Apple Street era deserta, e la luce del sole non contribuiva per niente a farlo sembrare un posto sicuro.
Talia bussò al numero 17, poi attese.
Da dentro l'appartamento non proveniva nessun tipo di rumore, così si sedette sui gradini e aspettò.
Passarono diverse ore, e Talia stava quasi perdendo la speranza quando un uomo sulla settantina che stava passando per Apple Street si fermò e la guardò, interrogativo.
-Cosa stai facendo, ragazza?- le domandò, in modo burbero.
-Aspetto una persona.
-Stai aspettando un ragazzo biondo, con una cicatrice sulla guancia?
Lei annuì, ed il vecchio le sorrise, triste:- Mi spiace darti questa notizia, ma ha lasciato ieri sera l'appartamento che gli avevo affittato.
Talia scosse la testa, incredula.
Ringraziò il vecchio, poi si alzò e si diresse verso la sua auto.
Una volta a bordo, prese il cellulare e compose il numero di Percy, l'unica persona che avrebbe potuto saperne di più.
Rispose dopo qualche squillo:- Talia, dimmi.
-Dove si è trasferito Luke?!
-E io cosa ne so!
La ragazza sbuffò:- Devo parlargli, urgentemente.
-Senti, l'ultima volta che gli ho parlato è stato due giorni fa, e non mi ha detto nulla riguardo ad un cambio di appartamento.
Però lo fa spesso. Tranquilla, appena mi contatterà te lo farò sapere.
Lei attaccò senza rispondergli, in preda ad una rabbia cieca.
Perché, perché era stata così stupida?!
Mise in moto la macchina, e tornò a casa.
Mentre usciva dal vicolo, alzò gli occhi e notò l'anziana signora che la osservava, come la volta scorsa.
Inquietante, borbottò Talia.
Dopo un quarto d'ora di traffico infernale, arrivò a casa e notò immediatamente che qualcuno aveva lasciato un pacco sul pianerottolo.
Scese, curiosa, e lo prese in mano.
Era una vecchia scatola da scarpe che qualcuno le aveva lasciato lì.
Su un lato campeggiava un biglietto:"Ricordi di una vita passata, che non ha intenzione di passare davvero.
Luke"
La aprì, e per un attimo rimase immobile a fissare tutte le foto di loro due insieme.
Erano le stesse che aveva visto quella sera in cui era andata nell'appartamento di Luke, ma alla luce del sole sembravano ancora più polverose.
Cercò la chiave di casa sua con una mano, aprì la serratura ed entrò dentro.
Lanciò la sua borsa in una parte indistinta della casa, poi si sedette a terra vi svuotò il contenuto della scatola da scarpe.
Osservò ogni foto, ogni dettaglio che ora assumeva una nuova sfumatura, un nuovo significato.
Trattenne le lacrime, poi riprese in mano il biglietto. Sul retro Luke aveva scritto un indirizzo.***
Sebastian sorrise a Teresa, poi entrò nel separè dove Luke lo stava aspettando da quasi un quarto d'ora.
-Amico, hai delle occhiaie spaventose. Cosa hai fatto stanotte? Una qualche retata?
-Sta zitto. Hai novità?
-Beh, Luke. Avrai bisogno di energie. So dove si trova Crono.
-L'hai detto anche la volta scorsa.
-Stavolta ne sono più che sicuro.
E so anche dove si è nascosto la volta scorsa: un bunker sotterraneo, raggiungibile in pochi secondi da ogni stanza della casa.
-Come è possibile?
-Tramite una piccola botola nascosta sotto un tappeto. Ce ne è una in ogni camera, e conduce sempre al bunker.
Talmente stupido, ma al contempo geniale, che nessuno ci aveva pensato.
-Quindi era nel bunker quando siamo arrivati noi a fare la retata?
-Esattamente.
-Bastardo.- disse Luke, trattenendo l'ira. Dopo quel che era successo con Talia, era ancora più determinato ad ucciderlo. Poi continuò:- Adesso invece dove si trova?
-Mi ha ricevuto due ore fa in una palazzina fatiscente ad Apple Street. A quanto pare, sua madre è ospite di un ospizio, che si trova dunque in Apple Street.
Starà da lei per pochi giorni, poi se ne andrà via di nuovo.
Luke fu percorso da un brivido.
Aveva osservato quell'ospizio così tante volte, cercando di non pensare a Talia, che era convinto di conoscere a memoria ogni dettaglio esterno dell'edificio.
Il fatto che Crono avesse deciso di nascondersi lì gli sembrava un po' una beffa.
E se invece fosse riuscito a catturarlo?
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Revenge
FanfictionSecondo libro della serie "Choice" "Era un bacio dolce, che sapeva di lacrime versate e parole non dette, di mancanze e di segreti custoditi troppo a lungo. Ma, in quel momento, non serviva dire niente. Non c'era nulla da capire. [...] I loro contor...