Capitolo 37

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"Amore mio... Quanto cazzo sei stupida..." comincio a sentire caldo, sopratutto sul viso, qualcosa di caldo si muove su di esso, piano.

"Sono stato un coglione... Non so come fare con te... Devo incazzarmi? Chiederti scusa? Dirti quanto ti amo? Quanto io sia felice di questo bambino? Dirti che ti odio per avermi nascosto mio figlio? Cosa devo fare?" mi fanno male al cuore queste parole...

"Ma perché cazzo non si sveglia?!" sento un rumore e la sua voce improvvisamente troppo forte.

"Me la passi un po' d'acqua?" sussurro, cominciando ad avvertire un dolore acuto alla testa.

"Ecco, ecco." e mi corre incontro con un bicchiere in mano, pieno d'acqua.

"Come ti senti? Come stai?" i suoi occhi sono fissi su di me, che sorseggio dell'acqua, molto, molto, molto lentamente.

<Merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda.>

"Grazie..." trovo il coraggio di sussurrare, tirandomi su a sedere.

Il suo letto profuma di lui, tutto qui profuma di lui e questo non è per niente d'aiuto.

"Ti faccio così schifo?" sussulto, come se quelle parole dopo interminabili attimi di silenzio mi abbiano spaventata, quando invece ho sentito solo dolore.

"Cosa?" stringo le mani al grembo, sentendo la mia bambina muoversi appena.

"Ti faccio così schifo? Perché non trovo altra spiegazione plausibile a quello che hai fatto. Devi davvero odiarmi." è distrutto, lo sento dalla voce, non ho neppure il coraggio di guardarlo...

"Non riesci nemmeno a guardarmi, a parlarmi... Non ricordo granché sinceramente, ma devo aver fatto cose davvero orribili per meritarmi questo da parte tua..." gli sento dire, tanto pentito, quanto arrabbiato, ha una voce così strana, io... Non lo avevo mai sentito così...

"Dimmi, per caso... Ti ho mai... Fatto del male... Intendo... Fisico, ecco." e il ribrezzo nella sua voce è evidente, mi dà i brividi sentirlo così disgustato dalla sua persona.

"No, no!" mi affretto a difenderlo da se stesso, dal suo subconscio, con forse troppa enfasi, trovando improvvisamente il coraggio di guardarlo... avrei preferito non farlo.

È seduto sulla sua poltroncina indaco, lo sguardo è perso nel vuoto, i pugni sono stretti con tanta forza da fargli diventare le nocche bianche.

"E allora cosa ho fatto di così terribile Emma?! Cosa?" i suoi occhi incontrano i miei e nel leggere tutto quel dolore sul suo viso mi viene da piangere.

Nel vedere tutto il dolore che gli ho causato, tutto il risentimento, il ribrezzo che prova per se stesso, per me... Mi si stringe il cuore.
È come se tutta al rabbia che provavo sia completamente svanita. Ho forse esagerato?

"Perché non mi parli Emma! Dimmi cosa ho fatto, te ne prego! Dimmi che mi odi, dimmi che sono stato una persona orribile, urlami contro... Ma dimmi qualcosa Emma perché io non ce la faccio più!" ad ogni parola incassavo il colpo, non mi stava insultando, non diceva nulla che potesse ferirmi, eppure la sua voce è come una lama che mi entra dentro, sempre più vicina al cuore, lacerando ogni muscolo, qualunque cosa al suo passaggio.

"Io... Non so cosa dire..." ammetto con voce strozzata, trattenendo con tutte le mie forze le lacrime.

Contro qualunque mia volontà dai miei occhi sono sgorgati fiumi di lacrime, che lui ha osservato attentamente, come a prendere nota di ogni lacrima che avevo versato.

"Dimmi perché lo hai fatto..."-"A cosa ti riferisci..."-"Perché mi hai tenuto nascosto di essere incinta per tutti questi mesi?!"-"Avevo paura di te... Ero scappata e poi avevo scoperto di essere incinta, mi avevi tradita, eri diventato un ubriacone ed io avevo paura di te..." tentai di giustificarmi rendendomi conto di aver davvero esagerato, un figlio non si nasconde. In nessun caso.

CHE SIA TUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora