ESTREMI

876 39 10
                                    

Hazel sentiva freddo, ovunque persino dentro le ossa. Era una cosa orribile. Si strinse nel cappotto. Ma chi gliel'aveva fatto fare di rimanere sul ponte? Frank le passò la sua berretta gialla e nera alla figlia di Plutone, che la indossò senza troppi complimenti sopra ai capellii ricci, coprendosi anche le punte delle orecchie. Strofinò le mani tra di loro e vi soffiò in mezzo aria calda. Perchè suo padre aveva nascosto la sua arma originale in Norvegia? Perchè?! C'era troppo freddo. Non poteva scegliere un luogo tipo i Caraibi o le Hawaii? No, ovviamente no, doveva scegliere la Norvegia, un luogo freddo. Hazel si domandava come fosse possibile una cosa del genere. Affondò le mani nella tasca della giacca, passandosi poi la lingua sulle labbra screpolate, ammorbidendole. Erano quasi ad Oslo e sentivano già freddo. Frank strinse la figlia di Plutone a se, in un abbraccio forte e possente, riscaldandola un pochino. Il figlio di Marte bació la fronte della giovane, lasciando che tutta la preoccupazione fluisse lì. Dèi, se era preoccupato per la ragazza! Già normalmente sentiva l'impulso di proteggerla, anche se lei aveva già dimostrato parecchie volte che non ne aveva bisogno, e adesso che si trovavano in un pericolo costante, Frank era ancora più protettivo. Non se la sentiva di lasciare andare la ragazza in città da sola con tutti i pericoli che c'erano. Okay, sarebbero andati con lei Clovis, il figlio di Hypno, e Lou Ellen, la figlia di Hecate. Okay, i due semidei sapevano il fatto loro e Hazel era potente e brava con la spada, perciò non aveva motivo di preoccuparsi, ma non ce la faceva a non farlo. S'avvicinò a loro Percy con un sorriso. Anche lui si strinse la sciarpa oro e rossa attorno al collo, sperando che lo coprisse un po'di più, specialmente sul naso che stava diventando rosso.
-Nocciolina- la chiamò Percy. Hazel odiava quel soprannome, ma adorava il figlio di Poseidone e non poteva offenderlo dicendogli di non chiamarla così. Aveva iniziato quando aveva scoperto, a causa di un certo programma chiamato Google Translete, che il nome della ragazza, in italiano significava nocciola e, perciò, da allora chiamava la figlia di Plutone "nocciolina", rigorosamente in italiano.
-Fammi un favore, okay?- proseguì il figlio del dio del mare- Torna viva.
Era quello in cui Hazel sperava. Erano quasi giunti al porto, dove avrebbero attraccato e, mentre Hazel, Lou e Clovis andavano nel luogo indicato da Annabeth, un altro gruppo composto da Harry, Percy, Draco e Hermione sarebbe andato in giro a cercare qualche provvista. Hazel si era fatta coraggio già dalla sera prima, quando la figlia di Atena le aveva comunicato che sarebbe toccato a lei. Si era detta che era un suo dovere e che non poteva farne a meno. Gli altri avevano rischiato la pelle e lei non sarebbe stata da meno. Avrebbe fatto ciò che andava fatto.
-A che ora partirete?- chiese Frank con una certa riluttanza. Hazel mantenne lo sguardo fisso nel nulla:-Appena attracchiamo. Andremo a prima con una scialuppa e poi a piedi. Basteranno otto minuti di corsa e poi saremo sul luogo. Annabeth ha calcoltato tutto.
-Non avevo dubbi- commentò il figlio di Poseidone voltandosi verso la figlia di Atena che s'avvicinava a passo svelto. Hazel poteva vedere i cuoricini negli occhi di Percy. Annabeth afferrò la mano del semidio e sorrise agli altri due.
-Pronta Hazel?- chiese la figlia di Atena. Hazel annuì e si tolse la berretta gialla e nera di Frank, cedendogliela, e nascose la spada sotto il cappotto. Lou e Clovis erano appena arrivati sul ponte e aspettavano solo lei. Jason calò una scialuppa in mare e sorrise ai tre. Hazel Sperò che tutto andasse come previsto dalla figlia di Atena, o sarebbero stati cavoli amari per tutti. Hazel scese dalla scaletta di legno dopo Lou e Clovis, seguita da Percy, Harry, Draco e Hermione. Percy mosse la mano e la barca si mosse, schizzando verso la riva. Era tutto silenzioso sulla piccola imbarcazione. Percy era concentrato e gli altri sembravano star pregando gli Dei o Dio. Hazel era assorta nei suoi pensieri quando attraccarono e si separarono. Lou controllava una piccola mappa e Clovis si stava stringendo i lacci delle scarpe. Hazel si guardava attorno, cercando di concentrarsi, ma con tutto quel casino le era impossibile.
-Andiamo- commentò Lou iniziando a correre- Muoviamoci.
Hazel seguì la figlia di Hecate per le strade di Oslo, mentre cercava di non morire congelata. Il freddo le colpiva sulla faccia facendola rabbrividire come non mai. Avrebbe fatto due chiacchere con suo padre sui luoghi delle vacanze non appena sarebbe tornata a New York. Certo, prima doveva sopravvivere alla grande battaglia e poi avrebbe potuto parlare con suo padre. Arrivarono davanti all'entrata della fortezza nel giro di una decina di minuti. La fortezza di Akershus era imponente e sembrava un castello medievale. Annabeth le aveva raccontato che era stato costruito nel 1299 e che nessuno era mai riuscita a conquistarla, se non nel 1940 quando le guardie s'arresero all'esercito tedesco. Hazel ricordava quel periodo, anche se ormai a tratti. Aveva imparato che doveva vivere nel presente, non nel passato. Adesso, quel castello era sede del Ministero della Difesa ed era anche il Museo delle forze armate delle Norvegia. Afferrò la mano di Lou e quella di Clovis, trascinandoli tra la folla, spintonando i mortali, che borbottavano al loro passaggio. Dietro di lei, Lou chiedeva scusa alla gente, mentre Clovis si limitava a correre. Passarono i militari all'ingresso e prosrguirono attraversando sale su sale sino a raggiungere un luogo appartato, dove riflettere. Dopo aver passato i militari, Hazel aveva diminuito la velocità, finchè non si era fermata, dopo aver passato la porta d'ingresso. Adesso erano nascosti in una rientranza a parlare. Hazel sosteneva che dovessero scendere verso le segrete, perchè Hazel era sicura che ci fossero, mentre Clovis pensava che bisognasse andare verso l'alto, come tutti gli altri: Piper sulla Torre Eiffell e Jason sulla Porta di Brandeburgo, Leo sulla Sagrada Familia e Sadie sul Museo in Piazza Rossia a Lisbona.
-No- protestò Hazel- Dobbiamo andare giù.
Clovis alzò le spalle e commentò:-Okay, sei tu il capo Hazel. Ora, come facciamo ad andare giù?
-Con delle scale, Clovis- ribattè Lou. Il figlio di Hypno alzò un soracciglio e chiese:-Vedi per caso delle scale, Lou?
-Le posso creare, caro Clovis- fece Lou muovendo le dita, mentre la Foschia compariva tra di esse. Hazel non aveva mai visto nessuno usare la nebbia magica così alla leggera. Sapeva che Lou Ellen era brava, perchè riusciva sempre a fregare i fratelli Stoll con la sua magia, almeno così dicevano i campeggiatori, ma non pensava che le voci del campo fossero vere. Accanto a loro comparvero delle scale e Lou sorrise, facendo segno loro di seguirla. Mentre scendevano, diventava sempre più buio e Hazel si chiese se fosse così anche la discesa negli Inferi: buio e freddo. Si strinse nel cappotto, per l'ennesima volta. Lou fece comparire una torcia dal nulla e continuò a fare stranda con la fiaccola in mano.
-Lou, sai quando devi fermarti, vero?- chiese Clovis alla figlia di Hecate. L'altra alzò gli occhi al cielo, anche se sapeva benissimo che il figlio di Hypno non poteva vederla:-Sto aspettando che Hazel mi dica di fermarmi. Non possiedo ancora il profondimetro interiore o il metal detector, sai. Hazel sorrideva, mentre i due litigavano. Sembravano una coppia di sposini, ma ovviamente non l'avrebbe mai detto ad alta voce, non davanti ai due semidei. Sentì qualcosa vibrare e obbligò i due a fermarsi. Lou fece apparire una porta dal nulla e l'aprì. La torcia che Lou teneva in mano, si spense e tutto diventò ancora più buio. Hazel non aveva mai desiderato così tanto Leo al suo fianco. Per quanto irritante fosse, il figlio di Efesto sapeva i fatto suo e sapeva sempre come risolvere la situazione. La figlia di Plutone sentì un fruscio vicino all'orecchio e subito sguainò la spada, pronta a colpire chiunque si fosse avvicinato. Riaccadde. Menò fendenti al vuoto, mentre gli occhi si abituavano all'oscurità, o almeno ci provavano. Era strano: una figlia degli Inferi che non voleva stare al buio, il loro elemento naturale. Sembrava quasi una barzelletta. Lou provò a ricreare una fiaccola, ma il risultato fu insoddisfacente.-VIA!- sentì Clovis gridare- Andate via, bestie!
Hazel spalancò gli occhi, azione che non servì a molto, e si ricordò delle parole di suo fratello, Nico. Avrebbe dovuto affrontare i nemici dei figli delle ombre: i fantasmi, le creature che nessuno dei figli di Ade avrebbe mai voluto incontrare. Erano morti, che non erano stati seppelliti correttamente e, siccome non potevano pagare il traghettatore Caronte, erano costretti a vagare sulla terra per l'eternità, aspettando il giorno in cui il Caos avrebbe dominato e loro sarebbero entrati negli Inferi e infestando il castello di Ade, vendicandosi così del Dio dei Morti.
-Hazel!- urlò Lou- Mandali via, per favore!
-Non so come fare!- protestò la figlia di Plutone- Non sono potente come Nico e non ho il controllo sui fantasmi.
Hazel sentì qualcosa trapassarla, ma senza ferirla. Fece male dentro. Non aveva mai combattuto contro i fantasmi e tremava al solo pensiero. Non poteva ucciderli, erano già morti. Forse no poteva neanche confonderli con la Foschia, che non era potente come quella di Lou Ellen, inoltre le risucchiava molta energia e dopo non sarebbe stata in grado di combattere. Un verso strozzato di Lou le fece capire che doveva prendere una decisione alla svelta e senza troppi ripensamenti. Non poteva vedere i fantasmi, ma poteva sentirli. Chiuse gli occhi e sentì un fruscio provenire dalla sua destra e un altro alla sua sinistra. L'aria diventava sempre più umida intorno a lei. Con la sua spada tagliò l'aria, sperando di colpire solo i fantasmi. Sentiva urla strazianti e si chiese come fosse possibile. Lou e Clovis non erano di certo, perché quelle urla, le ricordavano quelle dei morti in agonia nei Campi delle Pene. I fantasmi erano, invece, spiriti immortali che viaggiavano sulla terra, aspettando. Eppure, Hazel era sicura che fossero i fantasmi. E poi, giunse alla conclusione. Come loro avevano creato le scale dal nulla, anche chi costudiva le tre armi ne aveva creata una. Hazel pensò alla luce che filtrava dalle finestre delle Heroes, alla luce del Sole, all'umidità che c'era nelle celle sotterrane dei castelli medievali e all'odore nauseante dei cadaveri. Identificò il rumore di catene e fu quasi come tronare indietro nel tempo. Seguiva delle guardie in armatura di ferro lungo un corridoi e, mentre passava, guardava dentro alle celle. Poteva vedere l'agonia dei prigionieri e la loro voglia di morire. C'era chi guardava fuori, attraverso la piccola finestra, oppure guardava il soffitto, sdraiato sulla paglia secca che fungeva da letto. Hazel si chiese se esistesse un modo peggiore di morire. Sentì una voce, maschile, per l'esattezza. Proveniva da una cella poco distante, dove un vecchio giaceva a terra, con la schiena contro il muro. Gli occhi sembravano spenti, nonostante fossero di un bel color grigio che assomigliava vagamente all'argento. Aveva la barba che gli arrivava a metà del petto, anch'essa grigia e incolta. Nonostante la camicia lunga, Hazel poteva vedere quanto gli stesse larga e riuscì a scorgere le ossa del petto. Il vecchio non la degnò di uno sguardo, invece.
-Per conoscere il futuro, bisogna conoscere il passato- ripeteva l'uomo- Tic-tac, tic-tac-tic-tac. Il tempo scorre e la fine è vicina. Tic-tac, tic, tac, tic-tac. Il Caos risorgerà e la terra tremerà davanti alla sua potenza. Solo i fedeli potranno assaporare quel potere e la vita eterna, mentre gli altri, lasceranno questo mondo. Tic-tac, tic-tac.
Un vortice di energia, strappò Hazel dal passato, facendola ritornare al presente. Il luogo dove si trovavano era cambiato, ma Hazel lo riconosceva lo stesso: le prigioni. S'accasciò a terra come un sacco di patate. Non riusciva a capire che cosa era successo, ma sapeva che era strano, molto strano. Lou era affianco a lei, con un pugnale in mano e la Foschia che le danza tra le dita dell'altra. Clovis sembrava voler prendere tutti a cuscinate e nel vederlo, con il cuscino alzato, pronto a colpire, Hazel, per quanto fosse sfinita, fece fatica a trattenersi dal ridergli in faccia. Lou l'aiutò ad alzarsi e le porse la spatha. Probabilmente era caduta quando era tornata nel passato. Hazel si scrollò i vestiti e afferrò la propria arma, per poi indicare la fine del corridoio che sembrava distante secoli:-Là, dobbiamo andare laggiù.
-Hazel, non credo che sia una buona idea- fece Clovis- La Foschia è scomparsa laggiù.
-Ed è proprio per questo che ci andremo- ribatté la ragazza iniziando a correre verso la fine del corridoio. Lou alzò le spalle e seguì la figlia di Plutone, mentre Clovis rimaneva indietro, per poi anche lui seguire le due ragazze. Solo dopo Hazel si rese conto che più cercavano di avvicinarsi, più il fondo si allontanava. Un'altra illusione, sicuramente era così.
-Lou- gridò Hazel- Fai in modo che non s'allontani.
Le mani di Lou s'intrisero di magia e Foschia. Mentre evocava l'incantesimo, Lou sentì le goccioline di sudore scenderle lungo la tempia e correre sino a sotto la maglietta. Doveva ammettere che non aveva mai evocato così tanta magia e, se era successo, era stata aiutata dai suoi fratelli. Adesso, però, non c'era nessuno che potesse aiutarla. Sperò che il suo corpo non iniziasse a bruciare o a congelare, oppure a diventare terra, o anche solo semplice aria. I figli di Hecate, una volta morti, si trasformavano nella magia primordiale, ovvero quella della natura, in base a come erano nati. Lou non aveva mai capito come funzionasse e cercava di pensarci il meno possibile, perché meno ci pensava, meno aveva voglia di scoprire in che cosa si sarebbe trasformata dopo la morte. S'aggrappò alla vita con le unghie, sperando che quell'incantesimo non le costasse la vita, come temeva. Pronunciò le parole magiche e la magia che era nelle sue mani penetrò nella terra, spezzando l'illusione che era stata messa contro di loro. Con fatica, la figlia di Hecate si rimise in piedi, sperando che l'incantesimo avesse funzionato. Hazel s'avvicinò con cautela e il corridoio rimase dov'era. La figlia di Plutone tirò un sospiro di sollievo e s'avvicinò al muro. Era poco distante quando un fantasma le comparve davanti agli occhi. Clovis spalancò gli occhi e si chiese come quella pazza avesse fatto ad uscire dagli Inferi. Melinoe fluttuava nell'aria, trasparente come beh... un fantasma. La dea dei fantasmi era subdola e dannatamente irritante. Clovis l'aveva incontrata durante uno dei suoi sogni e, grazie al cielo, era stata la prima e l'ultima volta. Melinoe sorrise e Clovis pensò che non esisteva un sorriso più inquietante di quello. Batteva anche il sorriso diabolico di Joker, il che voleva dire essere sopra ad ogni limite possibile.
-Buonsalve Melinoe!- esclamò Clovis cercando di far capire alle sue due compagne che dovevano trovare un modo per scacciare la dea dei fantasmi- Qual buon vento ti porta qui? Pensavo che un giorno saremmo potuti uscire insieme, che ne dici? Oppure potrei chiedere a mio padre se ne ha voglio, se ti piacciono quelli più vecchi, anche se di solito piacciono quelli più giovani. Devo ammettere, mia cara, che sei uno schianto e quel color cadavere ti dona.
Hazel intanto si chiedeva che cavolo stesse facendo il semidio. Stava per caso flirtando con la dea? La figlia di Plutone sperava vivamente di no o ne sarebbe rimasta sconvolta. Forse però il figlio di Hypno stava cercando di guadagnare tempo. Ma certo! Come aveva fatto a non capirlo subito?
Si guardò intorno, cercando qualcosa che potesse aiutarli. Sentì il suo metal detector interiore scoppiare, segno che sotto di loro c'erano dei metalli preziosi.Si concentrò su di essi, cercando di evocarli tutti. Schegge di ferro scattavano nell'aria intorno alla figlia di Plutone, che li scagliò contro la dea, intappolandola in una morsa di ferro.
-Lou! Dietro di lei!- esclamò Hazel mentra stringeva le catene di ferro intorno alla dea. Stava sudando. Sentiva le goccioline di sudore scenderle lungo la tempia e le mani tremavano, ormai, pronte a lasciare la presa e darsela a gambe. Lou saltò dietrò la dea e tirò una scultura a forma di fiamma, rivelando un corridoio illuminato da torce dal fuoco verde.
-Andate!- gridò Hazel- Muovetevi!
Clovis trascinò Lou sino alla fine del corridoio, afferrando il cofannetto che era posto su un piccolo altare. Hazel li aspettava all'ingresso, trattenendo la dea, che si dimenava come un'anguilla, cercando di fuggire dalla morsa della semidea. Il figlio di Ipno, afferrò la bruna, trascinandola via insieme alla figlia di Hecate ancora mezza stordita dall'incantesimo che aveva fatto per distruggere l'illusione di Melinoe. Era già tanto se la ragazza riusciva ancora a reggersi in piedi. Melinoe si liberò dalle catene di ferro e fluttuò verso di loro con velocità.Clovis chiuse gli occhi, sognando la Heroes, sperando che, ciò che aveva in mente, funzionasse. Si sentì scomparire e subito sentì il Sole sul volto e le gambe cedere, mentre sentiva una voce familiare dire:-Questa non me l'aspettavo, davvero.

EROI DELL'OLIMPO- L'Ultima BattagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora