Capitolo 17

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Stavo male, stavo malissimo.
Avevo bisogno di lui come l'aria, ogni giorno che passava era una tortura, avevo bisogno di lui.
Era passato un altro mese e lui continuava a mancarmi, sempre di più. Dopo la sauna, dopo quel bacio... Non riuscivo più a fare altro che pensare a lui. Avevo tanto di quel bigogno di lui che mi ero ridotta a chiamarlo in piena notte, in lacrime, mi sarebbe bastata la sua voce.
Era circa l' una di notte, lo chiamai con il privato e ricordo quanto mi sentii male dopo che a rispondere fu una ragazza.
"Senti, abbiamo da fare, magari più tardi eh!" disse ridendo e chiudendomi il cellulare in faccia.
Non ci potevo davvero credere.
Mi sentivo presa in giro, ero arrabbiata con me stessa, ero delusa da me stessa. Avevo tradito il mio fidanzato per un idiota, del quale, tra l'altro, mi ero innamorata!
Io però lo sognavo tutte le notti e anche quella sera, seduta su uno sgabello, difronte al bancone, mentre tutto il mondo mi girava attorno, ed i bicchierini si erano depositati uno difianco all' altro, davanti a me, lui rimaneva l' unico chiodo fisso.
Ero ubriaca da far schifo, avevo fumato un pacchetto da venti in quella giornata, non reggevo più.
Il display del cellulare si illuminò e non so come riuscii a leggere il nome del contatto.
"Amore mioooo!" dissi ridendo, Mattia mi aveva chiamata.
"Emma, Emma. Ma sei ubrica?" lo sentii dire dall' altro capo.
"Beh, non lo so." dissi ridendo e scrollando le spalle mandando giù un altro bicchierino.
"Dove sei?" domandò duro.
"Zitto! Tu devi fare sesso con quella tipa ora! Non puoi parlare al telefono con me! Nossignore! No!" dissi sentendomi improvvisamente più triste.
"Lo sapevo che eri tu..."-"E chi doveva essere eh? Il gatto Bubu?" dissi irritata, avevo bisogno di uscire da quel locale, avevo bisogno di aria fresca, avevo bisogno di Mattia.
"Dove sei?" insistette ancora.
"Non lo so! Però tu sai dove sono!" dissi sicura di me, lui in quel posto ci era già stato. Il nome del locale non lo ricordavo, nemmeno la zona, però ero sicura lui ci fosse stato.
"Ti ho seguito una volta e ci sei venuto con la modella! Che bello che avete fatto pace!" continuai a ridere.
"Mi hai seguito?"-"Sì! Non sai quanto sono stata stupida!" continuai a ridere sdraiandomi sul pavimento freddo. Mi sentivo decisamente meglio, il freddo del pavimento mi contrastava la sbronza.
Non ho idea di quanto tempo trascorsi la sdraiata, fatto sta che dopo un po', quando la sbronza stava passando poco, mi misi a sedere e due tizi mi si avvicinarono.
"Ciao bellezza." disse uno dei due accarezzandomi il volto, ero tornata abbastanza lucida da capire di non potermi fidare.
"Lasciami stare, sto aspettando il mio amore!" dissi scacciandolo e mettendo il broncio.
Ok, forse non ero poi tanto lucida.
"Questa sta marcia!" rise l' altro tirandomi da un braccio ed obbligandomi ad alzarmi.
"Ehi! Ma che cazzo fai?!" dissi mentre mi caricava in spalla.
"Che cazzo sta succedendo?!" quella voce. Quella voce la riconobbi subito.
"Amoreeeeeh!" piagniucolai allungando le braccia verso di lui.
"Che cazzo fai con la mia fidanzata in braccio?" disse con la mascella serrata ed i pugni stretti, era su tutte le furie.
"Calma è tutta tua!" disse quello che mi teneva in spalla, allontanandosi da Mattia.
"Fifoni!" dissi facendogli il gestaccio e una linguaccia, mentre barcollavo verso Mattia.
"Quanto cazzo hai bevuto?" disse venendomi incontro, prima che potessi schiantarmi al suolo.
"Sei qui?" dissi cominciando a sentire le lacrime salirimi, le mie mani erano sul suo viso, mentre sentivo il vuoto che mi aveva lasciato riempirsi.
"Sono qui." rispose lui guardandomi negli occhi.
"Mi sei mancato così tanto che non mi importa se quando ti ho chiamato stavi scopando con quella..." dissi ancora, stringendolo tra le braccia, alcune lacrime mi rigarono il volto, mentre le sue labbra si posarono su una mia tempia.
"Amore mio." dissi stringendolo più forte, mi era mancata la sensazione che provavo a contatto con la sua pelle.
"Andiamo a casa." disse dirigendosi alla macchina, il viaggio fu silenzioso e ricordo il suo viso teso, io avevo quasi completamente smaltito la sbronza e una volta seduta sul suo divano potevo dire di capire che facevo.
"Mattia..." gli cinsi la vita da dietro, mentre era intento a prendermi un bicchiere d' acqua.
"Emma, non peggiorare la situazione, tu non dovresti essere qua. Domani tornerai dal tuo fidanzato e io..."-"E tu tornerai dalla modella, giusto?" scoppiai in una risata isterica, odiavo ricordare che un altra potesse baciarlo, toccarlo, come facevo io.
"Hai ragione, perché non dovresti stare con lei?" continuai a parlare mentre la voce cominciava ad incrinarsi.
"Lei è alta, figa, occhi azzurri, magra... Che le manca?" dissi ancora con il magone, mentre mi muovevo per la cucina in maniera frenetica.
"Non è te, ecco che cazzo le manca!" urlò poi lui avvicinandosi a me.
"E perché cazzo continui a stare con lei eh? Ti diverti a vedermi così? Ti diverti?!" dissi urlando a mia volta.
"E tu? E tu con lui? Con lui che ci fai se mi chiami, mi cerchi, mi vuoi, mi dici che mi ami! Che cazzo ci fai con lui? Perché non sei qua con me?" disse avanzando, ero di nuovo contro ad un muro, lui difronte, i nostri visi vicini.
"Mi ricattano cazzo! Sei contento ora? È te che che amo! È te che voglio! Tu non puoi capire come io ti odi vedendo come vai avanti senza di me! Perché io senza di te non sono niente Mattia, non sono niente!" gli urlai contro spingendolo via, le lacrime scendevano ininterrotte.
In pochissimo tempo lui mi riportò al muro.
"Che cazzo vuol dire che ti ricattano? Chi ti ricatta Emma?" disse guardandomi fisso negli occhi, non potevo più stare zitta, dovevo parlare con qualcuno e quel qualcuno per quanto sbagliato potesse essere, doveva essere lui.
"A New York mi è arrivata una foto, eravamo io e te, facevamo l' amore. È suo padre, mi ha detto di sposare il figlio o renderà le foto pubbliche ai giornali..." dissi evitando il suo sguardo.
"Io non posso permetterlo, i miei genitori ne risentirebbero e io non potrei più andare avanti dopo una vergogna del genere. Quell' uomo è potente ti può affossare in un attimo." dissi lasciandomi stringere dalle sue braccia.
"Io non ci posso credere." disse poi lui allontanamdomi da se.
"Dovevi dirmelo."-"Non potevo!"-"E che diamine intendi fare? Sposarlo?!" disse con il fuoco negli occhi.
"Sì e tutto questo deve finire Mattia. Per quanto io stia soffrendo senza di te, deve finire!" dissi ancora con le lacrime agli occhi, allontanandomi da lui. Stavo letteralmente impazzendo.
"No!" disse poi lui avvicinandomisi velocemente.
"Non permetterò che finisca." continuò spingendomi verso il muro.
"Mattia..." supplicai io, sentendo il corpo andare a fuoco.
"Ci abbiamo provato, ci abbiamo provato ma non è servito a niente. È inutile continuare a scappare. Io e te finiremo sempre così." continuò avvicinandosi lentamente alle mie labbra.
"Tu ed io finiremo sempre così." ripeté facendomi sciogliere.
Avevo bisogno delle sue labbra, subito.
Una sua mano si posò sulla mia guancia, scorrendo dietro la nuca, mentre io ero solo in grado di chiamarlo, nella speranza si fermasse.
"Mattia perfavore..." ansimai quando ormai le nostre labbra erano troppo vicine per allontanarlo.
Un vuoto si fece spazio nel mio petto quado le sue labbra tornarono sulle mie.
Le nostre bocche cominciarono da subito a cercarsi con voracia, mentre una sua mano mi accarezzava la coscia nuda, lasciata scoperta dal vestitino che indossavo.
"Mattia questo è sbagliato..." ansimai ancora, quando le sue labbra scesero a baciarmi il collo.
"Non siamo noi ad essere sbagliati Emma." disse lui accarezzandomi una guancia, mentre i suoi occhi erano fissi su i miei.
"Mattia ti amo." dissi prima di riincollarmi alle sue labbra, non mi importava, sapevo che avrei potuto giustificarmi dicendo che avevo bevuto.
Lui mi caricò in braccio e tornò a spingermi contro al muro, avevo una dannata voglia di tornare ad essere sua, che non potevo controllare.
"Non scapperai la prossima volta." sussurrò ad un orecchio, avviandosi verso la camera da letto.
"E se provo a farlo?" lo provocai io, cominciando a tirargli su la maglietta.
"Non lo farai a besta." rispose spingendomi sul letto.
"Presuntuoso." dissi mentre la sua bocca vagava per il mio corpo.
Lo volevo mio.
In poco tempo, ci liberammo di quegli indumenti, che si erano fatti solo superflui, e tornammo ad appartenerci come solo noi sapevamo fare.
"Ti amo." disse finalmente sprofondando in me.
"Ti amo" risposi stringendogli le spalle e lasciando che il mio corpo tornasse ad essere suo, lasciando che il suo corpo stesse lì dove doveva restare, dentro di me.

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