Perché bisogna soffrire? Perché non si può avere della pace ogni tanto? Perché bisogna sempre fare ciò che è giusto per gli altri, ma per noi è sbagliato?
Quando si svegliò era mattina presto, la testa era appoggiata al petto di James che ancora dormiva. Posizione molto compromettente. Una coperta copriva loro solo le gambe. Kya lanciò qualche imprecazione mentalmente. Si ricordava vagamente che cosa era successo la sera precedente. La cosa che più le premeva era che aveva scoperto chi era sua madre, una madre che, tra parentesi, non esisteva, o meglio, non sarebbe dovuta esistere. Sbatté le palpebre diverse volte per abituarsi alla tenue luce del sole che entrava dalle finestre.
-James!
La voce di una ragazza riempì la stanza. L'infermeria era vuota ed era strano pensare che solo la sera prima fosse piena di gente. La ragazza chiamò di nuovo il nome di James. Kya si tirò a sedere e prese a scuotere James. Quello mugnò qualche parola incomprensibile, ma aprì gli occhi comunque.
-Che succede?- domandò con la voce impastata dal sonno. Kya gli fece segno di fare silenzio e sussurrò:-Ragazza che ti cerca.
Gli occhi di James diventarono enormi. Erano pieni di panico puro. Il ragazzo impallidì, poi sussurrò:-Okay, stenditi e fai finta di dormire.
Kya annuì e, senza protestare, si rimise sotto le coperte mentre James s'alzava e si sedeva sulla sedia accanto al letto. Si coprì fino al volto e decelerò il respiro.
-Eccoti, amore!- esclamò la voce della ragazza. Kya percepiva falsità nella sua voce. Falsità che James non riusciva a vedere, ma lei si. Avrebbe dovuto dirglielo? In fondo, però, chi era lei per immischiarsi nella vita di James? Era la ragazza a cui aveva evitato di morire, ma nulla di più. Quelle poche volte che si erano parlati non era finita bene. La sera prima era un buon esempio. L'aveva quasi ammazzato quel ragazzo. Eppure, sentiva il dovere di metterlo in guardia.
-Hey Kry. Come mai qui?- domandò James con il miglior tono da "giuro che non mi sono svegliato ora" che era riuscito a rimediare. Kya li sentì baciarsi e arricciò il naso. Le faceva schifo però il cuore che faceva male, come se qualcuno l'avesse trapassato da parte a parte con una spada. Una parte della sua mente s'immaginò tra le braccia del ragazzo, sul tetto della ziggurat a guardare le stelle. S'immaginò loro due che indicavano le stelle, o meglio, James le indicava e lei ascoltava. Poi arrivavano le parole dolci sussurrate nell'orecchio e i sorrisi. Si riscosse e si diede mentalmente della stupida. Lei e James erano impossibili, però qualcosa la spingeva a fidarsi del ragazzo, ad amarlo in un qualche modo. Chiuse gli occhi e respirò profondamente.
-Sono venuta a cercarti- rispose la ragazza- Sono passata per la Casa Due, ma mi hanno detto che non c'eri. Micky mi ha detto che eri tornato solo per poche ore poi eri venuto qui. Ha detto che eri venuto a vedere la ragazza dei pazuzu. La figlia della dea sconosciuta.
-Esatto- rispose James- Però non la chiamare "la ragazza dei pazuzu" o "la figlia della dea sconosciuta", per favore. Ha un nome e sarebbe carino, da parte tua, che lo usassi.
-Stai scherzando vero?- domandò la ragazza- No ma dico, l'hai vista?!
-Si l'ho vista, Kristen. Ti assicuro che ha combattuto in una maniera che neanche Zoey e Anne riuscivano a starle dietro, quindi ti chiedo di portarle rispetto.
Kya sentì una mano afferrare la sua spalla e scuoterla. La spalla che era stata ferita dai pazuzu faceva male e anche tanto. La ragazza, Kristen, la chiamava a gran voce:-Hey tipa! Svegliati. È mattina il sole splende e tu ti devi alzare.
La voglia di schiaffeggiare la ragazza era tanta, come prendere l'arco e puntarglielo alla tempia e minacciarla di farle male. Contò fino a venti mentre Kristen continuava a chiamarla. James non si sentiva. Prima l'aveva difesa perché non lo face anche ora? "Codardo" pensò. Veloce come un fulmine afferrò il polso della ragazza e glielo portò dietro alla schiena. Le mise le gambe sulla schiena e la gettò a terra.
-Uno: nessuno mi sveglia alla mattina e sopravvive se non ha una tazza di cappuccino al cioccolato bello caldo con panna e scaglie di cioccolato e cannella. Due: non mi chiamo "tipa", ma Kya. Mettitelo bene in testa. Terzo: porta rispetto, bionda.
La ragazza sotto di lei annuì con la testa e Kya si spostò. Si mise in piedi e si sistemò la maglietta. Guardò James, che intanto se la stava ridendo silenziosamente. Lo guardò con lo sguardo truce, che non ammetteva repliche. James non sorrideva più dopo che incontrò gli occhi ametista della ragazza. Kristen si tirò su in piedi. Era bionda, gli occhi azzurri, le labbra rosee e il corpo snello. Era bella effettivamente, ma era falsa. Falsa come una ladra. Una ladra di cuori. Kristen si appese al braccio di James come un koala e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, poi si rivolse a Kya:
-Sappi che i Maestri verranno a sapere i questo tuo comportamento.
-Sai quanto m'importa?- rispose Kya incrociando le braccia.
-Ti metteranno a posto loro vedrai.
-Nessuno si può permettere di controllarmi. Non tu. Non i tuoi Maestri.
Kristen alzò le spalle e, dopo aver lasciato un bacio a James uscì dall'infermeria scuotendo il fondoschiena in una maniere che a Kya venne male solo a guardarla. Si gettò sul letto e guardò il soffitto. Sentì James sedersi accanto a lei e dire:-Ha ragione lei. Se lo verranno a sapere i Maestri sarai un'emarginata. Non immagini minimamente quanto potere abbia Kristen sui Maestri.
-Non m'importa nulla- rispose secca- A proposito: come si fa ad uscire da sto campo?
-O con un'impresa o per espulsione- rispose James- L'impresa è impossibile che la diano a te. Sei indeterminata, secondo loro. Non sanno se sei una minaccia o meno.
- E se io sapessi una cosa che loro non sanno? Che neppure gli Dei sanno? Otterrei in questo caso un'impresa?
-Improbabile.
Kya storse le labbra. James sorrise poi esclamò:-Vieni. Dobbiamo andare alla ziggurat.
Alzò gli occhi al cielo, ma seguì comunque James fuori dall'infermeria.
Il sole era debole fuori, ma tutto sommato piacevole. Avvolti in sciarpe di lana e cappotti pesanti, James condusse Kya verso un edificio bianco. Era alto quanto una palestra, con poche finestre quadrate e una porta in legno verniciata di nero. James aprì la porta ed entrò. Salì qualche gradino e Kya non poté fare altro che seguirlo. Salirono altre rampe di scale fino a giungere in un corridoio. James aprì un'altra porta e vi entrò. Il luogo era un altro corridoio illuminato dalle finestre della palestra. Dei ragazzi con poco più di vent'anni erano lì a parlottare. Avevano tutti armature nere sopra vestiti normali, ma la cosa che li rendeva particolari, oltre alle armi ai fianchi o sulle spalle, erano le fasce che avevano sulle braccia. Erano tutte di colori diversi, che per Kya non avevano senso. James tossicchiò, per attirare la loro attenzione. I cinque ragazzi si voltarono verso di loro e Kya percepì il panico assalirla. Che cosa sarebbe successo? Sarebbe finita male? L'avrebbero rimandata a casa?
Uno dei cinque ragazzi s'avvicinò. Era biondo, con occhi azzurri come il cielo e il fisico slanciato. Aveva la fascia al braccio di un rosso acceso che, tutto sommato, gli stava bene. S'avvicinò a loro esclamando:-Ed ecco il nostro James!
Lo abbracciò e si scambiarono qualche pacca sulla spalla. Kya rimaneva in disparte, cercando di capire che cosa stesse succedendo e perché James l'aveva portata in quella palestra.
-Tu sei Kya, vero?- domandò il ragazzo biondo- Piacere, Jacob.
-Ehm... Kya- mormorò sorridendo. Improvvisamente le punte delle scarpe divennero interessanti. Jacob le mise un braccio intorno alle spalle e Kya si colorò di rosso. La guidò verso il parapetto che dava sulla palestra. Non vi era nessuno. I quattro insegnati si erano spostati vicino a James, che era rimasto dietro.
-Sai perché sei qui, al campo?- domandò Jacob mentre fissava la palestra. Kya annuì:-Perché sono una semidea, una figlia di una dea.
-E sai anche quale?
Annuì di nuovo e sussurò:- Ishtar.
A Jacob si illuminarono gli occhi. Kya non capiva se quella luce che aveva il ragazzo negli occhi era una buona cosa o meno. Aveva visto la follia negli occhi delle persone la sera che era scomparsa fiducia che lei tendeva a riporre nelle persone. Quella follia, l'aveva portata ad un punto in cui non aveva più lottato per tornare quella di prima. Aveva lasciato che tutte le tenebre l'avvolgessero come una coperta. L'aveva uccisa dentro.
-Per entrare a far parte effettivamente del campo, dovrai essere messa in una delle cinque case e poi farai la tua vita in base a dove ti troverai. Se verrai sistemata nella casa rossa, la Casa 1, sarai una guerriera, sempre a combattere e ad allenarti; sistemata nella casa blu, Casa 2, studierai le stelle, le cure mediche, studierai le regole matematiche e cose così. La casa verde, Casa 3; ti occuperai della terra e nella Casa 4, quella gialla, dei commerci. Nella Casa 5, la casa bianca, sarai anima e corpo al servizio degli Dei, interpreterai i loro messaggi, leggerai il loro volere nelle stelle e scriverai poemi su di loro. Attraverso un test di abilità sceglieremo la tua casa. Capito tutto?
Kya annuì mentre le gambe iniziavano a tremare. I test non erano per lei.
-Martha!- esclamò Jacob- Accompagneresti la nostra amica a prepararsi?
Una ragazza dai boccoli ramati, gli occhi grigi e vispi, il corpo atletico e la fascia verde attorno al braccio s'avvicinò con un sorriso buono. Annuì e prese la ragazza per mano. Scesero le scale e entrarono in un piccolo spogliatoio. Martha storse il naso e disse:-Appena sei pronta, apri la porta e la prova inizierà automaticamente. Nella stanza accanto ci sono delle armi se vuoi. Buona fortuna, figlia di Ishtar.
Uscì sbattendo la porta. Il modo in cui aveva detto "figlia di Ishtar" a Kya non era piaciuto. Era stata acida come il succo di limone. Kya respirò e andò nella stanza accanto. Perlustrò tutte le pareti, cercando qualcosa di leggero da prendersi dietro. S'arrese e si ricordò dell'anello di sua madre. Respirò profondamente e spinse la porta che la separava dalla palestra. Fece due passi e si abbassò prima che una palla gigante di ferro la colpisse. Si domandò se avessero intenzione di ucciderla. In alto, sopra al canestro per il basket vi era un vaso di vetro. Si abbassò di nuovo. Robot dall'aspetto umano s'avventarono su di lei. L'anello diventò due pugnali dalla lama nera, affilati come denti di tigre. Mozzò la testa ad uno e il braccio destro all'altro. Poi ci fu un'esplosione e un robot azzurro e oro dall'aspetto di mostro le graffiò il volto. Kya sentì il suo corpo cambiare. Saltò verso il manichino e vi affondò le zanne, stracciando i fili di cui era composto. Balzò in avanti con agilità e corse verso il vaso. Mentre correva ritornò se stessa. Si lanciò tra le fiamme, con l'anello diventato lancia, colpì un robot distante, poi saltò e afferrò il vaso.
Mani che applaudono. Un unico suono.
Dolore sul viso. Sangue che scorre lungo la guancia. Paura di quello che si è. Il dolore è l'unica cosa che ti affligge. La testa gira. Ti senti mancare, poi ti trasformi perché senti quel rumore che senti ti ferisce. Ti colpisce sulla schiena. Ti colpisce ancora.
Dolore. Sangue che scorre lungo la tua schiena.
Si voltò digrignando i denti. La rabbia cresceva. Una figura imprecisata. Forse era una donna. Sì, le fattezze erano quelle. Aveva il corpo metà umano, metà di una lupa e la coda di scorpione. Stringeva in mano una frusta. Intanto, il sangue scorreva sulla schiena dell'animale. Corse in contro al mostro, non curante del dolore sulla schiena. Mentre però l'animale saltava, quella scomparve. Il felino ringhiò. Il dolore si fece più vivido. Il felino tornò a terra. Le ossa scricciolarono e Kya tornò umana, con la maglietta dietro a pezzi, la schiena lacerata e l'adrenalina in corpo. Jacob e James erano lì, con le facce paonazze e le mani tremanti. Gli altri ragazzi erano poco distanti.
