23-rischiare

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Giulietta

-so quello che dovete dirmi, e no io non ci sto?

Franz era dispiaciuto e triste, ma Eric, lui sembrava una macchina da guerra.

- vuoi davvero parlare di questo? Pensi che io ti dia solo una occasione o un motivo per salvarmi la vita? No Giulietta, tu mi consegnerai a loro e non lo faccio da solo, solo perché voglio essere sicuro che tu prima sia al sicuro.

Si passa una mano tra i capelli, era preoccupato ma non aveva paura, forse rimorso per un amore e una vita che non  avremmo passato insieme.

- Eric, io non ti consegnero mai a loro. Dimenticalo.

-Franz lasciaci soli.

Il mio amico si allontana, ci lascia da soli.
Lui si alza dal letto e mi si mette davanti, con una mano accarezza la mia pancia.

- Giulietta voglio essere sincero, io ti amo più della mia stessa  vita. Ho sognato e desiderato una vita con te dal primo momento che ti ho vista tamburellare quel piede a terra. Ma ti amo talmente tanto che devo lasciarti andare, devi lasciarmi andare. Abbiamo una settimana di tempo, organizzero tutto io.

Ho aspettato una dichiarazione così da tanto tempo, ma adesso sembra più una addio. Mi sta dicendo ti amo, ma mi sta allontanando da lui.

- non ci riesco Eric. Non chiedermelo. Mi sento male, il mio cuore sta sanguinando. Voglio morire, morire per te, per noi.

Mi afferra il viso tra le mani - non lo dire, non lo devi nemmeno pensare. Ci diremo arrivederci non mi farò uccidere, dobbiamo solo posticipare il nostro stare insieme. Un anno o forse due cosa sono a confronto dell'eternita?

Annuisco e mi bacia, mi bacia a lungo, come se anche lui è consapevole che quando le nostre labbra si staccheranno tutto sarà il salita.

Esce dalla mia stanza, e quando si chiude la porta alle spalle e come se mi sentissi da sola, abbandonata. Ho addosso una sansazione strana, lucubre e triste.

Passano i giorni. I rumori delle lancette negli orologi e un tormento. Non ho notizie e questa attesa mi sta facendo impazzire.
Scendo in salotto, Romeo è nell'ufficio, in Silenzio prendo il mio cappotto è mi avvio in caserma devo vederlo.
Cammino spedita, gli sguardi dei soldati è più insistente ogni volta che mi avvicino alla caserma.
Ce tensione nell'aria o e forse solo nella mia pancia e nella mia testa.
-Giulietta- mi blocco, e mi giro.

Giuseppe e seduto su una sedia mi riconosce all'istante. - che ci fai qui?

-devo parlare con il capitano. Lui abbassa lo sguardo.
- è fuori sede, deve sbrigare alcune cose.
-cosa Giuseppe?
- Non sono tenuto a dirtelo.
Mi avvicino, se crede che mi faccia paura il posto o la sua  divisa, non mi conosce affatto.

- sono la perla nera. E l'esercito ha un dovere verso i miei confronti, io devo vederlo.

-se vuole posso riceverla io? - la voce profonda mi arriva alle spalle. Non la riconosco, ma mette i brividi, mi giro e lo zio e alle mie spalle.

- a perso la parola, perla nera? Le ho detto che se ha tanta urgenza di parlare con mio nipote può farlo tranquillamente con me ?

Con lui? È cosa dico a lui. Ero venuta per trovare pace, per rivedere i suoi occhi. No per combattere un altro demone. Annuisco e mi avvicino verso il suo ufficio. Entro e mi siedo davanti alla sua scrivania. Mi posto con lo sguardo e Juliette è seduta sulla poltrona, indossa solo un cappotto e dalle labbra e dai capelli posso davvero immaginare cosa è appena successo in questa stanza.

-pensavo che mia madre fosse la sua compagna?

Ride, e si versa un bicchiere di liquore. - io non ho compagne di vita, ma solo compagne di letto. Sa io non mi sento in colpa per quello che le hanno fatto i miei soldati, ogni donna è stata creata per soddisfare il bisogno di ogni uomo, consensualmente o no. Non capisco la presa di posizione di mio nipote nei tuoi confronti, e stato addestrato per odiare invece penso solo all'amore.-

Se tutto girasse attorno all'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora