22- Il gusto amaro della verità

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Giulietta
Anche questa mattina mi alzai e rilessi la lettera di mia madre, mi dava un senso di calma sapere che tutto il dolore era una conseguenza di un grande amore, mi convincevo che anche il nostro tormento amore avrebbe vinto su questo dolore. Alla fine tutti sarebbero tornati nelle braccia del proprio amore, tutti tranne chi era morto ed era sotto terra. Il ventre incominciava ad arrodentarsi e mi chiedevo quando ancora potevo tenerlo nascosto al mondo. Mi erano arrivati di nascosto i documenti per essere analizzati, ma mi accorsi leggendo che con l'arrivo dello zio Fred erano arrivate le vere accuse, ne strappai alcune, se qualcuno poteva accusare un altro di sbagliare ad essere ebreo, io potevo decidere che quelle accuse erano false. Una mattina piegai un foglietto dentro il cestino di panni che scendeva dal mio balcone, chiedevo ad Eric se era il caso che anch'io mi sacrificassi per noi, potevo sedurre Romeo, fargli credere che magari era suo il figlio che portavo in grembo, non avrebbe di certo capito che il pancino c'era da prima e il momento della nascita magari mio figlio per lui sarebbe nato di qualche mese prima, la risposta la aspettavo dentro il secondo cestino di documenti,nascosti sotto i panni puliti, che alzai la mattina dopo, invece arrivò con due colpi secchi  Alla porta e due occhi arrabbiati. Credeva che mi fossi pentita di averlo amato, che la vicinanza con Romeo mi avrebbe portato a desiderarlo, mi c'era voluta una mattinata intera per convincerlo che non era vero, e quando Romeo busso alla mia porta per dirmi che odiava non vedermi in casa, ma che stavo sempre in camera mia, e che gli sarebbe piaciuto passare del tempo insieme, lo dovetti tenere tra le braccia per evitare che sfogasse la sua rabbia contro di lui, passammo tutto il giorno a letto e rimase per la notte, ma la mattina dopo c'era di nuovo solo  il suo profumo tra le mie lenzuola. Da quella giornata non ci eravamo più visti, ma solo sentiti con qualche bigliettino. bussarono alla mia porta ero ancora in camicia da notte, per via degli ormoni febbraio mi sembrava più caldo del solito e non riuscivo a mettere una vestaglia di sopra. Apri la porta senza guarda e mi preparai a ricevere  Giovanna che avrebbe sistemato il letto e mi avrebbe portato i nuovi documenti, io avrei riempito il cestino con i vecchi documenti e i panni sporchi sopra. Una tosse però mi fece voltare e mi trovai gli occhi di Romeo addosso, ed io avevo poco di sopra. Istintivamente copri i seni con le mani - che, che ci fai qui?- lui non abbasso lo sguardo, ma mi guardava dritto negli occhi - ero venuto ad avvisarti che questa mattina ospiteremo una persona- annui, morivo dalla voglia di chiudere quella conversazione e chiudere la porta alle sue spalle, ma lui non era dello stesso parere, scese lo sguardo e si fece più vicino il sangue mi si gelo quando con le mani scese e tocco la ferita vicino al mio ventre - cos'è questa?- portò lo sguardo su di me - dimmi che sei caduta da un albero e un ramo ti ha ferito- lo guardai anch'io- vuoi sentirti dire questo?- lui non si mosse - un soldato al mio decimo giorno di prigionia, gli piaceva abusare di me mentre il mio sangue lo bagnava- lui respiro' più pesantemente - perché non ai chiesto di me? - sorrisi mi avvicinai al mio armadio e mi misi una vestaglia, abbassai lo sguardo mentre guardavo la cintura che stavo legando proprio sulla ferita e sorrisi, - pensi che non lo abbia fatto, prima quando sentivo i passi che arrivavano  chiamavo un dio che avevo dimenticato,  quando la porta si apriva e tiravano a sorte la mia virtu chiamavo mio padre che avrebbe fermato tutto, ma quando si abbassavano le viaghe ed entravano ancora e ancora dentro di me era il tuo nome che gridavo, speravo che saresti entrato e fermato il tutto- lui aveva uno sguardo terrorizzato- lo fatto per 60 giorni, ma tu non sei mai arrivato. Ora dimmi Romeo le mie grida ti sono mai arrivate alle orecchie?- lui abbasso lo sguardo colpevole - no le tue grida no, mi arrivano le voci- scossi la testa e sorrisi, - come sospettavo, e tu ai creduto a tutto invece di chiederti se erano voci vere.- sospiro - mi dispiace- mi avvicinai e alzo lo sguardo, lo sorpassai ed apri la porta - non importa è passato, ora esci e finisco di prepararmi- annui ed uscì dalla mia stanza. Lo sapevo era stato un codardo, Eric non mi conosceva ed solo una volta sentita la storia aveva punito loro, lui aveva scelto di punire me. Mi vesti e trovai Giovanna intenda a bussare, gli sorrisi e presi il cesto, prima di scendere volli leggere il biglietto di Eric, tieni gli occhi aperti in casa, dobbiamo parlare. Capi che doveva sapere della visita che avremmo ricevuto oggi, e mi preparai ad affrontare questa nuova avventura.
Quando scesi di sotto trovai Romeo gesticolare animatamente con il solito garzone, non riuscivo mai a capire cosa si dicessero era come se le mie orecchie non potevano captare quei suoni. Il ragazzo prima di rispondere ad una domanda alzo lo sguardo verso di me e Romeo si giro. Mi guardo per un Po indeciso, poi tese la mano ed io da brava che ero diventata gle  la afferai. - Giulietta lui e ad è  Adrien, un mio collega italo-francese ha giurato per la patria italiana- gli porsi la mano e la strinse, - lei invece e Jaquine- non l'avevo ancora notata, era seduta con uno sguardo seducente su una poltrona del mio salotto, una gamba sopra l'altra e le dita che tamburellavano sulle labbra rosso fuoco, mi guardò con uno sguardo gelido e di vendetta, i suoi occhi si soffermarono sul mio ventre,ed un sorriso malvagio comparse sul suo viso, alcune volte le donne possono incidere più timore di un esercito intero, guardandola mi ricordo mia madre, aveva gli occhi di una che avrebbe fatto di tutto per il suo intendo. Si alzo e mi porge la mano - piacere e complimenti per la casa- sorrisi cortese - grazie- non riuscì a mentire e dirgli che era stato un piacere conoscerla, perché più la guardavo più sapevo che dovevo tenerla lontano. Ci sedemmo in sala da pranzo Adrien e Jaquine volevano tenere una conversazione insieme, raccontando aneddoti sulle vicende che riguardavano Romeo. Ma quest'ultimo ero intendo a guardare la sua tazza di latte senza mai portarla alle labbra,quando mi guardo vidi nel suo sguardo che mi chiedeva scusa ed io non capivo. Poteva essere per quello che gli avevo raccontando? Ma quando la donna apri la bocca capì che era per altro.
- signorina Giulietta, volevo ringraziarla per questa bevanda calda, sa nella situazione in cui siamo e difficile alcune volte avere un pasto caldo. - annui con la testa. - sopratutto nei boschi-alzai lo sguardo e non capì - sa ho conosciuto suo padre la notte scorsa, persona squisita, peccato che ha fatto quelle scelte pur di salvarla- mi alzai di scatto e poggia la mani sul tavolo- la prego mi faccia continuare- si portò di nuovo la tazza sulle labbra e disiderai che il latte gli andasse di traverso- sa alcune volte le scelte e i comportamenti dei genitori verso i figli sono un tantino egoistici, ma sempre validi e sensati se si tratta di salvargli la vita- mi guarda si alza e incomincindo a camminare per la stanza - ma alcune volte i figli non apprezzano questo aiuto e decidono molto più egoisticamente di allearsi alla gente di cui i genitori li hanno sempre salvati- capì che sapeva, sapeva tutto, per lei la mia vita e i miei sentimenti erano un libro aperto, ma non riuscivo a capire cosa volesse da me, la seguivo con lo sguaddo in silenzio, mentre Romeo si tormentava i capelli. Allora mi illuminai era codardo e accecato dal potere talmente tanto che mi aveva venduta, ma a chi? Chi era questa gente?- lei mi capisce vero? Suo padre a fatto uccidere 60 persone per lei, erano madri, erano figli, mariti e  fidanzati, ha lasciato la sua casa frutto di anni di lavoro in mano al nemico, convinto che sua figlia avrebbe sopravvissuto a tutto, ma non sapeva che la moglie stava  scavando in gran segreto una buca dove il povero capitano tedesco stava cadendo trascinando a fondo pure la sua adorata figlia, una buca che come scopo doveva  salvarla- si fermo e punto lo sguardo su di me - come potevano sospetare che cupido in tutto questo mondo dove l'odio sta vincendo avesse scagliato la sua freccia nel cuore dei due poveri ragazzi?- gli occhi di Romeo si fiondarono sui i miei e la rabbia e la paura di perdere il potere spensero la sua ragione, i miei invece si riempiono di lacrime- e così la povera ed ingenua ragazza che era stata abusata e  maltrattata dai tedeschi, andò a finire che si innamorò proprio di uno di loro, ma no di uno qualsiasi ma del nipote del mio nemico.- e con forza sbatte la mano sul tavolo e scoppiò a ridere, la guerra gli aveva tolto anche la ragione - sa anch'io ho fatto di tutto per mio figlio e mio marito, solo che non avevo soldi per pagare anime, e così Fred il tiranno per un Po giocò con me, si diverti il porco, il mio corpo in cambio della vita di mio figlio. Mio marito era già condannato ai campi di concentramento, ma mio figlio di sangue ebreo ne aveva solo per metta, mi giocai l'unica cosa che avevo la dignità di donna. Finché non arrivo tua madre, bella, ricca e con i miei stessi problemi, e vorresti metterci a paragone, siamo tutte e due donne, siamo tutte e due madri, ma lei è ricca io sono povera, lei ha potere io ho solo il mio corpo, lei ha un pezzo di terra in Sicilia, un pezzino di territorio,  dove lui vuole iniziare a comandare perché  ha sempre desiderato mettere le mani nel territorio italiano, perché siamo sinceri i tedeschi a noi italiani ci vogliono solo sottomettere.
Così una notte mentre dormivo nel mio letto morbido della sua abitazione con mio figlio stretto al petto, mentre sentivo i gemiti finti di un altra donna, i tedeschi entrano nella mia stanza, mi strapparono mio figlio dalle braccia e lo uccisero- abbasso la testa e la voce si spezzo - gli spararono in un lato solo nella metta ebrea. - Calò il silenzio nella stanza. Poi lei si ricompose e mi viene davanti posa una mano sulla mia pancia- potrei ucciderti sai? Ma a piangere sarebbe l'uomo sbagliato, il capitano e solo una marionetta per arrivare a lui- la guardai con preoccupazione- Eric non è come suo zio- sorrise - lo so. Ma una cosa suo zio non ha potuto avere nella sua vita, un purosangue tedescho,  Eric è quel figlio che lui non ha.- la vita di Eric era nelle mani di questa donna . - cara Giulietta quando ho iniziato ha studiare il mio piano, ho tracciato mappe, studiato lingue, raccolto soldi nel peggiore dei modi, ho iniziato a stringere alleanze, ho conosciuto partigiani,tuo padre è uno di essi, lo conosciuto così- rimasi sorpresa, mio padre non era più una pedina dello stato, anzi lo combatteva- ho sedotto spie, solo per uno scopo far provare  a quel pazzo, quello che ho provato io, a farlo sentire un topo dentro una scotala, e poi alla fine provare la perdita di un figlio.-sussultai Eric- ho messo tutto su una tavolo da gioco, come una partita a scacchi ognuno al suo posto, nessuno può cambiare mossa, si va avanti si mangia l'avversario e si punta allo scacco matto, siete tutti li, io Adrien, Romeo e anche tu, sto giocando una partita, la partita della mia vita. - avevo paura di chiedere qualsiasi cosa ma dovevo sapere - io che ruolo gioco? - sorride - tu sei la regina!- annuisce - colei che si può muovere in maniera verticale, orizzontale e diagonale, sei quella che si muove in silenzio in un mondo dove tutti dobbiamo andare dritto- non parlo, non respiro nemmeno- mi dispiace per il vostro futuro, ma dovrai consegnarmi il cuore del padre di tuo figlio.- Romeo si alza e sbatte la mano - che cazzo dici Jaquine?- lei si guarda da finta pentita, lo sapeva che da un segreto - non lo sapevi davvero? La tua fidanzata aspetta un figlio dal tuo capitano - lo sguardo di Romeo e diverso, freddo, - lei non ti consegnerà mai, Eric, ti porto io il cuore del bastardo- la rabbia mista alla paura stava crescendo troppo in me - Romeo caro, camminare dritto ricorda dritto, tu ai il tuo compito, lei avrà il suo- lui non ci sta - te lo avevo detto che lei deve essere fuori dal piano, non ci riuscirebbe e troppo coinvolta- sputa con rabbia- oh invece lo farà, una madre fa tutto per il proprio figlio, pure perché se non ce lo consegna sarà lei a rimetterci la vita, di conseguenza anche quella di suo figlio.- sbiancai ,  mi senti mancare le forze, appogiai una mano al tavolo, dovevo scegliere,e anche se il cuore mi sanguinava avevo già scelto, e capì il comportamento dei miei genitori.
Se ne andarono tutti e Romeo prima di uscire mi guardò con disprezzo e segui i suoi amici.
Salì le scale, quando finì di salire l'ultimo scalino, li trovai li sia  Franz  che Eric. Mi seguirono in silenzio ed entrammo in camera. Sapevo già quello che mi dovevano dire, io avrei consegnato Eric a loro, mentre Franz essendo il padrino del bambino, si sarebbe preso cura di noi. Ma quello che non sapeva nessuno e che io  non ci stavo, sapevo lottare ed avrei lottato per la mia famiglia.

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