4- freddo come la neve, rigido come la morte

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-Giulietta

Tum,tum, tum. Il mio cuore segue i miei piedi,ballano insieme
se mi fermo muoio,
se mi fermo non ottengo rivincita,
se mi fermo non conoscero il mio destino,
Se mi fermo non avrò futuro.
Arrivo davanti la porta del salone. Il sole entra dalle finestre, i raggi baciano la fronte  sudata di mio padre,rendendola ancora più lucida ancora più triste. Le rughe di preoccupazione si sono fatte spesse e profonde in questi mesi. Le mani strette in pugno,le nocche bianche,le folte sopracciglia avvicinate, sulle labbra un sorriso falso, di circostanza.

Mi avvicino di più allo spiraglio della porta, e in quel preciso istante, l'uomo che mi ha messo al mondo decide di parlare

- Giulietta e la mia unica figlia,ve ne prego risparmiarte almeno lei.

Il verdetto era espresso, potevi avere soldi,potere,potevi aver sacrificato il tuo onore o quello di alcuni tuoi amici, averli portati al patibolo, ma se eri ebreo tutto veniva annullato.

Afferai svelta la maniglia,si era già umiliato abbastanza, non lo avrei fatto continuare.

Appena misi piede nella stanza,mio padre punto i suoi occhi su di me. Gli avevo dissubidito. Aveva pregato di rimanerne fuori, se ne sarebbe occupato lui, ma io avevo perso troppo per starmene con le mani in mano, avevo pianto troppo per non poter affrontare il mio destino.
Perché non sono egoista , capisco mio padre, ma lui appena questa faccenda sarà archiviata, dovrà lasciare la casa, sarà lasciato in mezzo ai campi, e dovrà riuscire a sopravvivere, io?!, io nn posso.

Uno scherzo del destino a voluto mio padre,uomo sicuro benestante ed ebreo, innamorarsi di una donna tedesca. Erano tempi diversi, potevi amare chi volevi, e in quella notte d'estate di passione fuori  matrimonio, fui concepita io.

L'onore o forse il troppo amore porto mio padre e la donna a sposarsi.

Si amarono, così dice lui, finché mia madre torno in Germania per la morte del padre e non tornò più.

Si sistemo con generale tedesco. E divenne anche lei una mia nemica.

Ma la cosa bella, che il mio aspetto è identico a lei. Stessi occhi,stessa pelle,stessi capelli.
Nei mesi che fui prigioniera dei tedeschi, mi chiamavano la perla nera, nera perché ero ebrea. Perla perché ero bella.

Ed io odiavo la sua metta di sangue, che scorreva nelle mie vene,e sparavo che il sangue che il mio corpo aveva espulso nei giorni di prigionia fosse quello tedesco. Perché lo avevo promesso nessun tedesco avrebbe più piegato la perla nera, nessun tedesco si sarebbe approfittato di me, nessun tedesco mi avrebbe marchiata, nessun tedesco mi sarebbe entrato più nelle vene.

Ricambia lo sguardo di mio padre e allungai una mano, Lui la prese al volo, me la strinse, perché sapeva che anche se ero una donna, dentro avrei potuto affrontare un esercito, non solo un ufficiale tedesco.

I miei piedi non si fermarono nemmeno quando mi sistemai vicino a mio padre.

Drizzai la schiena, scrollai i capelli dalla spalla, e il mio piede tamburellava ancora per terra,piano, ma non si fermava.

Guardai,l'ufficiale, doveva solo dire il mio destino, se il sangue tedesco della donna,  quel sangue che odiavo mi aveva salvato la vita. Lui il cappello abbassato davanti agli occhi, leggeva le mie carte,le mie verità o meglio quelle omertta che avevano scritto i suoi sottomessi, studiava con fare minaccioso tutto. Con la penna tamburellava sul tavolo, e i miei movimenti seguirono i suoi.

Tum, tum più forte, più veloce,più disperato. La mano tamburellava, il piede batteva, il mio cuore seguiva il Walzer di quelle azioni.

Poi lui mi guardò.

La penna perse equilibrio e cadde

Il piede si fermo all'istante

E Il cuore si fermò.

Se tutto girasse attorno all'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora