Caitolo 23

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Il vento mi colpiva violento la pelle, le guance erano gelide ed il naso, pure. Qualche cristallo cominciava a cadere sulla testa e sulle spalle, sciogliendosi subito.
"Emma, sarà meglio rientrare." constatò premuroso il mio 'badante' preferito.
"Voglio camminare." affermai, erano ormai un paio di settimane che mi trovavo in quell'ospedale e non ne potevo più di stare seduta.
"Più stai seduta e prima guarirai."-"Non m'importa." continuai cominciando ad alzarmi, subito corse in mio aiuto, sorrisi, lo sforzo era tanto, ma ce la facevo.
"Sei testarda, come sempre." scosse il capo divertito, mentre le sue forti braccia mi reggevano. Le gambe facevano ancora male, faticavo molto a camminare, però mi piaceva sentire il suolo sotto i piedi, la fisioterapia non contava: quelle erano ore sfiancanti di tortura, nelle quali ero costretta a fare più di ciò che mi sentivo e più di ciò che volevo, la fisioterapia mi demoralizzava moltissimo, non riuscivo mai a fare tutto e le gambe facevano sempre malissimo.
"Brava, così!" mi sussurrò ad un orecchio, con la gioia nella voce. Era contento per me, era davvero felice di vedermi camminare.
Cominciai a ridere sonoramente, l'addome era ancora dolorante ma ero così felice che non m'importava.
"Bravissima Emma." continuò lui ed io gli sorrisi, cominciando però a capire di non poterne più, le gambe cominciavano a non reggere il peso del mio corpo; certo, avevo perso parecchio peso in ospedale, ma le mie gambe non erano ancora in grado di sostenermi.
"Non ce la faccio più." affermai rabbuiandomi e lui mi resse quando mi lasciai cadere su me stessa.
"Andiamo, fai un po'il koala. Ti piaceva tanto, sai?" sorrise prendendomi in braccio ed io mi sforzai di agganciare le gambe alla sua vita, sorridendo.
"Sono contenta mi piacesse." incrociai i suoi occhi verdi con i miei.
Mi chiedevo se fosse stato sempre così sciupato o se fosse solo questo periodo, se fossi io.
I suoi bellissimi occhi verdi erano circondati da un alone violaceo attorno agli occhi, le orbite erano poco più scavate di come immaginavo dovessero essere e spesso lo smeraldo dei suoi occhi era così malinconico...
"Forza torniamo dentro." continuò facendomi sorridere, era così premuroso con me.
"Uffa." sbuffai come una bimba e lui mi fece un puffetto come fossi davvero tale.

"Raccontami di noi, perfavore." domandai una volta sotto le coperte,il suo sguardo era fisso su di me e agitato si domandava sul da farsi.
"Raccontami di noi Mattia." continuai ma sebrò essere inutile.

"Non ti facevo così galante." rise lei entrando in auto. Avevano passato una gradevole serata in amicizia a chiaccherare in quel lussuoso locale.
La chimica fra loro era evidente ed entrambi la percepivano, Mattia era altamente attratto da quella bellissima ragazza dai capelli biondi, mentre Emma al canto suo era convinta di essere solo fisicamente attratta da quel misterioso, ma di compagnia ragazzo dagli occhi verdi.
"Vuoi salire?" domandò impaziente Mattia, era circa un mese che si vedevano e lui non aveva proprio voglia di lasciar finire la serata.
"Oh, volentieri. Ma solo se hai qualcosa di buono da bere: sia chiaro!" precisò lei ridacchiando e lui non poté che acconsentire con aria divertita.
"Cosa preferisce, razza di alcolizzata?" domandò poggiando due bicchieri sulla credenza.
"Stupiscimi." sorrise nuovamente Emma, mordendosi il labbro.
I loro occhi si incrociarono, lo sguardo di Mattia passò poi per l'ennesima volta sul corpo di quella meravigliosa ragazza.
Il suo corpo, sotto quell'abito lungo, di un verde intenso, con uno spacco laterale profondo, era messo perfettamente in risalto.
"Un Brandy?" domandò poi Mattia, distraendo la sua mente dal corpo di quella ragazza, fidanzata.
"Mh, volentieri." sorrise Emma prendendo il bicchiere con grazia e portandolo alla boccca, mandando giù un po' del contenuto.
"Buono?" chiese ancora lui percependo una strana sensazione, come se l'aria fosse carica di elettricità.
"Molto." affermò lei, prendendone dell'altro e bevendolo in fretta, seguendo al secondo un terzo.
Anche lei percepiva chiaramente la bolla che si era creata attorno a loro, una bolla pericolosa: sarebbe caduta vittima della sua attrazione fisica per lui.
Cercavano entrambi di annegare i loro pensieri nel Brandy, ma ben presto, comunque troppo tardi, si resero conto che l'alcol accaldandoli aveva solo peggiorato le cose. E poi, come si suol dire:"in vino veritas".
Sapevano entrambi sarebbe stato meglio se Emma fosse tornata a casa, ma nessuno dei due voleva che ciò accadesse.
Poi in un momento di risata, in cui entrambi presi dal divertimento di un silenzio fin troppo imbarazzante, si sporsero in avanti, trovandosi forse un po'troppo vicini e magari per colpa dell'alcol, per colpa dell'elettricità, per l'evidente attrazione, le loro labbra finirono per scontrarsi.
Era un bacio tutto fuorché casto, entrambi sapevano dove sarebbero andati a parare, le mani di entrambi vagavano sulla pelle dell'altro, intente a svestire velocemente il corpo.
Lui la prese in braccio, mo'di koala, con solo i pantaloni in dosso, mentre il vestito di lei non si era completamente levato.
Lui, arrivato finalmente in camera da letto si mise su di lei, rimanendo abbagliato da quella che per lui era una dea, sul momento; le labbra di lui finirono sul suo collo, le scappò un gemito sentendo le labbra di lui scendere lungo il seno, a lei non importava minimamente di Fabio, in quel momento sopratutto non ci pensava, si era scordata che quel ragazzo esistesse.
"Non pensare di essere tu a comandare." si impose lei, mordendosi un labbro, Mattia ebbe un fremito, era forse la prima volta che un ragazza lo eccitava così. L'avevano capito entrambi che il Brandy stava rendendo ambedue più audaci, o semplicemente aveva accelerato i tempi per qualcosa che sarebbe comunque successo.
La bocca di lei passava ardende sul petto di lui che l'avrebbe presa volentieri subito.
"Adesso basta giochetti." si intromise poi impaziente, gli occhi di lei luccicarono avidi alle sue parole e lui aprì un cassetto, cercando a tastoni, disperato, una bustina.
Quando la trovò fui lei a strappargli di mano l'involucruo, volendo infilargli il preservativo.
Ok, questa per lui era davvero una novità, ma accettò, fremendo sotto le sue dita.

"Mattia?" domandai io vedendolo come imprigionato in una nebbia di passato.
"Io devo andare Emma." scosse il capo cupo, si alzò dalla sedia, sembrava disperato.
"Ei, Mattia aspetta!" lo chiamai mentre stava uscendo da quella porta.

CHE SIA TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora