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Luke si strinse nel giaccone, mentre fuggiva via.
Voleva allontanarsi da lei, prima che il vuoto nel petto si allargasse sempre di più.
Correva, non ragionava neanche. Nella tasca, la scatolina di velluto sembrava diventata incandescente.
Continuò a correre a perdifiato, fin quando non si ritrovò davanti al suo vecchio appartamento.
Quanti sogni, lasciati lì a marcire.
Nonostante fosse passato fin troppo tempo, continuava a tenere la chiave di quel posto, lì, insieme alle altre, come se la usasse tutti i giorni.
Senza pensarci, aprì il portone e si ritrovò nell'androne del palazzo.
L'ascensore era aperto, davanti a lui, quasi fosse un richiamo.
Lo raggiunse, e in pochi secondi si ritrovò davanti alla porta.
Quando infilò la chiave nella toppa, bastò una leggera pressione per far scattare la serratura.
Non si preoccupò neanche di cercare una fonte luminosa: si ricordava tutto alla perfezione.
Ben presto arrivò nella sua camera: Talia aveva lasciato l'armadio aperto, quella sera.
Osservò i suoi vecchi vestiti, poi si piegò e aprì un cassetto.
Eccole lì, tutte le foto con lei: stavano sorridendo, in ognuna di esse.
Sembravano così felici, così...
È tutto finito, si disse.
Tutto ciò che ti ha dato la forza di andare avanti, è finito. Scomparso nel nulla.
Iniziò a singhiozzare, piano, senza scomporsi.
Poi prese tutti quei frammenti di ciò che erano stati, se li infilò in tasca e uscì da lì.
Non si preoccupò neanche di richiudere la porta, e non prese nemmeno l'ascensore.
Si precipitò giù dalle scale, uscendo di corsa.
Le nuvole che poco prima avevano oscurato la luna avevano dato vita ad un acquazzone.
Pioveva forte, come quella sera in cui era iniziata la sua fine.
Un urlo, improvvisamente, risuonò nella notte.
Era lui, che si sfogava gridando alla luna.
Se solo avesse potuto fare qualcosa lei...

***

-Hai delle occhiaie tremende.- disse Annabeth, mentre si accomodava su una delle sedie della sala d'aspetto.
Intorno a loro, molte persone aspettavano di poter incontrare i loro cari ricoverati.
Talia odiava l'odore dell'ospedale: un misto di chimico e di qualcos'altro... qualcosa di più cupo e nero.
Jason si stava lentamente riprendendo, ma Piper era stata dimessa il giorno prima.
Aveva raccontato alla polizia dei continui ricatti di Crono, e nonostante tutto Jason non le aveva mai raccontato nulla.
Si era chiuso in se stesso, convinto di poter risolvere tutto da solo.
E poi erano arrivati gli scagnozzi di Crono.
Li avevano storditi, e poi portati in una villa. Avevano picchiato Jason fino a fargli perdere i sensi, dopo aver picchiato anche lei.
Talia, quando era venuta a sapere tutto ciò, aveva provato un moto di rabbia nei confronti di suo fratello.
Perché non le aveva chiesto aiuto?!
-Stanotte ho dormito poco.- rispose alla ragazza.
-Come mai?
-Luke... ha scoperto che mi vedo con un altro e si è arrabbiato.
-COSA?! CON CHI STAI USCENDO?- urlò quasi Annabeth. -Sto uscendo con un ragazzo che insegna tiro con l'arco insieme a me. Si chiama Ash.
-Non ti piace sul serio.- le rispose Annabeth.
-E tu che ne sai?
-Non hai sorriso neanche una volta mentre mi hai detto di lui. E non me ne hai neanche mai parlato prima... quando qualcuno si innamora, vorrebbe urlarlo al mondo intero. Non tenerselo per sé, come hai fatto tu.
E cos'è questa storia di Luke?
-Mi ha sorpresa con lui... e mi ha detto che mi ama ancora.
-E naturalmente gli hai detto che anche tu sei ancora follemente innamorata di lui.
Talia scosse la testa, abbassando lo sguardo.
-Stai scherzando. Talia dimmi che stai scherzando.
-Annabeth...
La ragazza di suo cugino prese un respiro profondo, prima di dirle:- Bene. Tanto prima di due ore non potrai vedere Jason.
Vai a cercarlo e digli che lo ami!
-Ma non è così, Annabeth.
-Talia, smettila di mentire a te stessa. Vai!
La ragazza rimase seduta ancora qualche secondo prima di correre verso l'uscita.

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