GIORNO 9
Parte 1P.O.V. Clary
Indossavo un abito rosso senza spalline, con la scollatura a cuore e la gonna ampia e lunga. I capelli erano sciolti e si riversavano sulle mie spalle, facendomi il solletico. Jace era di fronte a me, una mano sulla mia schiena e l'altra sollevata a stringere la mia. Indossava dei pantaloni neri e una camicia bianca, quasi trasparente, che lasciava intravedere le rune nere marchiate sul suo corpo. Stavamo ballando sulle note di una musica allegra, in una sala enorme, piena di altre persone che ballavano insieme a noi, illuminate dalla luce dorata che riempiva tutto il salone. Andavamo avanti da minuti o forse da ore, nessuno dei due sembrava dare importanza al tempo trascorso. Eravamo felici, ridevamo, senza mai smettere di guardarci negli occhi.
All'improvviso la musica cominciò a rallentare e noi rallentammo il nostro ballo con essa fino a fermarci, mentre la luce si ingrigiva e il volto di Jace diventava sempre più inespressivo.
Lui lasciò la presa su di me e si portò una mano all'addome, seguendola poco dopo con lo sguardo. Io feci lo stesso e ciò che vidi mi paralizzò: sotto la mano di Jace si stava allargando una macchia rossa.
Scostò di poco la mano dalla camicia, osservandola come se non fosse sua.
Era ricoperta di sangue.
Sentivo un peso nella mia mano destra e quando spostai lo sguardo su di essa mi accorsi con orrore di impugnare un pugnale dalla lunga elsa di cristallo nero, appena visibile fra le macchie scarlatte di sangue fresco.
I nostri sguardi si incontrarono e nei suoi occhi non vidi paura o dolore.
Solo delusione.
Avrei voluto gridare ma era come se i miei polmoni avessero finito l'aria e non riuscii a fare altro se non fissarlo terrorizzata mentre sillabava il mio nome, poco prima di accasciarsi al suolo trascinando tutto nell'oscurità.-NO!!!- mi svegliai di soprassalto gridando.
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P.O.V. Jonathan
Quella notte il mio corpo non ne voleva proprio sapere niente di addormentarsi, così, quando furono le due di notte passate, dopo essermi rigirato nel letto per diversi minuti, decisi di scendere in cucina per bere qualcosa.
Non era certo la prima volta che passavo la notte in bianco. Non appena chiudevo gli occhi venivo assalito dagli stessi incubi. Svegliarmi nel cuore della notte era diventata un'abitudine ormai, a tal punto che il mio corpo si rifiutava persino di addormentarsi... tanto mi sarei comunque svegliato dopo un'oretta.
Ero in cucina a bere quello che era il quarto o forse il quinto bicchiere di vino quando sentii un'urlo. Riconoscerei quella voce ovunque.
Lasciai andare il bicchiere che avevo in mano, che si infranse al suolo, e corsi subito al piano di sopra senza nemmeno guardare dove andavo, tanto che andai a sbattere contro un tavolino nel corridoio facendo cadere un vaso che andò anch'esso in frantumi, ma in quel momento non mi interessava. Mi importava solo della mia Clary.
Arrivai davanti alla camera di mia sorella e mi fermai un'attimo.
La porta era chiusa come lo era stata negli ultimi cinque giorni, fatta eccezione per la sera scorsa. Sapevo che lei non voleva vedermi, ma poco importava. Questa volta avrebbe accettato il mio aiuto, che le piacesse o meno. Aprii la porta con una spallata e mi guardai intorno alla ricerca di qualcuno che stesse per fare del male alla mia amata, gia pronto ad uccidere nel peggiore dei modi chiunque avesse osato avvicinarlesi. Ma non c'era nessuno.
Spostai lo sguardo al centro della camera e la vidi per la seconda volta da giorni. Era seduta al centro del letto, in un'intrico di coperte bianche.
Piangeva.
Mi avvicinai lentamente, incerto su che cosa fare. Consolare ragazze in lacrime non era certo la mia specialità, al massimo potevo farle piangere... non avevo mai sentito la necessità di asciugare le lacrime delle sfortunate che mi incontravano in circostanze ben diverse da quella che mi si presentava in quel momento, ma lei non era una qualunque. Lei era Clary e volevo riuscire in quell'impresa, per lei.
Quando arrivai al bordo del letto, mi sedetti accanto alla rossa e mi schiarii debolmente la voce, nel vano tentativo di renderla consapevole della mia presenza. Quando non ricevetti alcuna reazione da lei, cominciai a guardarmi in torno a disagio, non avendo la minima idea su che cosa potessi fare, fino a quando il mio sguardo non finì di nuovo sulla rossa. La osservai attentamente e vidi la sofferenza e la tristezza nel suo pianto. D'istinto l'abbracciai. Non so di preciso perché lo feci. Forse mi era semplicemente sembrata la cosa giusta da fare.
Rimasi sorpreso non solo dal fatto che lei non mi respinse, ma anche da quel gesto, che non era assolutamente da me.
Per un'attimo presi in considerazione di aver esagerato con il vino, ma non era possibile... almeno credevo.
Le diedi un bacio sulla testa mentre le accarezzavo la schiena per tranquillizzarla.

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A dark heart
FanfictionE se le cose fossero andate diversamente? E se Clary avesse accettato il suo lato oscuro? E se Jonathan fosse riuscito a conquistarla? Scopritelo in questa storia. (Svolgimento alternativo a "Shadowhunters - Città delle anime perdute")