-Spiaggia-

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 Eastbourne, Inghilterra

 23 Ottobre 1997, ore 15.45

 Era un inverno insolitamente caldo e tremendamente secco.

 In sessant'anni avevo vissuto quattro vite. Tutto ciò non era per niente buono. In realtà noi non eravamo affatto diversi da qualsiasi altra anima, l'unica cosa che ci differenziava da quelle umane era che noi ricordavamo le vite precedenti, come in una sorta di reincarnazione. Corpo diverso ma con uguale aspetto, stessa mente e stessi ricordi. Rinascevamo. Ma tutti noi abbiamo un numero limitato di vite e in media sono sul centinaio. Io invece ero nata con pochissime, solamente diciannove, e quel Cacciatore invasato continuava ad uccidermi! Dovevo stare molto attenta. Me lo ripetevo da diciotto anni e da diciotto anni ero allerta. Sapevo che i cacciatori erano bravi nel loro lavoro e che prima o poi mi avrebbero trovata, soprattutto quel cacciatore. Mi aveva promesso che m'avrebbe scovata e distrutta... e io ci credevo. Insomma, porca miseria, non ero riuscita ad arrivare nemmeno a trent'anni con la stessa vita! Certo era anche vero che avevo sempre lo stesso aspetto: lunghi capelli castani lisci, occhi verdi e corpo snello. Mi piaceva il mio corpo, un po' meno come mi guardavano i ragazzi. Sembravano morti di fame, ma forse dovevo smetterla di lamentarmi.

Li ignorai mentre mi dirigevo a casa con la mia amica Mary-Ann, altona con i capelli neri e la frangia. Questi genitori mi piacevano molto di più, erano carini e mi amavano sul serio. Nella mia seconda vita ero orfana quindi non saprei dire chi o come fossero i miei genitori.

Non mi dispiaceva, ma nemmeno era stato bello essere affidati ad altre famiglie. Comunque amavo la Eastbourne di quegli anni e speravo di rimanerci più a lungo possibile.

Sorrisi a Mary-Ann che parlava a macchinetta su quanto fosse stupido studiare la fisica, che non servisse a nessuno a meno che uno non voleva progettare razzi spaziali, e mi assicurò che lei non era tra quelle persone. La salutai ed entrai in casa mia, che era quella subito a destra della sua. Vicine di casa e migliori amiche, proprio utile. Entrai in casa e baciai i miei, Johanna e Michael Bresbitt, che stavano attorno al tavolo della cucina, mio padre leggendo un giornale e mia madre facendo la maglia. Oh, no, mi stava facendo un altro magione con i cervi! Una volta mi era sfuggito che quegli animali mi affascinavano incredibilmente e da quel giorno mi aveva fatto solo maglioni con i cervi (avevo 12 anni, immaginatevi voi quanti ne ha fatti).

«Mike, come mai a casa così presto?» chiesi. Chiamavo sempre i miei per nome, anche perché era complicato chiamarli solo “mamma e papà” per me visto che avevo quasi la loro età, se si contavano gli anni che avevo vissuto in tutte le mie vite.

«Il signor Hacket ha chiuso il negozio prima per il matrimonio della figlia, ve la ricordate Hanna?»

Mike aveva ricominciato a parlare del suo capo al negozio di stoffe, era ora di andare. Non avrei sopportato un altro racconto.

«Io vado di sopra.»

«Ma... »

«Ti voglio bene papino» gli diedi un bacio sulla guancia e scappai di sopra. Funzionava sempre.

24 Novembre, ore 7.56

«E poi cosa vuol dire che gli piaccio, ma non in quel senso?!» sbuffò Mary-Ann «A me lui piace proprio in quel senso! Insomma l'ho mandato a cagare!»

«Dai, non essere così dura, insomma, magari lui...» ha solo bisogno di tempo, avrei detto se lei non mi avesse interrotta ricominciando il suo monologo. Pazienza. Ecco una buona qualità che si aveva quando dovevi passare un bel po' di volte prima dall'infanzia, dalla pubertà e per poi ricominciare ogni vita da capo, in un ciclo lunghissimo, la pazienza.

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