Capitolo 19

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POV Ana

Dopo aver staccato a lavoro, chiamo Taylor chiedendogli un piccolo favore, ovvero di prendere Teddy all'asilo e di portarlo al parco. Io ho bisogno un secondo di schiarirmi le idee dopo gli ultimi sviluppi.

Christian è tornato alla carica, ha detto chiaramente di rivolermi con se, ma io lo voglio davvero?

Non lo so. In un primo momento si, ma credo che la sua vicinanza e il suo odore mi abbiano in qualche modo stordito, eliminando per un momento il dolore che sento dentro di me.

Ma ora, passeggiando per le strade di Seattle, con questo leggero venticello a scompigliarmi i capelli, i tanti dubbi ritornano prepotenti nella mia mente. La cosa che più mi chiedo è, come può dirmi di amarmi se, in realtà lui frequenta la rossa? Che mi voglia per essere la sua amante nascosta? Che confusione!

Sono talmente immersa nei miei pensieri da non accorgermi di essere appena andata addosso ad una signora con il passeggino. Le chiedo scusa e la guardo. Con un gesto, quasi meccanico, mi sfioro la pancia, piatta, non c'è più la sua rotondità. Non avrò più il mio bambino o la mia bambina.

Sento le lacrime farsi strada nei miei occhi, pensavo di averle consumate tutte in questi mesi, invece...

Volgo lo sguardo al cielo cercano di impedire a quelle lacrime di uscire, non voglio più versarne, non mi ridaranno più indietro il mio bambino. Una lacrima però sfugge al mio controllo, scorre lungo la guancia fino a bagnarmi le labbra. Come è amara la vita.

Dopo essersi ripresa, prendo un taxi e mi faccio accompagnare all'ospedale dove sono stata ricoverata quella sera. Vicino il reparto di pediatria hanno realizzato un grande giardino in cui sono state posizionate tante piccole lapidi per quelle mamme ,che come me, hanno perso il bambino prima della nascita.

Prima di oggi non ho avuto il coraggio di andarci, speravo sempre che questo fosse solo un brutto sogno, che risvegliandomi avrei trovato la mia vita felice come prima, Christian, Teddy, magari avrei avuto al mio fianco Kate e chissà magari la mia famiglia, che capendo il loro errore, sarebbe tornata sui suoi passi e permetterci così di vivere tutti felici e sereni. Peccato che questa è la cruda realtà.

Per la mia famiglia ormai io non esisto più, la mia migliore amica è a New York a fare carriera come giornalista, Christian sta con quella rossa. A me cosa resta? Una vita di sacrifici, un bambino perso. Mi sento una tale nullità. Ma se ripenso a Teddy, un sorriso spontaneo nasce sulle mie labbra. Lui è il mio raggio di sole in questa vita grigia e scura.

Il tassometro sta scorrendo, mentre io sono qui, seduta nel taxi davanti l'ospedale. Le mie gambe non danno segno di vita, sembrano come di marmo. Tutta la forza che avevo prima sembra essere del tutto scomparsa.

-Signorina si sente bene?-

La voce del tassista mi induce ad annuire, pagarlo e scendere dal taxi, che fino a qualche secondo fa, era il mio porto sicuro.

Entro e mi dirigo verso l'ascensore, il forte odore di disinfettante mi da la nausea. Non ho mai amato questo posto, soprattutto dopo...

Una volta giunta nel reparto, chiedo indicazioni ad un'infermiera. Il suo sguardo triste e compassionevole, non fa altro che sentirmi peggio. Mi indica una fila e il numero della piccola lapide con delle decorazioni rosa. Sebbene non si sapeva il sesso, dalla rotondità del ventre, avevano intuito più o meno quale sarebbe stato, ovvero femmina. Mi informa anche che sulla lapide c'è un piccolo spazio bianco, dove è possibile far incidere il nome, se avessi voluto dargliene uno. La ringrazio e mi dirigo a passo lento verso la mia bambina.

Quando arrivo li, mi inginocchio accarezzando la lapide. é realizzata con del marmo con riflessi rosa. Ci sono dei piccoli orsetti rosa alla base della lapide. L'unica cosa che la fa distinguere dalle altre, sono a parte il nome Grey, una foto di me, Christian e Teddy. Io sono seduta tra loro due, mentre entrambi mi accarezzano la pancia. Credo sia stata fatta una delle ultime sere prima dell'incidente.

Le lacrime ormai sono come un fiume in piena, è difficile riuscire a fermarle, non che io volessi. Ho tenuto il dolore dentro di me per tantissimo tempo, mi ha logorato, mi ha resa una persona arida, chiusa, quasi colpevole di quello che mi era successo. Ma ora, qui davanti alla lapide della mia bambina, l'unica cosa che posso fare è piangere, liberarmi di questo peso opprimente che non mi lascia assolutamente vivere.

Non so quanto tempo passa, non so quante lacrime ho versato, so solo che ora il mio cuore è più leggero ed è pronto per aprirsi finalmente a lei.

"Ciao piccola mia,

sono la tua mamma. Che scema che sono, è normale che sono io la tua mamma." Mi scappa una leggera risata in mezzo a queste lacrime.

"Volevo dirti che se vengo a trovarti oggi, quasi due mesi dopo quella sera, non è perché ti ho dimenticato, anzi eri il mio pensiero fisso. Sei il mio pensiero fisso. Mi chiedo come saresti stata, da chi avresti preso il colore degli occhi, il carattere, i capelli. Mi chiedo quali orme avresti seguito, se le mie o quelle di papà. Quanti capelli bianchi avresti fatto venire ai due uomini Grey nel periodo della tua adolescenza e non. Mi chiedo che tipo di rapporto avremmo avuto, se ti saresti mai confidata con me sul tuo primo fidanzatino, il tuo primo bacio, la tua prima volta. Sarei stata una mamma completamente diversa da quella che è stata ed è tutt'ora la mia. Non ti avrei fatto mancare niente, ma senza viziarti. Ti avrei amato ogni singolo giorno della mia vita.

Mi manchi, avrei tanto voluto stringerti tra le mie braccia e dirti quanto eri bellissima. Ora posso farlo solo nei miei sogni.

Ti amo tanto mia piccola Phoebe.

Verrò domani anche con Teddy, almeno potrai conoscerlo anche tu.

A domani amore mio"

Bacio la lapide della mia bambina, mi asciugo le lacrime e torno dall'infermiera dando indicazioni di aggiungere vicino la scritta Grey il nome Phoebe.

L'infermiera annuisce, dicendomi che già da domani sarà possibile leggere il nome. Io annuisco e vado via.

Quando metto piede fuori dall'ospedale noto una Audi grigia metallizzata. Appoggiati alla macchina ci sono Christian e Teddy. Ci guardiamo e in quel momento capisco. La famiglia è importante per me e per Teddy.

Se Christian vorrà riavermi, questa volta sarà a modo mio, niente segreti, niente sotterfugi, niente bugie. Verità assoluta.

Cammino verso i due uomini Grey e in quel momento mi sento come una fenice che è appena risorta dalle sue stesse ceneri.


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