così Logan, nè sulla Terra nè sotto, negli Inferi.
-Ti sbagli. Brooke vi ha guidato in quelle che conosceva, ma ce n'è una, in Canada, su Victoria Island, dove non vi ha portato. L'ha scoperto solo ieri dell'esistenza di questa basa nascosta, quindi ti chiedo di non prendertela con lei, per favore.
Kya annuì, facendo cenno al cugino di procedere con il discorso:-Pensiamo che la tenga con lui, probabilmente nel loro campo militare. So che è una missione suicida, ma abbiamo bisogno di lui.
-O lei- lo corressa Ziah- A parte questo, per me va bene. Ma chi andrà? Non possiamo rischiare i ragazzi o diminuiremo troppo in fretta e poi, dopo l'ultima battaglia, non credo che abbiano voglia di partecipare ad un'impresa suicida.
-Voi lasciate fare a me- ribattè Percy- L'importante è che teniate impegnato l'esercito, sperando che il piano funzioni.

EROI DELL'OLIMPO- L'Ultima BattagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora