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Talia si stupì di se stessa, quando si rese conto di cosa stava progettando.
Non era certa di avere la forza per poter mettere KO Tom, e se non ci fosse riuscita le conseguenze sarebbero state terribili.
Ma non aveva voglia di pensarci. Doveva agire, non pensare a niente, come un automa.
Aspettò pazientemente l'arrivo della guardia, nascondendosi dietro la porta.
Non appena questa si aprì, Tom entrò nella stanza, stringendo fra le mani un accendino.
Agì velocemente, piombando su di lui alle spalle e scagliando con tulle la forza di cui era capace il vassoio d'argento sulla testa della guardia.
Il suono che produsse le rimbombò nelle orecchie per diverso tempo.
Non sarebbe stata in grado di descriverlo: non era stato fragoroso, ma neanche silenzioso.
E il tonfo che fece il corpo di Tom, quando cadde svenuto sul pavimento, le fece scorrere un brivido lungo la spina dorsale.
Rimase per qualche secondo a fissarlo.
Il suo piano stava iniziando a funzionare, e lei non riusciva a capacitarsene.
Ritornò in se, poi sorrise.
Prese l'accendino e lo avvicinò allo stoppino della candela alla lavanda.
Fece scattare il pulsante, e la piccola fiammella accese la candela.
Dopo qualche secondo l'odore di lavanda iniziò a diffondersi nell'aria.
Talia odiava quella fragranza, eppure in quel momento non le diede fastidio.
Guardò un'ultima volta Tom: quando si sarebbe svegliato, avrebbe dato immediatamente l'allarme. Doveva rallentarlo, ma come?
Iniziò a frugargli nelle tasche della felpa dell'uomo, fino a quando le sue dita non toccarono qualcosa di freddo e metallico.
Un paio di manette.
Talia le guardò, poi me mise ai polsi ti Tom.
Continuò a cercare, fin quando non trovò anche una chiave. Doveva essere quella della sua porta.
La chiuse, poi si mise in tasca la chiave.
Come precauzioni potevano bastare.
Si rivestì velocemente, prendendo anche una felpa che si allacciò in vita.
Andò in bagno e, dopo essersi fatta il segno della croce, entrò nel tunnel.

***

Il palazzo era piuttosto alto, e Luke si domandò dove avessero rinchiuso Talia.
Mentre lo guardava, seduto nel suo pick-up, Ash stava scrivendo una lettera.
-Per chi è?- gli domandò, senza aspettarsi che lui gli rispondesse. E quando la risposta arrivò, si stupì di quanta fiducia Ash riponeva in lui.
-Per Annika.
Deve sapere che sono un idiota, nel caso non uscissi vivo da lì.
-Sai bene che probabilmente lo sa già.
E comunque il fatto che potremo morire è una remota possibilità.
-Sarà anche remota, ma è una possibilità. E non va sottovalutata.
Detto ciò, chiuse la busta da lettera vi attaccò un francobollo.
Poi guardò Luke:- Andiamo?
Il ragazzo annuì, e sceserò insieme dal pick-up.
Ash si allontanò per andare ad imbucare la lettera, e quando tornò si avviarono verso il condominio.
La porta era aperta, e non vi fu bisogno di suonare.
Le pistole che avevano addosso sembravano diventate più pesanti, mentre salivano le scale, e quando arrivarono davanti alla porta dell'appartamento, Luke ebbe la certezza che la sua pistola fosse fatta di piombo.
Prese un bel respiro, poi suonò il campanello.

***

La mano libera le scorreva sulla parete, e ad un certo punto, le sembrò di sentire sotto le sue dita una scritta: avvicinò la candela al muro, e solo allora vide che, effettivamente, c'era scritto qualcosa.
Un nome: Dedalo.
Che fosse l'architetto di quel bizzarro palazzo?
Non vi diede troppa importanza, e man mano che camminava si lasciava alle spalle o giorni di reclusione.
Ad un tratto, davanti a sé vide una curva, e poi una piccola grata sulla parete, all'altezza dei suoi piedi.
Sentì delle voci, e quando si fu avvicinata abbastanza, si inginocchiò sul pavimento e vi guardò dentro.
La scena che le apparve davanti le fece accapponare la pelle.
Crono e Rea, nella loro camera, stavano parlando.
All'inizio non capì di cosa discutessero, ma quando sentì pronunciare il suo nome, capì di essere lei l'oggetto della loro conversazione.
-Non capisco perché non possiamo sbarazzarci di lei.- disse Rea, mentre si sedeva sul letto.
Crono si stava annodando la cravatta, ed ogni tanto sorrideva al suo riflesso nello specchio.
-Perché- rispose con pazienza- ci serve.
Talia è l'unica esca a nostra disposizione.
-Ti dimentichi di Jase. Possibile che anche lui abbia distrutto ogni legame?!
-Adesso si fa chiamare Ash, ed è indicativo.
Lui è solo il fastama di Jase, per chiunque lo conoscesse prima.
-Continuo a dire che non è possibile che...
-Rea, basta.
Vedrai che andrà tutto secondo i piani. Come sempre.
Smettila di blaterare.
Rea sbuffò, poi si diresse verso un armadio in legno.
Lo aprì, e ne tirò fuori un vestito celeste in seta, con delicati disegni floreali.
Poi si voltò verso il marito e disse:- Non senti anche tu un odore di lavanda?
Poi qualcuno suonò il campanello.
Fu allora che Talia si rialzò in piedi, e se ne andò da lì, e quando fu abbastanza lontana, cominciò a correre.

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