-Direi che la ragazza meriti la Casa 1- disse una donna mora, gli occhi azzurri e la fascia blu intorno al braccio. Jacob e gli altri Maestri annuirono.
James le portò un braccio intorno alle proprie spalle e l'accompagno negli spogliatoi. La distese su una delle panchine con la schiena rivolta verso l'alto. Afferrò una boccetta di vetro con del liquido verde dalla tasca della giacca e la verso sopra ai tagli. Kya urlò di dolore, lasciando che tutto il dolore che aveva provato quando quella frusta l'aveva colpita venisse fuori. Poco dopo non sentì più nulla. Il sangue che prima scorreva non si sentiva più, il dolore non esisteva più.
Kya s'alzò a sedere, con ancora la faccia fregiata dagli artigli del robot. James le sedette accanto, la testa appoggiata al muro e gli occhi chiusi e disse:- Per un momento, ho pensato che non ce l'avresti fatta.
-Simpatico da parte tua- rispose la ragazza- Sei pregato di riporre più fiducia in me, uomo di poca fede. Ho superato la prova credo, quindi, non hai di che lamentarti.
-Adesso sei in circolo, Kya. Sei in un gioco troppo pericoloso- commentò James guardandola negli occhi- Non dovevamo portarti qui. È stato un errore. Un errore che ci porterà alla distruzione.
-Un errore che però potrebbe salvarvi. So come si agisce in questo campo, mia madre me l'ha detto. È una società corrotta. Voglio aiutarvi.
James scosse la testa e esclamò:-Dai alzati, ti accompagno alla tua casa.
La palestra era dal lato opposto del campo, lontano dalla ziggurat e dalle case. Appena usciti dalla palestra, il vento soffiò sui loro volti. Percorsero tutto il campo senza parlare. Giunti davanti alla casa rossa, la Casa Uno, James bussò alla porta in legno scassata alla quale mancava anche la maniglia. Tutto tacque. Dentro alla casa, dove dentro vi era prima un casino, tutti tacquero. Aprirono la porta e Kya fu felice di trovare Anne sulla porta. La ragazza le saltò addosso e la strinse in un abbraccio stritolatore.
-Io lo sapevo!- esclamò la ragazza mentre la strozzava- Vieni chica, andiamo, ti faccio fare un giro della casa.
-Sono invitato anche io Anne, vero?- domandò James. Anne fece finta di pensarci su, poi disse:-Si Jamie, puoi entrare.
James sorrise. Un sorriso buono e smagliante. Anne li fece entrare nella casa rossa. Ragazzi di undici anni correvano in cerca delle loro armi urlando come dannati, ragazzi più grandi giocavano a freccine, mentre altri provavano bombolette spray sui muri creando disegni bellissimi. C'era chi usciva e chi entrava. Era il caos totale lì. I letti erano a castello, tutti difatti e le scrivanie erano in disordine.
-KYA!- gridò qualcuno dietro di lei. Si voltò e vide Zoey venirle in contro correndo. La stritolò in un abbraccio.
-Non respiro....- mormorò la ragazza mentre Zoey la stritolava ancora di più.
-Scusa tesoro, ma sono felice che tu sia qui.
Kya non era felice, anzi, era piuttosto terrorizzata, ma fece finta di non darlo a vedere. Sorrise e non rispose.
-Allora...- fece Anne- Stasera si festeggia.
-Esatto Anne- disse una voce maschile dietro di loro. Kya si voltò. Dietro c'era Jacob che sorrideva:-Benvenuta nella Casa 1, Kya.
Angolo Autrici
Eccomi, di nuovo qui, a scrivere di una ragazza che vieve a scoprire di essere una semidea. Brutta storia, povera tata. A breve si apriranno le iscrizioni per un qualche personaggio per la storia su Aztechi, Maya e Inca, Detto ciò ci si dilegua.
Zao carissimi,
Kiss
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EROI DELL'OLIMPO- L'Ultima Battaglia
FanfictionPercy Jackson pensava che la sua vita sarebbe stata tranquilla, ovviamente nei limiti di un mezzosangue, ma non pensava che stesse tutto per cambiare. Harry Potter aveva combattuto la sua battaglia, aveva sconfitto il Signore Oscuro e salvato i su...