-Sangue Nero. Sangue Rosso.-

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Ora e luogo? Ottima domanda.

Scoprii presto che resuscitare era molto diverso da rinascere.

Primo, appena muori era come se la tua anima rimanesse irretita da qualcosa...una gabbia, e pian piano la gabbia si restringesse, sempre di più, finché non si aveva altro posto dove andare che non fosse il proprio corpo...anche il tempo scorreva in modo differente e quindi non si poteva definire se questo processo fosse o meno lungo, potrei anche affermare di aver fatto il giro del mondo e non essermene accorta.*

Non ricordavo con certezza ciò che mi era accaduto, il processo di «Reinserimento» nel corpo, ma se avessi dovuto descrivere ciò che era avvenuto lo avrei spiegato così, senza dubbio.

Secondo, appena ti svegli, ti sembra di stare usando un corpo che non è il tuo. Sei scoordinata,

Non mi ero accorta di tutti questi fatti la volta precedente, forse perché ero troppo impegnata ad autocommiserarmi. Ancora una volta avevo dimostrato la mia stupidità mentale.

1 Settembre, Ore 23.01

Riaprii gli occhi.

Era tutto estremamente buio.

Ero riuscita a morire per un cuore spezzato, fu il primo pensiero che mi colpì. Che patetica.

Provai a muovermi, ma capii subito che ero legata.

Non feci nemmeno lo sforzo di tentare di scappare, e mi misi a fissare la sveglia, unica cosa luminosa nella stanza.

Lampeggiavano di rosso i bei numerini stilizzati...quasi come quelli che apparivano così brillanti sul mio braccio ogni volta che morivo.

23.01...23.02

Qualcuno aprì silenziosamente la porta che, nella quiete spettrale della stanza, era come urlare: «Eeeccomiiiiiii!!! Sono quii ragazzeeeee state shalleeee e non sbroccateee che sono arrivatoooo!!! Oh YeaH Baby!!»

Mister/Miss Passo-felpato si avvicinò al mio letto e mi respirò addosso.

Ma chi cavolo era questo?! Come si permetteva di alitarmi addosso?!

Probabilmente pensava stessi dormendo perché mi accarezzò il viso.

Era troppo cieco da vedere i miei occhi aperti ma non abbastanza da non individuare con sicurezza la mia guancia? Eh, un mago.

Si avvicinò di più e prese ad...annusarmi? Ma che siamo matti?! Ma questo (avevo intuito fosse maschio dalle mani...belle mani) chi cavolo pensava di esser...

E posò le sue labbra sulle mie, non aspettandosi risposta.

Mi irrigidii e lui dovette accorgersene perché il suo bacio divenne quasi disperato. Mi chiedeva, supplicava di rispondere.

Sentii il suo gusto, così dolce-amaro...così da...

Sorrisi e ricambiai il bacio, aprii la bocca per approfondirlo e lui si tuffò in me.

Avrei voluto passargli una mano tra quei bellissimi capelli, ma ero legata e, credetemi, mai come in quel momento, ciò mi faceva impazzire.

Mi accarezzò ovunque, chiedendomi perdono, lo implorava in ogni singolo suo gesto.

Mi accarezzava, mi toccava, come se fossi una reliquia tra le più preziose e io lo accolsi come se fosse la mia ragione di vita.

Si staccò da me e mise il viso nell'incavo del mio collo, aspirando e bagnandomi con...le sue lacrime.

«P-perdonami.» sussurrò.

Mi liberò le mani e potei finalmente accarezzarlo anche io, con tutta la disperazione che avevo. Avevo temuto...ero terrorizzata...e poi...era tornato.

The Soul and The HunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora