Capitolo 9

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La notte, le luci, il traffico, la gente ovunque, una finestra enorme, una stanchezza immane, Mattia nella testa, Francesca che dormiva e New York.
L' hotel era nel bel mezzo della città ed il panorama era spettacolare, mi ero portata di nascosto una maglia che Mattia aveva dimenticato da me mesi prima, la nascondevo in una borsa, quella che mi era portata a New York; Ero così furba da essere andata la per dimenticarmelo e indossavo una sua maglia come pigiama.
Erano le quattro del mattino passate e non la smettevo di torturarmi, mentre immaginavo a quanto sarebbe stato bello se lui fosse stato qui con me, se avessi potuto sposare lui al posto di Fabio. Quanto mi sarebbe piaciuto avere un figlio con occhi come i suoi.
"Adesso basta Emma!" dissi ad alta voce allontanandomi da quella vetrata. Ero stufa. Non interpretavo i suoi sentimenti, non comprendevo i suoi gesti le sue parole.
Stavo dando di matto, un giorno mi illudeva di ricambiare, quello dopo era fidanzato ed innamorato. Non capivo più nulla.

-"So che non mi sopporti, ma volevo solo sapere se sei arrivata e stai bene"

Fu il suo messaggio, sorrisi, inutile negarlo. Lo odiavo tanto quanto lo amavo. Mi domandavo del perchè non potessi essere felice, anche io volevo amare ed essere corrisposta.

-"Quando torni ti devo parlare"

Mi scrisse ancora.

"E se io non tornassi?"
-"Verrei io da te a New York"
"È una città grande"
-"Io posso tutto Emma ricordatelo. Sono anche riuscito a farti rispondere"

Potevo già immaginare il suo sorrisino compiaciuto dall' altro capo dello schermo. Non avevo idea di che ore potessero essere in Italia e tutto sommato non m' importava. Lui era li davanti al cellulare e si preoccupava per me.

"Vaffanculo"

Gli scrissi acida e potevo percepire la sua roca, risata compiaciuta.

-"Che ci fai ancora sveglia, saranno le tre di notte da te"
"Jet lag, e poi non ho sonno"
-"Ti manco stellina?🌟😏😚"
"Non ti sopporto"

Gli scrissi uscendo definitivamente da whatsapp.
Era un cretino e mi irritava il suo capirmi al volo, mi irritava direttamente lui!

-"Buona notte stella⭐"

Mi aveva scritto ancora, ma non avevo risposto.
Avevo solo il bisogno di essere desiderata, solo voglia di questo, di essere desiderata e magari amata fino in fondo.
Avevo solo bisogno di braccia calde e accoglienti che mi amassero davvero, che io amassi; avevo il bisogno di sentirmi donna, donna in tutti i sensi; il bisogno di desiderare qualcuno come l' aria.

Francesca stava dormendo sull' altro lato della stanza, mentre ero rannicchiata nel mio letto e tutto quello che una volta mi sembrava normale e bello era diventato improvvisamente triste; più che altro lo ero io.
A

vevo anche bisogno di calmarmi.
Mi alzai dal letto e in una mano presi il cellulare, le cuffie e le Marlboro rosse, la maglia nera di Mattia mi scivolava sul corpo e al contrario di come avrei voluto mi stava appena più grande.
I miei piedi nudi a contatto con le piastrelle fredde del balcone mi fecero rabbrividire, il venticello primaverile mi attraversò lungo la spina dorsale e la prima cosa che pensai è che faceva un freddo cane.
Tutta New York illuminava la strada con le luci incessanti dei lampioni, dei palazzi, dei cartelloni pubblicitari...
Mi portai la sigaretta alla bocca e gli auricolari mi tappavano le orecchie, come ogni volta in cui sono nervosa.
Il fuoco dell' accendino aveva qualche difficoltà nell' accendere la mia sigaretta e questo non fece altro che incrementare il mio nervosismo.
Mi detestavo quando mi comportavo così: in ogni movimento ero lenta e spenta, nonostante il nervosismo mi logorasse, era dannatamente fastidioso non sopportare i propri atteggiamenti, ma infondo non era del tutto colpa mia.
Non avevo ancora compreso se era troppo stupido per capire che ce l' avevo con lui o se era ancora più idiota e fingeva di non averlo capito. Odiavo il modo in cui, per quanto io mi sforzassi, il mio pensiero arrivasse sempre a lui. Il corpo era carico di nervosismo e non avevo idea di come sfogare le mie frustrazioni.
Il fumo serve, ma non basta.
Ero davvero un fascio di nervi, se qualcuno in quel momento avesse provato a rivolgermi la parola avrebbe rischiato un pugno.
Non riuscivo a darmi pace... Da lui, a Roma, doveva essere circa mezzanotte, pensavo che stesse dormendo e quando presi il cellulare per cercare su internet che ora fosse esattamente, vidi una notifica. Era Fabio.

-"Emma mi spieghi dove cazzo sei?!"

"Fabio sono a New York con Francesca, torno tra una settimana, stai sereno. Ti amo"

Gli scrissi sbrigativa, lo trattato davvero male, ma non potevo farci nulla...

-"Ma ti rendi conto?! Vaffanculo Emma!"

Mi scrisse solo questo, doveva essere davvero stufo delle mie bambinate. Tornavo a casa come e quando volevo, non gli dicevo mai nulla, non ci facevo sesso, lo tardivo e lo trattavo male. Ero un mostro.
Avevo passato un intera nottata in bianco e avevo finito le sigarette, avevo fumato forse un po troppo e dovevo avere dei polmoni davvero orribili.
In quella notte di riflessioni, sopra New York, con il cielo blu, apparentemente privo di stelle, avevo promesso a me stessa due cose:

-Una volta tornata a Roma, avrei fatto di tutto per scordare Mattia e per innamorarmi di Fabio.
-E seconda cosa, avrei davvero smesso di fumare, non mi potevo rovinare così, poi odiavo la puzza che il fumo mi lasciava a dosso.

A New York era ormai sorta l' alba e dopo aver impresso quell' immagine nella mente, ero rientrata dentro, il corpo era congelato e tanto per cambiare avrei voluto le braccia di Mattia pronte a scaldarmi...








Eccomi dopo tanto giorni dia senza❤ scusate ma avevo poche idee❤
Spero questo capitolo vi piaccia💋

CHE SIA TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora