3- perché non ascolto il mio cuore?

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Giulietta
Mi guardo riflessa al grande specchio della mia camera sono solo passati 6 mesi, da quando ho scoperto tutto, da quanto Romeo e stato chiamato al fronte.

Ho visto cose che mai nessuno dovrebbe vedere e ascoltato le grida delle mie amiche senza neanche poter fare niente, anzi stare immobile in un muro con gli occhi chiusi e i pugni serrati così forte che le unghia quasi mi bucavano la pelle.

Ho dovuto cambiare il modo di vestire, non posso pregare come voglio e leggere le mie poesie d’amore preferite, posso solo stare ferma ad aspettare che mi si venga dato un giudizio per vivere o per morire.

Subito dopo  che scopri la triste verità fui costretta a camminare per strada con una stella cucita addosso e devo dire grazie ad essa è stato più  facile essere presa da loro. Mi trasportarono  in un grande edificio è ci spogliarono delle nostri vesti, ricordo ancora i loro sguardi, che mi facevano male, mi facevano sentire sporca.

Eravamo in 7, infatti questo è il primo numero che porto nel braccio.

Eravamo donne quindi seconde nella classe di importanza ecco il numero 2.

Eravamo nude e con le curve al posto giusto ecco il numero 8.

E poi gli altri numeri a seguire, incisi nelle nostre braccia come fossimo animali al macello.
Ricordo le risate di loro e le grida di noi altre. Essendo tutte figlie di personaggi di rilievo ci usarono come sfogo per le cose più crudeli e sporche che la mente di un uomo può  pensare.

Una notte mi sembrò quasi di morire per i dolori che avevo in tutto il colpo. Le nostre labbra erano le uniche parti del corpo ad essere rimaste pure, mentre il nostro corpo veniva percosso e violentato diverse volte. Alcune di noi non sopportarono tutto ciò, quindi o si tolsero la vita o si ribellarono fino alla morte. Io ero diventata un cadavere o meglio una bambola di pezza.

Giocavano e mi umiliavano diverse volte mi dicevano che non sembravo nemmeno ebrea e che questo era più eccitante, alcuni mi scambiavano per una di loro e ridevano di me, perché con me potevano fare tutto.

Non so quante vite ebree mio padre sacrifico’ per me, e lo odio per questo, perché un giorno con mio grande stupore mi buttarono per strada. 

Tornai a casa e credo di essermi lavata  un miliardo di volte o poco più, ho strofinato,quasi a togliermi la pelle,quei maledetti numeri ma niente da fare loro sono ancora qui.

dormo,o meglio, cerco di dormire, mi sveglio ad ogni rumore e a ogni passo, mangio perché devo no perché o fame. Ed adesso eccomi qui , lavata, profumata ad aspettare il mio ultimo aguzzino, che deve decidere se i sacrifici, così li chiama mio padre, che ha fatto fino adesso ci risparmieranno la vita.

Sento bussare alla porta,  ci siamo, allacciano botoni della mia camicia bianca,sistemo la gonna sopra di essa,chiudo il cinturino del mio orologio, mi sistemo i capelli,stendo un Po di colore sulle labbra, mi passo due gocce di profumo di zagaza, il mio preferito, quello della mia terra, perché se devo morire e l'ultimo che voglio ricordarmi.

Guardo la finestra e  "scappa prima d’incontrarlo" mi suggerisce il cuore. Ma sono donna, sono testarda, sono siciliana, sono orgogliosa, lo voglio guardare negli occhi,voglio sputare in faccia tutto l'orrore che mi hanno fatto,voglio urlare la rabbia della mia virtù rubata,quella che era stata promessa al mio Romeo sotto un albero di arance, voglio andare incontro alla morte Perché non riesco a cancellare le loro mani, il loro odore, la loro sporcizia.
E soprattutto non riesco a cancellare il numero sulla mia pelle,quel numero che mi fa sembrare un maiale pronto al macello.
Esco dalla stanza, scendo dalla scale, dritta e fiera, Perché anche se dentro sotto rotta e spezzata,loro non lo vedranno,loro non lo capiranno.
Perché non do mai ascolto il mio cuore.

Se tutto girasse attorno all'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora