Capitolo 19

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La sua faccia era impagabile, i suoi gesti pure: si muoveva come fesse idiota.
"Sei pazza?! Non la faccio sta stronzata!" sbraitò ed io scoppiai a ridere, tornando poco dopo seria.
"Beh allora: è stato bello." dissi dirigendomi in camera, alla ricerca di abiti.
"Sei seria?!" mi guardò confuso, mi fingevo sicura, ma non me ne sarei comunque andata, avrei finto di farlo, sarei anche uscita dalla porta, ma poi lui mi avrebbe fermata.
"Cioè, veramente te ne andresti? Sprecando questa giornata, per una scommessa?" mi rimproverò allibito, certo che non lo avrei mai fatto, ma questo lui non doveva capirlo.
"E tu? Rovineresti questo pomeriggio solo perché non vuoi farti truccare?" cercai di girare il manico dalla mia parte.
"Non provare a prendermi per il culo. Lo sai che non funziona." mi guardò truce, saremmo finiti a litigare, ma in ogni caso volevo averla vinta, esattamente come lo voleva lui.
"Non sto facendo nulla. Andiamo, ma che ti costa?" cercai di convincerlo.
"Ma cazzo ti sembro un trans?" mi guardò come fossi pazza, anche se, ora come ora, il pazzo sembrava lui.
"No, ma io dico, è per poco. Cioè è un giochino, che ti fa?" continuai in tono lamentoso.
"No." continuò lui fiscale, che palle.
"Insomma se sei così sicuro di vincere che ti frega?!" bingo.
"Che c'è? Hai paura di perdere? O sai che perderai?" lo sfidai, era un bambino sotto sotto, più lo sfidavi più si arrabbiava e accettava.
"Vincerò io." rispose ed io sorrisi, aveva accettato.
Mi diressi ai fornelli e cominciai a cucinare e purtroppo Mattia non tardò molto ad arrivare.
"Mimma sei sicura di voler restare qua a cucinare?" domandò roco ad un mio orecchio.
"Sono sicura, ho un po'di fame." risposi con un sorriso, mentre lui aveva capito che stavo fingendo. Dovevo pensare alla sfida però: Mattia truccato non lo avrei mai più rivisto in tutta la mia vita.
"Mh, io non credo tu ne sia poi così sicura..." continuò scendendo a baciarmi il collo.
"Oh, andiamo io non ti ho rotto le palle così tanto prima!" mi lamentai e lui scoppiò in una risata.
"Non m'interessa: in amore ed in guerra tutto vale." rispose, mentre le sue mani stringevano di più i miei fianchi, che finirono a contatto con lui.
Le guance andarono a fuoco e io dovetti concentrarmi al massimo per non bruciare nulla.
"Ho vinto!" esultai riuscendo a terminare la colazione, proprio mentre il mio autocontrollo si stava esaurendo.
"Complimenti..." disse tirandomi a se e baciandomi con trasporto.
"Non ci provare, ora ti trucco!" dissi e lui sbuffò deluso.
"Dai su, sarà rapido ed indolore!"lo incoraggiai tirandolo in camera da letto.
"Dai perfavore..."-"Hai perso." gli ricordai prendendo la mia borsa.
"Sei anche fortunato! Ho dietro solo il rossetto, il mascara e il blush!" continuai ridendo, mentre lui teneva il muso.
"Ora guarda in alto!" dissi salendogli a cavalcioni, mentre lui allontanava la faccia da me.
"Dai!" lo richiamai cominciando a mettergli un po' di mascara.
"Brucia porca troia!" si lamentò allontanandomi da se.
"Dai su, che sei bellissimo." dissi prendendogli il viso tra le mani e baciandolo a stampo, lui mi prese e mi avvicinò a se baciandomi ancora, ma in maniera più approfondita.
"Non ti salvi lo stesso." gli ricordai e lui sbuffò sconfitto.
"Un bijoux!" dissi ridendo mentre gli scattavo foto e facevo video.
"Se,se, un bijoux." disse alzandosi e andando a pulirsi in bagno, mentre io continuavo a filmarlo.
"Ma amore sei bellissimo!" dissi mentre si puliva e il video andava avanti.
"Mo te faccio vedè io!" disse venendo verso di me, mentre io cominciavo a correre via.
"Ah! Aiuto un mostro vuole farmi il sollettico!" urlai sempre difronte alla webcam.
"Te 'o faccio io 'r solletico." mi urlò lui raggiungendomi.
"E che me voi fa'?" lo sfidai, ridendo tra le sue braccia.
"Voi vede'?" domandò lui più roco.
"Mejo er solletico!" lo schernii io in una risata.
" 'Sta stronza." disse cominciando a farmi il solletico, come avevo detto io.
"No bastardo mollami!" urlai divincolandomi tra le sue braccia, mentre le risate mi impedivano di formulare altre frasi.
Cercavo di liberarmi dalla sua presa mentre ricordavo la prima volta in cui scoprì questo mio punto debole.

Era il nostro primo appuntamento, era riuscito a strapparmi un uscita, non so nemmeno io come.
Stavamo passeggiando per le viette di un parco abbastanza vicino al centro mentre il silenzio regnava.
"Allora Mattia, dimmi qualcosa di te." domandai guardandolo con un piccolo sorriso, che lui ricambiò.
"Beh, non c'è molto da dire in realtà. Sono un semplice impiegato, mi piace fare anche il coach per i bambini e sono anche un'aspirante cantante. Almeno, ho un contratto con un'etichetta indipendente e nulla, me la cavo. A diciannove anni ho perso i miei genitori e mi sono dato da fare per ottenere la custodia di mia sorella, minorenne e dopo due anni ce l'ho fatta. E ora nulla, vivo con lei e boh, nulla." disse con le mani in tasca stupendomi.
"Mi dispiace..." gli posai una mano su una spalla bloccandomi.
"No, non dirlo."-"Cosa?"-"Non dire queste frasi fatte, mi hai colpita perché sembri diversa dalla massa, quindi non dire cose che non pensi."-"Non significa che se spesso le persone parlano tanto per parlare io faccia lo stesso. Se non me ne frega un cazzo te lo dico. Sia chiaro." precisai e per qualche motivo a me ignoto sorrise.
"E sentiamo, raccontami qualcosa di te."- domandò continuando a passeggiare.
"Dai non fingere di non sapere." dissi guardandolo seria, sapevo mi conoscesse.
"Ammetto di sapere ma voglio che tu mi racconti qualcosa di te e non che sia "CHI" a farlo. E per la cronaca, me lo ha detto un mio amico oggi prima di venire." precisò quasi con indifferenza.
"Beh, ho 31 anni, come sai sono di buona famiglia. Lavoro per mio padre e aspetto il matrimonio per ricevere le redini della sua azienda. Tutto ciò mi fa schifo e sono totalmente disinteressata, ah e sto con il mio ragazzo per convenienza." terminai la frase scoppiando a ridere assieme a lui.
"Ti va un hot dog, un kebab?" domandò poi facendomi sorridere.
"Sai che sono una riccona e mi porti a mangiare kebab? Fai schifo eh! Che razza di uscita è mai questa?" scherzai io.
"Non hai la faccia di quella che va matta per le aragoste che mangia di solito nei locali con il fidanzato." rispose stupendomi.
"Farò questo sacrificio." mi finsi forzata nel farlo.
"Ma vai a cagare che c'hai la faccia di chi non vede l'ora!" disse mettendo le sue dita su i miei fianchi e cominciando a fare il solletico; cacciai un urlo e lui rise, mentre io cominciavo a correre in giro per il parco, seguita da lui, che sembrava piuttosto divertito dalla mia reazione.
"Da oggi in poi sarò il tuo incubo!" urlò.

CHE SIA TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora