Capitolo 22

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GIORNO 14
Parte 3

Clary's P.O.V.
Salii le scale preparandomi mentalmente un discorso.
Mi diressi verso la stanza di mio fratello, ma la trovai vuota.
Quella stanza era così fredda, priva di personalità.
Simile a quella di Jace all'istituto, solo più grande, con un letto matrimoniale e una gamma di colori decisamente più tetra.
Speravo di trovarlo lì, seduto sul letto, con la testa tra le mani, o magari appoggiato alla finestrata guardare il panorama.
Speravo non fosse ricaduto nel sul vortice di rabbia, ma evidentemente mi illudevo.
Sapevo dove trovarlo.
Era arrabbiato e voleva sfogarsi.
Sospirai, diedi un'ultima sguardo alla stanza ed uscii richiudendomi la porta alle spalle.
Camminai per i corridoi senza fretta, cercando di ritardare il più possibile il momento in cui avrei avuto a che fare con quel mezzo-demone.
Arrivata a destinazione mi bloccai.
La porta era socchiusa.
Presi un bel respiro e mi sorpresi capendo che temevo non tanto che mi potesse fare del male, quanto che nel suo impeto di furia facesse del male a se stesso.
Ero pronta a ritrovarmi davanti un Jonathan infuriato, a combattere contro demoni evocati per il puro scopo di distrarsi uccidendoli.
Invece dalla sala addestramento proveniva un silenzio quasi inquietante.
Aprii lentamente la porta mentre cominciavo già a pensare dove altro avrei potuto trovarlo visto che probabilmente non era nemmeno li.
Sbagliai di nuovo.
Lui era lì.
In piedi al centro della palestra, con la testa abbassata.
La maglietta nera che indossava prima, era ora buttata in un angolo della stanza.
Mi dava le spalle e ad ogni suo respiro vedevo il sudore che lo ricopriva far luccicare la sua schiena ricoperta di cicatrici profonde, segno della crudeltà del padre ormai morto.
I segni neri delle rune angeliche che si arrotolavano sulle sue braccia e si stendevano sulle sue spalle combinate alla muscolatura accentuata, esprimevano la sua grande potenza.
Attorno a lui diversi schizzi di sangue e bile demoniaca sporcavano le pareti ed il pavimento.
L'ultima carcassa inerte di un demone superiore ai piedi di Jonathan scomparve in quel preciso momento, ritornando nella sua dimensione.
Gocce di sangue nero cadevano ritmicamente per terra, producendo un suono cristallino, scivolando dalla spada angelica che reggeva Jonathan nella mano sinistra.
Di certo non era una cosa quotidiana uccidere demoni superiori in così poco tempo, da solo per giunta. Mi avvicinai quindi con una certa cautela.
Il suo petto si alzava e si abbassava lentamente, come se stesse cercando di contenersi, mentre continuava a tenere la testa rivolta verso il basso.
Mi misi di fronte a lui, ma non accennò alcun movimento.

-Jonathan?- lo chiamai incerta.

Con lentezza agghiacciante, Jonathan alzò la testa e mi guardò facendomi raggelare il sangue nella vene.
I suoi occhi, erano completamente neri.
Non era rimasta nemmeno una traccia di bianco e quel nero così intenso e maligno sembrava annientare qualsiasi raggio di luce che lo circondava.

-Va via Clarissa.- esordì con voce gelida.

Non sembrava nemmeno lui.
Questa volta era seriamente arrabbiato. Non so di preciso cosa ci fosse quella volta di diverso dalle altre per farlo infuriare a quel punto.
Forse non sopportava di essere costantemente paragonato a suo padre.

-No.- risposi decisa.

Era colpa mia se si trovava in quello stato ed era compito mio rimediare.

-Va via immediatamente o non esiterò a farti del male.- ribadì lui freddamente.

Quella frase mi fece sussultare.
No.
Lui non poteva farmi del male.
Non avrebbe mai voluto.
Quello non era lui.
Il vero Jonathan stava dormendo in quel momento, sopraffatto dalla sua natura demoniaca ed io lo avrei svegliato.

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