Capitolo 28

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<E se ricordassi? E se ricordassi lui, sarebbe qui, ora?>

Lasciavo che l'acqua cadesse sulla testa con la speranza che scivolando sul corpo bagnato si portasse via i miei pensieri, speravo che per un attimo mi potesse far scordare di Mattia. Era andato via da appena una settimana, aveva letto il messaggio, ma non era tornato, lo avevo chiamato, avevo provato ad autoconvincermi che non m'importasse ma poi ero crollata dopo intere giornate di apatia.

Ero uscita sola, in tuta, con la maglia con la quale mi ero svegliata il giorno della sua partenza, sembravo una scappata di casa ed in effetti se avessi saputo dove, sarei andata a Londra, magari a prenderlo a schiaffi, ma Rebecca, nonostante le mie suppliche non mi aveva potuto dire nulla. Vigliacco.

Avevo cominciato a bere un paio di drink, la testa mi esplodeva nonostante non avessi nemmeno bevuto troppo. Poi, alzando il terzo bicchiere ed avvicinandolo alla bocca avevo ricordato i suoi occhi ed il peso nel petto aveva cominciato a farsi sentire, quasi atroce, d'improvviso.

<ti vorrei sentire anche solo un istante,
ti vorrei abbracciare come ho fatto sempre,
ti vorrei guardare senza dire niente,
lasciare indietro quello che non serve.>

Gli occhi improvvisamente si riempirono di lacrime, come se i giorni precedenti non fossero mai davvero esistiti, come se tutto quel dolore fosse arrivato al punto di farmi scoppiare. Facevo continui sogni, ma poi ricordavo poco, quasi il nulla. Era doloroso da morire trovarmi sola, non volevo io per prima nessuno che non fosse lui, avevo allontanato anche Francesca, che era l'unica che forse mi avrebbe aiutato.

Ero davvero arrivata al mio limite, mi ero ridotta malissimo: il mio unico sostegno era Mattia ed io ero stata troppo egoista per capire che lui avesse ancora più bisogno di me rispetto al bisogno che io avevo di lui.

Ero stata così egoista da pensare solo a me che mi ero persa ciò di cui davvero necessitavo: Mattia.

Dopo soli tre drink e mezzo fui costretta ad allontanarmi tormentata da continue immagini confuse che passavano nella mente.

"Ascolta, giuro che se questa volta non mi dai almeno il numero di Mattia, vengo sotto casa tua e faccio un casino di quelli che non ne hai mai visti in tutta la tua vita Rebecca!" urlai al cellulare con le lacrime agli occhi.

"Emma ..."-"Rebecca dammi quel cazzo di numero!" la interruppi sentendola titubante.

E dopo una lunga discussione mi ritrovai a casa di Mattia, dove avevo continuato ad alloggiare, avevo una faccia distrutta, e un sigaretta era l'unica cosa che davvero volevo oltre a Mattia; dopo l'incidente avevo cominciato a detestare la nicotina, ma avevo bisogno di quella sostanza per calmarmi ed impedire che il mio corpo mi portasse a casa di Rebecca per fare qualche sciocchezza per il numero di quello stronzo: non aveva risposto a nessuna mail, probabilmente non ne aveva nemmeno aperta nessuna, erano passati pochi giorni ed io già sembravo impazzita.

<Passerà, vedrai che tutto questo passerà> ripetei a me stessa in quella notte interminabile, che avevo passato in piedi su un balcone a fumare, guardai lo schermo del telefono e sorrisi amara: mi ero esattamente ridotta come Mattia ed ora ero la sua versione nella sera precedente alla sua partenza; anche sul mio cellulare la schermata di blocco era una nostra foto, avevo sfogliato per la prima volta quell'album ben nascosto nel cellulare un giorno dopo alla sua partenza, scoppiai a piangere come una bambina non aprendo più l'album, tentando di non farmi più del male, ma non avevo resistito ad una foto nella quale sorridente gli leccavo una guancia, mentre lui ed io suoi occhi verdi si fingevano schifati, quando da ogni parte si leggeva amore, un amore puro e vero che io non potevo che provare per lui. Avessi perso la memoria altre mille volte ognuna di esse mi sarei innamorata di nuovo di lui, dei suoi occhi profondi e bellissimi, dei suoi modi di fare, del suo amore per me.

CHE SIA TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora