IDENTITA'

734 41 13
                                        

Era tardi ormai e Valentina sapeva che doveva andare a dormire, ma voleva aspettarlo. Doveva venire. Non l'avrebbe delusa, ne era sicura. Da quando aveva conosciuto Sebastian a Mosca non faceva che pensare a lui e sapeva che non era bene. Poteva essere benissimo un nemico o chissà che cosa, persino un mutaforma. Eppure, era come se quel ragazzo le fosse entrato dentro, lasciando un segno indelebile nel suo cuore. Ormai era un chiodo fisso, tanto che lo sognava persino di notte. Non c'era nulla di normale. Era arrivata, in pochi giorni, a dimenticare i sentimenti nascenti per il suo migliore amico che, ora, vedeva solo come tale. Vide qualcuno, da un tetto, salutarla e lei sorrise. S'assicurò che nessuno la vedesse e scese dalla nave volante. Il biondo la salutò e fece cenno di sedersi accanto a lui. Sebastian iniziò a parlare e, per l'ennesima volta, Vale gli chiese perché non venisse con loro. Era da giorni che si chiedeva perché il ragazzo la volesse incontrare solo di notte, quando non c'era nessuno. Le aveva proibito di parlare di lui, a chiunque. Aveva detto che era come il loro piccolo segreto, anche se la ragazza non capiva. Il ragazzo, prontamente, rispondeva che non poteva, perchè non voleva essere rifiutata. Vale leggeva tristezza in quelle parole. L'aveva aiutata a Mosca e lei non aveva potuto fare a meno di iniziare a fidarsi di lui. Rimasero in silenzio per un po' finchè non le chiese di raccontare qualcosa su di lei che ancora non sapeva. La figlia di Chione gli raccontò così dei nuovi progetti che avevano in mente i suoi amici, senza però andare troppo nei dettagli. Sapeva che potevano esserci spie ovunque e anche quando Sebastian insistette, la ragazza non cedette. Gli disse che alcuni di loro erano appena partiti per l'America, per distruggere alcune della basi dei loro nemici e che era una missione suicida. Sebastian non batteva ciglio e ascoltava la ragazza rapito, come se stesse prendendo appunti nella sua testa. Sapeva che era sbagliato ingannare quella ragazza in quella maniera, ma doveva avere le informazioni di cui necessitava. Nonostante ciò, sentiva che qualcosa lo attirava verso quella ragazzina di appena quattordici anni. Era come se lo avesse incantato. Sapeva però come erano fatti i figli di Chione: freddi, spietati, insensibili... insomma, l'amico che tutti vorrebbero avere. Eppure, Valentina Romanov gli era sembrata totalmente diversa: simpatica, generosa incredibilemente bella, nonostante la sua giovane età.
-Hey Seb, tutto bene?- chiese Valentina guardandolo con i suoi occhi color ghiaccio: bellissimi e gelidi. Sebastian sobbalzò. Quella ragazzina gli stava causando non pochi problemi senza rendersene conto.
-Hey, tranquillo, tranquillo, non ti mangio- gli sussurrò la ragazza accarezzandogli il braccio muscoloso- Sono io. Non devi avere paura.
Sebastian sorrise alla ragazzina che gli stava accanto. Vale si allungò e abbracciò il ragazzo, timorosa, però, della sua reazione. Temeva di essere respinta, di essere cacciata via in malo modo. Aveva osservato Sebastian durante quelle poche ore in cui si erano visti: sempre attento, un po' rigido e distaccato. All'inizio credeva che fosse perchè lei era un'estranea che aveva conosciuto da poco, ma poi si era resa conto che quello era il suo carattere e che non poteva cambiarlo. L'unica cosa che poteva fare era accettarlo per come era e lo avrebbe fatto, perchè lei era una brava amica. Sebastian non si ritirò dal suo abbraccio e la figlia di Chione ne fu conteta. Il figlio di Elio, intanto, si stava domandando perchè quella ragazzina lo facesse sentire così amato, così protetto. Era tutto troppo smielato per lui. Il fatto era, però, che non voleva lasciarla andare. Voleva abbracciarla ancora più forte, facendo toccare il corpo esile della ragazzina con il suo, grande e muscoloso. Era strano come, in quei giorni, avesse ripreso ad amare. Durante giornate intere passate a riflettere, era giunto alla conclusione che quello che provava per Brooke era amore, ma un amore diverso da quello vero. Era più simile all'amore fraterno. Aveva iniziato ad amare la ragazza che ora lo stava abbracciando, anche se non aveva ancora capito il modo in cui ci fosse riuscita. Era da tanto che non amava. Gli era stato strappato tutto a lui e non gli era rimasto niente, dopo quella notte calda e afosa di metà agosto. Se la ricordava troppo bene per essere dimenticata, come se gli Dei, per fargli un dispetto, gli avessero inciso quella notte. Scacciò dalla mente quei pensieri. Voleva godersi il momento, perchè sapeva che quando la ragazzina avrebbe scoperto chi era lui e per chi lavorava, l'avrebbe odiato come non mai e avrebbe voluto ucciderlo e lui, troppo in colpa per quello che aveva fatto, l'avrebbe lasciata fare, ponendo fine alla sua vita. Doveva dirle la verità, allontanarla prima che si scottasse, salvarla e poi scappare, il più lontano possibile.
-Vale...- la chiamò lui sciogliendo l'abbraccio. La ragazzina lo guardò con i suoi occhi color ghiaccio, che lo lasciavano sempre ammaliato, lo catturavano e non lo lasciavano andare più. Che stregoneria è mai questa?, si chiedeva ogni volta e ogni volta si rispondeva con il silenzio più totale. Valentina sorrise:-Stai zitto, okay? Non voglio sapere nulla questa sera, mi dirai tutto domani.
Domani. Troppo lontano era il domani. Avrebbe potuto non esserci un domani per loro, come nessun altro. Era difficile da accettare, eppure, quando stava con Valentina apprezzava anche quella parola che fin da piccolo gli aveva dato fastidio: domani. Forse era innamorato. Forse però era una magia che la figlia di Chione gli aveva fatto. Impossibile, non ne era capace. Intanto, quella parola, gli rimbombava nella testa. Domani, domani le avrebbe detto la verità.
-Va bene- le disse con la voce tremante- Domani sia.
-Ci spoteremo in Turchia domani- sussurrò Valentina tornando a sedersi sul tetto fatto di coppi di terracotta- La rotta è Instambul. Sei sicuro di riuscire a starci dietro?
-Posso essere più veloce di voi, ragazzina- scherzò Sebastian vedendo la ragazza accanto a lui scoccargli un'occhiataccia degna di nota- Immagina la luce, la sua velocità. Io posso andare a quella velocità.
-Scherzi vero?- chiese lei con gli occhi che s'illuminavano. Aveva sempre amato la luce, il suo calalore, la sua variazione di colori, insomma, tutto. Forse era dovuto al fatto che lei avrebbe dovuto odiare la luce. Si domandava perchè s'innamorava di ciò che non poteva avere, come la luce. Era successo la stessa cosa con una cane. Suo padre le aveva detto di no, siccome abitavano in una casa non sufficientemente grande, e lei si era innmorata di quel cucciolo. Finiva sempre così. Non poteva e s'innamorava. Ma chi cavolo glielo faceva fare? Soffriva e basta alla fine, ma era stato quel dolore a renderla sempre più forte.
-No che non scherzo- rispose Sebastian ridendo, mentre guardava gli occhi della ragazza, luminosi come non mai- Dai, torna sulla nave. Vai a dormire e riposati un poco, okay?
Valentina annuì, s'alzò e, prima di andarsene, disse:- Mi hai chiesto di raccontarti qualcosa su di me che non sapevi. Il mio vero nome è Alexia Romanov.
-Quindi il tuo vero nome è Alexia- mormorò il figlio di Elios- E perchè non lo usi. Credo che sia molto più bello di Valentina, senza offesa.
-Valentina era il nome di mia sorella- sussurrò la ragazzina. Sebastian vide il suo volto inscurirsi ed era certo di aver visto una lacrima scendere lungo la guancia candida della giovane, prima che ella l'asciugasse con il palmo della mano. Il figlio di Elio s'alzò in piedi e raggiunse la giovane, accarezzandole la guancia, poi i capelli, abbracciandola, infine. Lei singhiozzava contro il suo petto in silenzio, senza produrre alcun suono. Lui le accarezzava i capelli candidi e lei piangeva, bagnando la maglietta del biondo. Valentina s'aggrappò alla sua T-shirt, come se fosse un'ancora di salvezza. Era falso. Sebastian sapeva di starla ingannando. La stava usando e basta. Come avrebbe fatto, poi, a dimenticarsi di lei, ad ucciderla? Non l'avrebbe fatto. Sciolse l'abbraccio e la lasciò andare, asciugandole le ultime lacrime che solcavano le sue bellissime guance candide e perfette. Valentina lo salutò, creando poi una scala di ghiaccio, ritornò sulla nave, salutando un'ultima volta il biondo che la guardava. Stava per scendere sottocoperta, quando venne intercettata dal suo migliore amico, forse uscito dalla sua cabina per andare a fumare l'ennesima sigaretta. Per l'ennesima volta, vide Sebastian al posto di Rick. Scosse la testa, immaginandosi poi i due ragazzi a fumare una sigaretta sul ponte, a parlare come se fossero amici da sempre.
-Hey Vale- la chiamò Rick sottovoce, in modo da non svegliare coloro che stavano riposando prima del loro turno di guardia- Che ci fai alzata a quest'ora?
-Volevo prendere solo un po'aria- rispose la ragazza aprendo la porta della sua cabina- Ci vediamo domani, va bene?
Senza dargli il tempo di rispondere, Valentina chiuse la porta di scatto, lasciando senza parole il amico. S'avvicinò alla piccola cassettiera che teneva in camera e dove aveva sistemato alcuni vestiti. Aprì uno dei cassetti, pescando la sua giacca fortunata e schiudendo la tasca interiore, prendendo una fotografia. Era vecchia. Aveva i lembi rovinati ed i colori erano sbiditi. La guardò per un poco, incorntrando gli occhi della sorella: violetti. I capelli lugnhi erano biachi e azzurrini. Il suo contrario. Pianse, quella notte, la figla di Chione, versando tutte quelle lacrime che aveva trattenuto per troppo tempo.

EROI DELL'OLIMPO- L'Ultima BattagliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora