Capitolo 8

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GIORNO 3
Parte 2

Clary's P.O.V.
Le note dolci ma decise di "Bagatelle" di Beethoven accompagnavano i lenti movimenti della matita nella mia mano, intenta a tracciare i lineamenti di un volto a me molto familiare.
Dopo essermi sbarazzata della mini vestaglietta di seta e averla rimpiazzata con qualcosa di più comodo, mi ero seduta alla scrivania per disegnare, le cuffie nelle orecchie e nessuna intenzione di uscire dalla mia camera. Anche perché per farlo avrei dovuto essere accompagnata da Sebastian o da qualche ottenebrato che ogni tanto avevo visto girare attorno alla casa, dalla mia finestra.
O peggio avrei dovuto chiamare Jonathan. E questo era da escludere. Non lo avevo più sentito per tutta la mattina, dopo il nostro piccolo incontro.
Nonostante fossero passate ore, potevo ancora sentire la mia pelle bruciare nei punti in cui mi aveva toccata.
Mi era piaciuto, essere toccata in quel modo da lui.
Era sbagliato, malsano e nocivo per me, ma mi era piaciuto. Non potevo negarlo, anche se non lo avrei mai ammesso di fronte a lui. Mi dissi che in fondo era normale che il mio corpo reagisse a lui in quel modo. Per quanto potesse essere il mio malvagio fratello mezzo-demone, Jonathan era comunque un bel ragazzo, anzi era un vero schianto, al pari di Jace. Ma questo non voleva dire nulla.
Io amavo Jace.
Con Jonathan era solo attrazione fisica.
Potevo desiderare il suo corpo, ma non avrei mai, MAI, potuto amarlo come lui tanto desiderava.
Lo avrei sempre odiato per ciò che aveva fatto e ciò che voleva fare.
Ero incentrata su questi pensieri quando sentii una mano fredda toccarmi la spalla facendomi sobbalzare. D'istinto, chiusi di scatto il blocco da disegno, facendo cadere la matita a terra.

-Jonathan!- esclamai dopo essermi girata togliendomi le cuffie -Sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo! Che ci fai qui?!-

Lui mi ignorò e si sporse in avanti per vedere il quaderno che tenevo sulle gambe -E questo cos'è?- disse allungando una mano verso l'oggetto.

-Qualcosa che non ti riguarda- risposi brusca stringendomi il blocco al petto, nel tentativo di impedirgli di prenderlo.

Lui non parve affatto soddisfatto della mia risposta. Sollevò una mano e per un attimo credetti che mi avrebbe colpita, mentre invece prese a farmi il solletico. Rimasi sorpresa da quel gesto così fraterno, ma mi godei quel momento, illudendomi per un istante di essere semplicemente fratello e sorella.

-Ah ah ah! Basta! Ti prego basta!- riuscii a dire fra le risate, ma lui non mi diede ascolto.

Ormai allo stremo, allentai la presa sul blocco da disegno. Lui lo afferrò senza pensarci due volte e si alzò in piedi per impedirmi di riprenderlo.
Mi guardò con un ghigno soddisfatto, mentre io cercavo di regolare il respiro, tenendomi una mano sulla pancia dolente.

-Il solletico? Sul serio? Jonathan Christopher Morgenstern che fa il solletico? Non ti era venuto in mente niente di meglio?- dissi ironica, facendomi beffe di lui per cercare di distogliere la sua attenzione dal blocco da disegno.
Ovviamente senza successo.

-Io ottengo sempre ciò che voglio. Non importa con quale mezzo- disse guardandomi intensamente, come se non si stesse più riferendo al blocco da disegno, prima di spostare lo sguardo sull'oggetto nelle sue mani ed aprirlo alla prima pagina.

-Non credo che dovresti vederlo- dissi con voce flebile quando cominciò a sfogliare lentamente le pagine.

Lui mi ignorò e continuò nel suo intento.
Man mano che andava avanti la sua espressione si faceva sempre più cupa. Sapevo che non gli sarebbe piaciuto quello che avrebbe visto. Erano per lo più ritratti di Jace.
Cominciò a sfogliare rabbiosamente le pagine, sempre più veloce, fino a quando non si fermò di botto, la sua smorfia di rabbia rimpiazzata da puro stupore. Era arrivato al disegno incompleto che stavo facendo pochi minuti prima.
Si mise ad osservarlo con incredulità per svariati secondi, senza dire una parola, prima di alzare finalmente lo sguardo su di me.

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