-La Prima Morte-

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New York, Usa

18 Agosto 1938, ore 1.17

Camminavo sotto la pioggia scrosciante e che non mi faceva vedere a due metri di distanza. L'ombrello mi si era rotto un chilometro prima e da allora avevo rinunciato a combattere contro l'acqua, che ormai si era infiltrata ovunque. Letteralmente. Ma come mi era venuto in mente di andare a quella festa?! La gonna corta a pois ormai era monocolore e ben attaccata alle mie cosce. I miei genitori mi avrebbero ucciso se avessero saputo che ero uscita di nascosto, e per di più per andare ad una festa di universitari. Certo, ormai avevo quasi diciotto anni, ma a quanto pareva per i miei questo valeva ben poco. Loro erano della vecchia scuola. Li odiavo.

Per le strade non c'era nessuno e ne fui ben felice. Era meglio se mi fossi data una mossa, così, dopo aver percorso strette e buie stradine deserte, arrivai sul marciapiede opposto a quello di casa mia, attraversai e...

BIIIIIIIPPP. Il clacson era partito e non si bloccava più dopo che la macchina mi aveva investita, svegliando così tutto il vicinato. Ogni singola parte era dolente, mi sembrava si essere stata messa in un frullatore, lame incluse. Persone si fermarono e accorsero, in una folla agitata. Un lampo viola passò davanti ai miei occhi appannati e vedendo il mio sangue una luce illuminò quegli occhi ametista di desiderio irrefrenabile... sicuramente frutto della mia immaginazione. Prima di svenire, per non riaprire più gli occhi, guardai il mio braccio.

Apparve un bel 18, rosso fuoco, come un tatuaggio, che si trasformò lentamente in un 17. Oh, meraviglioso, avevo appena iniziato e già una vita era andata. Davvero, davvero stupendo. E spirai.

[ATTENZIONE: testo modificato il 24/8/14]

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