Segreti.

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ISABELLE

Entrai in quell'auto che non avrei mai voluto vedere, ma forse dovevo proprio. Anzi si dovevo, altrimenti mi avrebbero picchiata.

Non vidi più mia madre da quando mi trasferirono qui a Parigi.

A quel tempo ero piccola e non capivo il grado della situazione, ora invece si.

Se non fossi stata tanto piccola e avrei saputo quanto sarei stata male non ci sarei mai venuta.

Mio padre appena trasferito a Parigi si è trovato una donna di nome Mary e nonostante io l'abbia accolta con un certo riguardo, lei mi ha sempre voluta male. Ogni giorno quando lui non è casa mi picchia, quanto vorrei che tutti questo finisse.

Appena arrivai a casa non la salutai, mi diressi direttamente nel bagno dove mi feci una velocissima doccia, poi dovetti scendere per la cena.

Sfortunatamente mio padre era assente per un colloquio di lavoro e lei ebbe la sua parte su di me.

"Non mangerai stasera, ti vedo ingrassata"

"Fa niente, mi troveró qualcos altro di meglio da fare" risposi senza darle tregua.

"Non fare la furba Isabelle, sai che tuo padre darà sempre ragione a me e non a te. Ricordati io sono tua madre" disse lei appoggiando la mano sulla mia spalla e facendo una piccola smorfia.

"Tu non sei un cazzo di nessuno, figuriamoci se sei mia madre" risposi togliendo la sua mano dalla mia spalla e correndo in camera a scoppiare a piangere.

Aveva sempre saputo che ero debole agli insulti sul mio corpo, ma lei era sempre stata una fottutissima bastarda con me.

NICK

Riguardando le foto che avevo scattato ad Isabelle notai dei piccoli segni sulla mano.

Zoommai sempre di più sulla mano e capii subito che erano dei tagli belli evidenti, che ancora non riuscivo a capire come avevo fatto a non notarli.

Spensi la macchina fotografica. Adesso avevo più prove che c'era qualcosa di strano in lei. Avevo tanta voglia di aiutarla, di capire i suoi problemi, ma lei avrebbe ricambiato?

Il giorno dopo cercai di essere davanti alla scuola il più presto possibile e stranamente anche lei si fece trovare li.

La vedevo triste, anzi era la prima volta che la vedevo cosi. Con grande stupore mi abbracciò. Ci misi un pò a ricambiare l'abbraccio, ma ci riuscii.

Sentivo il mio collo bagnato, erano le sue lacrime salate.

"Hey che succede?"

Non riusciva a parlare, continuava a stringermi sempre più forte come se non avesse avuto mai nessuno con cui consolarsi.

"Quando hai voglia di dirmelo fammi un cenno,okay? Ora però devo andare a lezione" dissi scrollandomi dall'abbraccio.

Prima di andarmene gli asciugai le lacrime con i palmi delle dita, poi le lasciai un fazzoletto.

Anche lei prendendo il suo borsone, che conteneva la chitarra, si diresse verso l'aula.

Durante la lezione non riuscivo ad ascoltare una sola parola di ciò che Clarisse mi diceva, tanto che fu proprio lei a riportarmi sulla terra.

"Nick,cosa ti succede? Non ti vedo concentrato"

"Mi scusi Clarisse, mi ero perso tra le nuvole" ammisi con una smorfia.

"Va bene, ricominciamo"

Non ascoltai nemmeno questa volta,ma aspettai soltanto che l'ora finisse.

Uscii di fretta, cercando di trovare Isabelle, quando la vidi fra la folla.

Lei si fece strada per arrivare a me e io lo stesso.

"Volevo ringraziarti per prima, è solo che quando scoppio in lacrime abbraccio qualsiasi persona,scusami ancora"

"Figurati"

"È ancora valida la domanda di prima? Posso raccontarti?"

Mi domandavo come faceva a fidarsi di me in cosi poco tempo, ma non volevo indugiarci troppo sopra.

"Certo" sorrisi.

Ci ritrovammo solo noi due, ad un piccolo bar a parlare, come se non ci vedessimo da una vita.

Il tempo trascorreva e vedevo i suoi occhi illuminarsi sempre di più quando venivano a contatto con i miei.

Le sue iridi color cioccolato mi lasciavamo estasiato.

Mi raccontó di come Mary, la compagna di suo padre, la maltrattasse.

Ora capivo il perchè dei tagli, tutto era chiaro.

"Forse nemmeno ti avrei dovuto raccontare queste cose, è meglio che vada"

Non riuscivo a capire il suo comportamente, cambiava ogni preciso istante: prima sicura di se, dopo fragile.

"Ma Isabelle..."

Non potei finire la frase che mi aveva lasciato solo al tavolo.

Tirai un pugno sul tavolo ed esclamai: "Cazzo!"

Da quel giorno si dimostrò sempre meno sicura con me, come se le facessi paura, poi sparì completamente per un bel pò di tempo. Quel tempo che non mi bastò per dimenticarla.

Nel giro dei giorni seguenti riuscii a farmi dei nuovo amici, due: Franck e Derek.

Entrambi erano di famiglia modesta ed entrambi non avevano genitori separati o altri casi.

Non raccontai di Isabelle a loro, perchè non volevo la conoscessero. Avrei voluta rivederla, speravo almeno in un saluto, ma lei aveva cambiato sezione e quindi non era più di fronte alla mia.

Un giorno mentre eravamo a casa di Derek, Franck mi ricordò del ballo di fine anno, che mi fece venire una brillante idea.

Almeno li avrei avuto l'occasione di vederla e forse di ballare con lei. Chissà, magari avrebbe accettato.

Promessi rivaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora