-L'Assalitore-

65 6 2
                                    




Immobilizzata contro alla parete dell'entrata della camera del cacciatore

Sempre 12 Giugno 2016, ore 3.00 (spaccato al secondo)


Spalancai gli occhi per la sorpresa quando questo/a (immagino che anche una donna possa essere forte come un palestrato) mi trascinò nella camera del cacciatore e chiuse la porta. Era un sadico cacciatore mandato a setacciare la pidocchiosa pensione in cui ero? Mi avrebbe uccisa lì?

Tentai di trovare una via d'uscita, ma non ce n'erano (se si escludeva la finestra, che precludeva comunque un salto di dieci metri, che mi avrebbe fatto spaccare le gambe e facendomi comunque ricatturare, ma senza la possibilità di sfruttare occasioni future di fuga). Mi spinse sul letto, dove mi buttò malamente. C'era qualcosa che non andava.

Mi mollò lì e andò ad accendere la luce. Ma che razza di rapitore era?! Lasciava la sua vittima incustodita? Anche se fosse stata una tattica, scusate, ma era proprio una tattica da deficienti.

La luce illuminò un viso bello, contornato da arruffati capelli neri. Ah. Ecco chi avrebbe fatto una cosa simile.

«Cosa ci fai in camera mia?» disse scuro in volto.

«Veramente IO non ero in camera TUA, sei TU che mi ci hai portato!»

«Oh, Dio, smettila di essere così sulla difensiva!» sembrava esasperato. Ecco, ero di nuovo arrabbiata! Perché cavolo di motivo ogni volta che gli parlavo mi faceva incazzare?!

«Beh, fammi pensare...» e cominciai a contare con le dita «Mi hai uccisa diversi volte, hai minacciato di far fuori anche i miei amici e i miei familiari, hai materialmente ammazzato il mio ragazzo» ora la mia mano tremava. Avevo davvero voluto bene a Ramon. «Mi hai usata come un giocattolo e come sfoga-ormoni-impazziti, visto che mi hai ficcato la lingua in gola più di una volta...»

«OK! Ok, forse hai ragione.» mi interruppe con le mani alzate. Forse? Ma non commentai.

«Dove eri finita per tutto questo tempo?» chiese dopo con più calma. Era... preoccupato? No, non ci credevo, stava fingendo. Ne ero certa.

«Che importa a te?!»

Si passò una mano sul viso, sembrava più vecchio di molti anni -e che probabilmente aveva-. «Dov'eri?» insisté. Ringhiai in risposta.

Per un attimo rimase sbigottito, ma immediatamente si riprese. Mi venne incontro veloce, nonostante la sua altezza e mi bloccò le mani lungo i fianchi. Tentai di divincolarmi.

«Ascoltami bene, te lo dirò una volta sola e lentamente così potrà entrarti in quel cervellino ansioso.» sospirò «Perché... ero... preoccupato!» lo disse con grande fatica, quasi gli costasse un pezzo dell'anima. Non dissi nulla.

-Quanto era bello al chiaro di luna... Rifiutai il pensiero come non fosse mio.- Non lo volevo sopra di me!

«Io non posso fidarmi di te.» volevo essere aggressiva, ma ero più che altro sembrata affranta, e forse lo ero. Volevo fidarmi... ma non potevo. Mi aveva fatto troppo male. Sospirò, rassegnato. Si alzò da me e andò alla finestra. «Va' via, prima che cambi idea e ti uccida.»

Maio non mi mossi. Sembrava così triste. «T-ti ho sentito parlare conla rossa.» dissi piano, ma riuscì a sentirmi ugualmente. Mi sembròche fosse stato percorso da un brivido. Non disse nulla così tentai di riempire il vuoto. «Mi farai del male?»

Mille altre domande vietate mi passarono nella testa, vomitate dalla mia mente e mortalmente rifiutate dalla mia razionalità.

«Parlavi di me, prima, con la rossa?»

«Ci tieni davvero a me?»

«Perché mi hai fatto così male?»

«Cosa ti è successo che ti ha costretto a diventare cacciatore?»

«Perché stavi morendo?»

«Chi sei davvero?»

«Cos'è la rossa per te?»

Non posi nessuna di queste.

Mi guardò per un secondo. «L'uomo mi dice che sarebbe una cosa riprovevole, il cacciatore che è una cosa sana e giusta.»

«E chi sei davvero dei due?» domanda sbagliata, riprovai «Chi VUOI essere dei due?» Fece un sorriso malinconico e tornò a guardare fuori dalla finestra. Rispondi l'Uomo, ti prego...tipregotipregotiprego.

«Ti stai mordendo il labbro, sei nervosa.»

Era vero. Smisi. Rispose alla domanda che stavo per fare. «Io riuscivo a trovarti sempre quasi subito, ma... preferivo osservarti crescere, cambiare. Sei sempre stata bellissima.» sorrise di nuovo.

«Eallora perché solo dopo mi uccidevi? Perché non subito?!» Tornò a guardarmi, e la sua espressione mi fece rabbrividire.

«Perché sembravi così umana, non il mostro malvagio che mi avevano insegnato a conoscere e ad esorcizzare. Tu eri... umana. E poi ti ho conosciuta e ti ho amato ancora di più... però... io ero un cacciatore e loro volevano che io ti uccidessi... o...» Aveva dettodi... di... amarmi?!

Non lo lasciai continuare, corsi da lui e lo abbracciai. All'inizio fu rigido, sorpreso, ma poi si sciolse e ricambiò l'abbraccio. Ma che stavo facendo? Forse la cosa giusta.

The Soul and The HunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora